Via libera a 11mila tonnellate di immondizia da portare a Sogliano e Imola. Per l’autosufficienza servono più investimenti e progetti innovativi.
di Daniele Bartolucci
San Marino non ha raggiunto l’autonomia nel settore smaltimento rifiuti né tantomeno nell’approvvigionamento acqua, ma grazie all’accordo con l’Emilia Romagna anche nel 2015 non dovrebbe correre il rischio di trovarsi in situazioni di emergenza. E’ quanto ha deliberato la Giunta regionale il 22 dicembre scorso, tra gli ultimi atti della legislatura Errani, volta al termine dopo le dimissioni del Presidente e l’elezione di Bonaccini a novembre.
RIFIUTI: 11.200 TONNELLATE TRA IMOLA E SOGLIANO
In attuazione dell’accordo del 2011 tra Regione e Titano, “nelle more dell’approvazione del Piano regionale di gestione dei rifiuti”, che ancora manca all’appello, la Regione accoglierà negli impianti romagnoli i rifiuti della Repubblica di San Marino. Per la precisione 11.200 tonnellate, che saranno distribuite tra gli impianti di Imola e di Sogliano sul Rubicone. Molto meno, quindi, di quanto ‘prodotto’ nel 2014, così come richiesto dalle istituzioni sammarinesi a novembre. Le stesse, infatti, si legge nella delibera (non ancora pubblicata sul Bur, ndr), avrebbero chiesto “di poter inviare complessivamente 11.200 tonnellate di rifiuti urbani, con una riduzione del 20% rispetto al quantitativo di rifiuti inviato nel 2014, da destinare ad operazioni di recupero, per un quantitativo pari a circa 4.000 tonnellate”, che la Regione invierà all’impianto Tmb gestito da Akron in via Pediano, a Imola. Le rimanenti 7.200 tonnellate di rifiuti sammarinesi, invece, saranno avviati a smaltimento nella discarica di Sogliano al Rubicone, in località Ginestreto. I rifiuti che arriveranno in regione, in realtà, saranno già lavorati: a Imola arriverà la frazione organica stabile (Fos), di solito utilizzata come ‘tappetino’ di rivestimento nella stessa discarica. A Sogliano, invece, la frazione secca.
La gestione operativa dei rifiuti in arrivo dalla Repubblica di San Marino, anche per quanto riguarda il trasporto sul territorio italiano, sarà di competenza dell’Azienda autonoma di Stato per i servizi pubblici (Aass), che dovrà sottoscrivere uno specifico contratto con gestori dei due impianti di Imola e Sogliano. L’Aass, si legge nella delibera della Giunta regionale, dovrà osservare e rispettare tutti gli adempimenti, le procedure di conferimento e le disposizioni delle autorità competenti in materia di rifiuti, garantendo in particolare, “mediante opportuni controlli, la totale assenza di rifiuti con classificazione diversa” da quella oggetto dell’accordo con la Regione. I trasportatori che si occuperanno della raccolta e del trasporto dei rifiuti dal Titano all’Emilia-Romagna dovranno “essere autorizzati secondo la normativa vigente nella Repubblica di San Marino ed essere iscritti all’Albo nazionale gestori ambientali”. Allo stesso tempo, “le informazioni relative ai quantitativi di rifiuti ricevuti dei due impianti, nonché i ricavi derivanti dal loro trattamento, dovranno essere comunicate ad Atersir”, l’agenzia unica d’ambito regionale, che “provvederà a tenerne conto in modo da non attribuire i costi derivanti da tali operazioni al servizio integrato di gestione dei rifiuti”.
