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Editoriale: bisogna far coincidere i tempi

da Redazione

Il vero problema però è legato alle tempistiche: ai tempi (elefantiaci) della politica – la legge sulla riforma ha avuto una gestazione molto, molto lunga – che sono davvero incompatibili con quelli delle imprese, abituate a rimboccarsi le maniche e ad agire più che a lanciare proclami.

 

di Alessandro Carli

 

Prendiamo atto degli sforzi che la politica sta provando a mettere in campo: la buona volontà c’è, questo non lo mettiamo in dubbio, anche se non bastano “due progetti due” per soddisfare le reali necessità che il Paese chiede a gran forza da tempo . Un esempio, la riforma del mercato del lavoro (che verrà presentata a inizio 2015 e che prevede, tra le altre cose, anche un ufficio di collocamento gestito in sinergia da pubblico e dal privato), la legge sull’editoria, il Techno Science Park. Se ne parla oramai da anni, e solamente in queste ultime settimane si inizia a individuare (forse) qualcosa di concreto. Il vero problema però è legato alle tempistiche: ai tempi (elefantiaci) della politica – la legge sulla riforma ha avuto una gestazione molto, molto lunga – che sono davvero incompatibili con quelli delle imprese, abituate a rimboccarsi le maniche e ad agire più che a lanciare proclami.

Mancano dalla politica le risposte che riguardano i settori che dovrebbero fare da testa di ponte per il rilancio dell’economia: l’edilizia (non ci stancheremo mai di ripetere che è un comparto essenziale e strategico), ma non solo.

Siamo convinti che San Marino abbia bisogno di progetti che siano condivisi – come modalità e soprattutto come scadenze – anche e soprattutto dalla politica. Politica che oggi deve capire che è necessario spingere sull’acceleratore per non perdere le occasioni di ripartenza del territorio: va riorganizzata la Pubblica amministrazione, tagliata la spesa pubblica, ma soprattutto vanno date risposte e tempi concreti alle aziende del territorio. Serve un cambio di passo, un approccio nuovo e culturale, una volontà ad andare incontro alle esigenze del sistema Paese. A rimanere nelle ultime carrozze del treno, si corre il rischio di non vedere la stazione ma solamente i passeggeri che salgono e scendono. Il Titano non può permettersi di essere un semplice spettatore. Deve camminare, avanzare.

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