Bisogna però fare più chiarezza su quello che si cela dietro la modernità. Per Papa Francesco sono doni preziosi che devono essere tutelati.
di Tommy Fantini*
In un mondo così innovativo e competitivo, nel quale chi non sta a passo con l’informazione e la tecnologia non rischia solo di perdere terreno, ma di essere messo addirittura in disparte, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), non poteva scegliere un nome migliore per l’anno nuovo: “Anno della Luce”.
Scoperte scientifiche, nuovi macchinari, nuove competenze mediche, sanitarie, matematiche, fisiche e tanto altro. Tante novità, sicuramente, ma ancora tanti problemi e incertezze. Siamo sicuri che quello di cui ha bisogno l’umanità, ossia ogni singola persona, sia veramente solo questo? Negli ultimi 20 anni la globalizzazione ci ha permesso di accorciare le distanze tra gli individui con le nuove forme di comunicazione, perciò chiunque possiede un banalissimo computer o smartphone può collegarsi con tutto il mondo. Fantastico, no? Sì, forse sì, ma guardiamo anche l’altra faccia della medaglia, quella con la lacrima: possiamo parlare contemporaneamente con dieci nuovi amici su un social network, e poi abbiamo difficoltà a sederci a tavola e chiacchierare serenamente con le nostre famiglie. Possiamo vedere in ogni momento quello che fanno gli altri attraverso un qualsiasi schermo, ma allo stesso tempo noi non produciamo niente. Possiamo fare vedere a tutti i nostri amici virtuali le foto del nostro cane, e poi in realtà non gli diamo nemmeno una carezza o non lo portiamo a fare una passeggiata. Questa tecnologia, questa modernità, che ci permette la connessione con tutto il globo con un semplice click (e che perciò avvicina le persone), in realtà non fa altro che allontanare i cuori: ci ha fatto diventare schiavi del giudizio, dal quale siamo continuamente ossessionati, ci ha tolto il nostro vero volto e ci ha riempito di maschere, ci ha corroso l’anima e la personalità, lasciandoci solo l’ombra di quello che siamo, l’apparenza. La fiducia in se stessi e la volontà personale, sotto alcuni aspetti, sono stati sostituiti dalla necessità di piacere a chi ci sta di fronte. Questi comportamenti sono sempre stati presenti e lo saranno, in ogni tempo, siamo e saremo degli esseri umani, ma oggi questi fenomeni si sono ampliati e amplificati. La tecnologia è un dono prezioso, la tecnica aiuta l’uomo ad arrivare dove il corpo e la mente non sono abbastanza, ma bisogna sempre avere l’intelligenza di saper trovare un giusto equilibrio, un giusto “modo di fare le cose in base alla situazione”. Ciò detto, quello che forse servirebbe di più, parallelamente alle nuove invenzioni, è cambiare, o meglio migliorare questo fatidico “modo di fare” quello che si scopre. Abbiamo i comportamenti giusti, tutti quanti, ma forse sbagliamo e possiamo aggiustare il modo con cui interpretiamo le nostre azioni. Viviamo in un mondo estremamente complesso, difficile da capire e duro da affrontare. C’è un concetto e un’idea che ci permettono di semplificare e di far chiarezza sulle tante incertezze che abbiamo: pace. Continuiamo a illuderci di vivere in una civiltà che, per fortuna, ci tiene lontani dalla crudele realtà dalla guerra, ma non dobbiamo credere che l’assenza di conflitti ci garantisca uno stato di assoluta serenità: è vero che non ci sono più scontri militari: oggi si parla di conflitti sociali, che invece di sterminare le persone minacciano i rapporti tra gli individui. Non vediamo più morte e distruzione, ma odio e indifferenza. Capire la pace, essere coscienti di quanto sia sana e importante per il nostro vivere pienamente, è l’arma che ci aiuterà a vincere la paura dell’esistenza. La pace non è solamente un obiettivo, ma una quotidianità, che ci deve accompagnare in ogni circostanza, in ogni relazione, in ogni attimo. “Scoppi la pace, non scoppi la guerra!”: parole quasi da colonnello delle forze armate, ma in realtà il messaggero è Papa Francesco, che grida alla lotta per la pace, riconoscendola come dono prezioso che va tutelato e promosso. Non fermeremo il terrorismo e i fanatismi, non sfameremo gli affamati e non risolveremo i tanti problemi che invadono le nostre vite, ma sicuramente saremo sempre pronti ad affrontarli con il sorriso, senza paura, e con la forte speranza di poterli superare.
* Studente presso l’Università di Padova