ACQUA, 3.500 METRI CUBI AL GIORNO PER DIECI ANNI
Per i prossimi 10 anni l’Emilia-Romagna fornirà acqua alla Repubblica di San Marino, per un massimo di 3.500 metri cubi al giorno. Anche in questo caso la delibera della Giunta regionale fa seguito ad un atto bilaterale, quell’Accordo di collaborazione economica sottoscritto nel giugno 2013 che, tra le altre cose, prevede anche lo scambio di servizi idrici. In forza di quell’intesa, il mese scorso la Repubblica di San Marino “ha fatto richiesta alla Regione Emilia-Romagna di una fornitura idrica – si legge in delibera – specificandone le relative caratteristiche e modalità”. Dal canto suo, viale Aldo Moro ha “valutato di poter accogliere la richiesta” del Titano, che prevede: un quantitativo massimo annuo di 804.000 metri cubi e un minimo di 580.000 metri cubi all’anno, con una fornitura massima al giorno non superiore ai 3.500 metri cubi. Ovviamente i massimali sono stati calcolati anche in base alle necessità stagionali. Ad esempio nel periodo novembre-maggio si parla di 15 litri al secondo, che salgono a 40 in estate (periodo giugno-ottobre). E’ previsto anche un possibile “incremento della fornitura nel periodo giugno-ottobre di 400 metri cubi al giorno, per un totale massimo di 61.000 metri cubi all’anno”, a partire però “dall’entrata in esercizio dell’impianto di potabilizzazione Standiana” e, in ogni caso, “garantendo prioritariamente la fornitura agli utenti del servizio idrico integrato italiano”. La Giunta regionale precisa anche la “possibilità di interruzione della fornitura idrica alla Repubblica di San Marino in caso di eventi imprevisti e non prevedibili o per cause di forza maggiore”. E se, al contrario, fosse il Titano in emergenza è previsto un “incremento straordinario della fornitura fino a 65 litri al secondo, garantendo comunque prioritariamente la fornitura agli utenti del servizio idrico integrato italiano”. Infine, la Regione dà mandato ad Atersir, di “definire gli aspetti tariffari e di gestione e realizzazione di reti ed impianti secondo quanto disposto dalla normativa italiana in materia”. La fornitura avrà “durata pari a 10 anni e quindi fino al 31 dicembre 2024”.
IL ‘SOGNO’: AUTOSUFFICIENZA E SPENDERE MENO
Discariche, termovalorizzatori, bacini idrici… in Italia sono vocaboli di uso comune, mentre a San Marino sono ancora parole. Forse non ancora a lungo. Infatti in quella stessa comunicazione di novembre, la Repubblica di San Marino “ha confermato alla Regione Emilia-Romagna i contenuti del progetto della programmazione della gestione dei rifiuti urbani che prevede il raggiungimento, entro il 2015, del 50-55% di raccolta differenziata rispetto al totale dei rifiuti urbani prodotti, nonché l’attuazione della gerarchia europea nella gestione dei rifiuti”. Considerando che in Emilia Romagna ci sono ormai moltissimi Comuni oltre la soglia del 60% da diversi anni, è un obiettivo alla portata di San Marino. Un obiettivo che con fatica si sta cercando di raggiungere da qualche anno e i cui sforzi iniziano a dare dei risultati tangibili, anche in funzione di una richiesta – quella attuale – di portata inferiore all’anno precedente, che si traduce ovviamente anche in minori costi per la Repubblica. In quest’ottica è positivo il fatto che nella comunicazione di novembre, la Repubblica di San Marino ha reso noto all’Emilia Romagna di aver ridotto nel 2014 del 3,8% la produzione totale di rifiuti urbani e dell’8,5% il quantitativo di rifiuti urbani indifferenziati, con un parallelo aumento della raccolta differenziata pari al 4% rispetto al 2013. L’autonomia nel settore dello smaltimento dei rifiuti, quindi, potrebbe non essere più una chimera. A patto che San Marino, oltre a incrementare la raccolta differenziata e quindi il riciclo dei materiali, inizi a progettare un suo percorso di smaltimento del cosiddetto ‘rifiuto indifferenziato’. Su questo tema il dibattito è aperto. Mentre poco si parla dell’approvvigionamento idrico, nonostante il fatto l’antica Repubblica sia costretta a ‘importare’ circa l’80% dell’acqua necessaria alla sua popolazione, alle sue aziende e ovviamente alla sua agricoltura.
Un tempo i sammarinesi erano più responsabili e parsimoniosi, tanto che erano diversi i pozzi e le cisterne per lo stoccaggio dell’acqua (le più famose, quelle sotto Piazza della Libertà), mentre oggi, praticamente ogni estate, la situazione è di emergenza o quasi. Anche per questo si sta pensando, oltre agli incentivi allo stoccaggio dell’acqua (Istanza d’Arengo approvata nel 2013), di creare un bacino imbrifero per rendere San Marino autosufficiente. Lo studio, secondo indiscrezioni dei mesi scorsi, sarebbe già stato redatto dall’Aass e riguarderebbe la zona di Gorgascura, ma a parte le sollecitazioni di diversi attori della scena politica ed economica sammarinese in tal senso, non vi è ancora traccia di un progetto definitivo.
E l’estate 2015, dopo quella più piovosa degli ultimi anni, si preannuncia anche molto secca e i 3.500 metri cubi garantiti dall’Emilia Romagna sono poca cosa rispetto ai quasi 11mila che i sammarinesi consumano nei mesi più caldi.