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Colpiti gli stipendi d’oro e i compensi dei CdA

da Redazione

Spending review: riorganizzazione degli uffici, “super e pre” pensioni. PA: il tetto a 150 mila euro è una delle novità più interessanti.

 

di Daniele Bartolucci

 

La spending review non ha ancora prodotto gli effetti sperati, né potrebbe averlo fatto, viste le poche e caute operazioni messe in campo finora.

Anche nella Legge di Bilancio di fine dicembre ci sono diversi capitoli sul tema, mentre altri trovano concretezza nei bilanci degli enti statali o nei singoli ‘portafogli’ delle Segreterie di Stato. Comunque poco rispetto a quanto si credeva possibile e con effetti che probabilmente si potranno quantificare nel medio e lungo periodo. Un esempio in tal senso è la proroga dei prepensionamenti, che dovrebbero portare ad un risparmio in termini di stipendi nel momento in cui dipendenti pubblici decidessero di aderirvi.

Ovviamente il ‘costo’ non sarebbe annullato, ma verrebbe spostato – anche se ridotto – in capo ai fondi pensione. Inoltre, combinando la norma all’articolo 45 della medesima legge, “Tasso di sostituzione”, si può ipotizzare che ogni 3 pensionamenti (in questo caso anticipati), subentri un nuovo assunto a stipendio pieno, riducendo il monte salari della Pubblica amministrazione e, nel lungo periodo, anche l’esborso dei fondi pensione, immaginando che la vita lavorativa del nuovo assunto sia più lunga dell’erogazione della pensione per chi ha abbandonato il lavoro. Su questa vicenda il dibattito è comunque aperto.

Meno opinabile e più facile da capire è ovviamente l’effetto dell’articolo 41, che limita ad un massimo di 150.000 euro lo stipendio “comprensivo di ogni benefit” dei dipendenti pubblici, ma anche “ai soggetti economici privati che beneficiano di provvedimenti straordinari sul credito d’imposta o di altri provvedimenti straordinari a sostegno del sistema del Credito fino al perdurare dei predetti provvedimenti”.

Sulla stessa linea l’articolo 39 “Disposizioni relative alle indennità, compensi, gettoni, rimborsi e straordinario”, che fissa per il 2015 un obiettivo importante, ovvero la “riduzione, nella misura non inferiore al 10%, sul complessivo ammontare degli emolumenti corrisposti a titolo di prestazioni lavorative svolte in regime di straordinario e di maggiorazione oraria dai dipendenti del Settore Pubblico allargato, dagli arruolati nel Corpo della Gendarmeria e nel Nucleo Uniformato delle Guardie di Rocca”.

E ancora, per restare in tema, oltre alla riduzione del finanziamento pubblico ai partiti, si riduce anche la spesa per “Compensi e gettoni di presenza dei Consigli di Amministrazione e ai membri dei Collegi Sindacali degli Enti ed Aziende del Settore Pubblico Allargato”, come specificato nell’art. 30: “Ai pensionati spetta il 50% del compenso fisso mensile e del gettone di presenza alle sedute dell’organismo, mentre per i dipendenti pubblici è prevista l’erogazione del gettone di presenza solo se la riunione avviene al di fuori dell’orario di lavoro”.

Poveri pensionati, insomma. Anzi, proprio ai pensionati, ma quelli ricchi, è confermata la riduzione dello ‘stipendio’ mensile, con l’articolo 44: in pratica i primi sei mesi percepiranno la pensione di cui hanno diritto, qualunque sia la cifra, mentre dal 1 luglio al 31 dicembre 2015 si dovranno accontentare di 4.000 euro mensili.

A queste norme più evidenti se ne aggiungono altre meno palesi, ma pur sempre importanti e certe: l’Autorità per l’Aviazione e la Navigazione, come rilevato da San Marino Fixing poche settimane addietro, ha già rinunciato al contributo statale di oltre 80.000 euro e sicuramente non ne avrà bisogno per l’anno in corso.

Nel frattempo la Camera di Commercio della Repubblica di San Marino, che solo nel 2011 otteneva un contributo di 200.000 euro, quest’anno dovrà accontentarsi di 80.000 euro, meno della metà.

Altre operazioni, infine, riguardano le “Disposizioni organizzative” della Pubblica Amministrazione (articolo 40), ma gli effetti – se ci saranno – non sono dichiarati: “La Direzione Generale della Funzione Pubblica ed i dirigenti sono tenuti a dar corso a partire dal 1 gennaio 2015 all’analisi dei processi nei dipartimenti enti ed unità organizzative con l’obiettivo di analizzare l’organizzazione dei servizi e di riorganizzarli ai fini della revisione e razionalizzazione strutturale della spesa, della definizione periodica del fabbisogno di personale, del miglioramento dei servizi all’utenza e del procedimento amministrativo ai sensi delle Leggi numero 159 del 2011 e numero 160 del 2011, della trasparenza dell’attività amministrativa e della efficienza dei siti web e delle procedure informatiche”.

Hanno appena iniziato, dunque, e non si sa dove arriveranno.

Di certo è che “La DGFP è tenuta a concludere quanto sopra entro il termine del 30 settembre 2015 e a relazionare al Congresso di Stato”.

Dopodiché scaturiranno i “provvedimenti organizzativi e normativi necessari negli ambiti e per i fini di cui al precedente comma”, che “sono adottati rispettivamente dalla DGFP e dal Congresso di Stato a seguito dell’analisi dei processi e sulla base delle sue risultanze, con l’obiettivo di individuare periodicamente gli esuberi e le necessità di professionalità per lo sviluppo del sistema sammarinese, tenuto conto dell’evoluzione dei servizi, delle esternalizzazioni e privatizzazioni da attuare nel tempo”.

Vista la tempistica, nuovi interventi saranno predisposti, ipoteticamente, solo nella prossima legge di bilancio, a fine anno.

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