Intervista allo scrittore riminese Michele Marziani sulla ristampa (riveduta) del suo libro dedicato alle biciclette.
Per una volta lasciamo da parte i panni del giornalista che intervista e lasciamo questo compito a Paolo Vachino, avvocato, poeta e abile artigiano della penna. E’ stato lui a porre una serie di domande a Michele Marziani, lo scrittore riminese che poche settimane fa ha presentato la ristampa – per Ediciclo editore – del libro “Umberto Dei”. Che era il nome di una bicicletta. Umberto Dei, modello Imperiale, anni Trenta, un vero classico dell’eleganza a due ruote. Nera, ovviamente. Gli occhi di Nas, il ragazzo uzbeko capitato un pomeriggio nella ciclofficina lungo la Martesana, a Milano, non se la sono lasciata sfuggire nella penombra del retrobottega. Comincia da qui la strana amicizia tra Arnaldo Scura, meccanico ciclista, molte vite alle spalle, non tutte felici, e il ragazzo con la pelle scura che, chissà come, pare conoscere alla perfezione le biciclette: telai, mozzi, forcelle, catene, corone, pignoni… Nella Milano dei Navigli, ancora popolare e già multietnica, una bella storia sulle differenze e sulle diffidenze.
In estrema sintesi, cosa racconta “Umberto Dei”?
“Il libro ‘Umberto Dei’ è la storia di un’amicizia tra due persone che si riconoscono attraverso una bicicletta. Il primo si chiama Arnaldo Scura, un uomo sulla cinquantina con una serie di vite alle spalle legate alla bicicletta e che ha una ciclofficina lungo la Martesana, a Milano. Ad un certo punto nel negozio entra Nas, un ragazzo uzbeko. Nas vorrebbe comprare una bicicletta ma Arnaldo gli dice inizialmente di no in quanto costa troppo. Poi però ci ripensa e gli dice che se la vuole, gliela potrebbe pagare metà in contanti e metà lavorando da lui”.
Una nuova edizione. Com’è cambiata rispetto alla prima?
“E’ cambiato l’editore e la copertina del libro, firmata da Riccardo Guasco. Ho pensato che avrei voluto metterci le mani. Ho fatto quindi un grande lavoro per un piccolo risultato: giusto qualche virgola e qualche parola”.
Chi è in particolar modo Scura?
“E’ un uomo che un giorno, mentre va in bicicletta, prende una buca e fora una gomma. In quel momento scopre che a Milano nel terzo millennio non ci sono più riparatori di biciclette, così decide di aprire lui una ciclofficina”.
Poi l’incontro con Nas…
“Nas, con la sua faccia da mezzo arabo, arriva nella bottega di Arnaldo. Scura gli chiede se all’interno dell’officina vede una bella bicicletta. Il ragazzo si dirige nel fondo della bottega e vede la Umberto Dei. Arnaldo gli chiede se sa che bici è e Nas risponde sicuro: ‘E’ una Umberto Dei’. Da questa risposta nasce una grande amicizia”.
Dov’è nato il libro?
“Lì dove esiste la bottega inventata. Quando abitavo a Milano andavo in bicicletta – una bici portata da casa, ovvero da Rimini – a lavoro. Mi muovevo su due ruote per respirare un po’. Il mio percorso prevedeva la zona dei Navigli. Lì c’era un portone. Mi fermavo e guardavo dentro. In quei momenti ho iniziato a immaginare la storia. Ho fatto la mappa dei luoghi e poi ricostruito l’incontro tra i due protagonisti”.
La bottega decide di essere aperta quando l’autore decide di aprirla?
“Se mi piace un luogo ci passo più volte. C’è una sorta di urgenza di far conoscere una storia. E’ come quando Mastro Geppetto scolpisce il suo burattino e decide che sarà ‘questo e quello’. Il burattino però a un certo punto si stacca e parla. Inizia un lungo braccio di ferro tra autore e personaggio. Credo che le storie che ‘riescono’ siano tali quando l’autore lascia entrare i personeggi nel paese dei balocchi. I personaggi hanno una loro autonomia. Questi ‘Pinocchi’ dicono e vanno e rispondono all’autore: ‘Tu mi hai pensato così ma io faccio altro’. Sono i personaggi che determinano le storie. Sono loro quindi che conducono il gioco, come in un grande palcoscenico in cui si sta riproducendo la vita”.
I personaggi hanno una tragedia e un dramma.
“Partono da una tragedia e arrivano a un dramma. Nel momento della stesura di un libro c’è una sorta di inconsapevolezza: racconti la vita di qualcuno che hai scolpito tu. Ci sono urgenze narrative che si fanno storia e necessità. Nas ad un certo punto dice ad Arnaldo: ‘Voi non credete mai alle cose normali. Eppure tutte le storie sono normali e straordinarie. Mettere al mondo un figlio è una delle cose più normali e straordinarie allo stesso tempo che possano capitare a un uomo e a una donna”.
I personaggi non hanno una morale ma un’etica: compiono una serie di azioni.
“Si leggono ‘brutte cose’ quando l’autore spiega cosa capire di un libro. Quando scrivi però nemmeno tu sai che effetto potrà avere la storia sui lettori. E’ un lavoro di sottrazione. Io credo fermamente nella sonorità della scrittura: leggo ad alta voce. La sonorità è una componente molto importante. ‘Umberto Dei’ ha il tempo di una pedalata. Quando pronunci ‘Umberto Dei’ hai fatto un giro di pedali. Se dici per esempio ‘Edoardo Bianchi’ devi già cambiare rapporto”.