Il Presidente ANIS: “Inaccettabile una forbice salariale del 20-25% tra pubblico e privato”. Apertura (controllata) agli investitori esteri anche nell’immobiliare e nel commerciale.
di Alessandro Carli
Da un lato la potenziale crisi di governo e il cambio di timone alla segreteria alle Finanze, dall’altro i cantieri aperti per il rilancio del Paese. Come da tradizione, a fine anno si tirano un po’ le somme ma allo stesso tempo si guarda già al 2015.
Moltissimi gli argomenti sul tavolo, e altrettante le riflessioni da accogliere e condividere assieme al Presidente dell’ANIS, Emanuel Colombini. A partire dalla situazione politica.
“Dobbiamo pensare al futuro – spiega il numero uno degli industriali – e capire le necessità del Paese. Oggi la Repubblica ha bisogno di una stabilità politica e di dare un taglio netto con il passato. La scelta della discontinuità deve partire dai partiti: devono riuscire a creare un’onda di rinnovamento. I cittadini ma anche le forze imprenditoriali sono fortemente insoddisfatti. Le riforme annunciate hanno subito un rallentamento”.
Presidente, cosa intente più specificatamente per “rinnovamento”? Per molte persone significa l’avanzata dei nuovi movimenti, un po’ sull’onda di quanto è accaduto in Italia…
“I partiti politici più organizzati, oltre a pensare alla gestione del momento – momento di crisi e di paura – dovrebbero proiettarsi verso il futuro. E’ loro compito indicare la strada, individuando persone nuove e capaci da inserire nei ruoli di vertice del partito. Uomini e donne che abbiano una visione positiva e propositiva, adatte a rappresentare il Paese. In qualità di associazione, non vogliamo dare giudizi che non ci competono, però riteniamo che ci debba essere la volontà di determinare una direttrice tra la vecchia e la nuova politica. Oggi lo spettro futuro della frammentazione politica potrebbe portare all’ingovernabilità. L’incertezza danneggia il Paese, non solo sotto il profilo economico”.
Il “profilo economico” ci apre inevitabilmente le porte delle imprese. Che anno è stato?
“Doveva essere l’anno del rilancio, e in parte lo è stato, in particolar modo durante la prima parte del 2014. Nei primi mesi qualche segno positivo si è registrato, specie su alcuni mercati. La seconda parte invece è stata più difficile. Sono mancate le azioni strutturali di recupero. La crescita del PIL viene rimandata di anno in anno. Vero è che oggi stanno soffrendo anche Paesi che sino a poco tempo fa erano in salute, come ad esempio la Germania e la Francia”.
A breve verrà affrontata la Finanziaria. Un tema piuttosto delicato…
“Nei prossimi giorni verranno convocate le parti: siamo in attesa di vedere come verrà modulata la nuova Finanziaria. L’auspicio è che il percorso di riforme inserite nella due precedenti Finanziarie venga confermato. In caso contrario, sarebbe un passo all’indietro. ANIS sottolinea l’importanza della spending review. Ad oggi però ha dato pochissimi effetti sul bilancio dello Stato. Ci aspettiamo un’azione più coraggiosa, con tagli più robusti lì dove si annidano gli sprechi”.
ANIS chiede la garanzia della tenuta del bilancio dello Stato attraverso un taglio netto della spesa corrente per evitare il concreto pericolo di una crisi di liquidità.
“Siamo preoccupati, non possiamo negarlo. E’ necessario mettere in campo una serie di azioni importanti e decise. In un’ottica di revisione dei conti, crediamo si debba intervenire sugli stipendi pubblici, allineandoli a quelli dei privati. Allo stato attuale delle cose, questa disparità rischia di portare al collasso i rapporti. Una forbice del 20-25% tra pubblico e privato, a parità di qualifica e mansione è inaccettabile, anche in chiave di equilibrio sociale. Vanno senza dubbio uniformati gli orari e i servizi. Crediamo che diverse attività che oggi svolge lo Stato debbano essere messe a mercato”.
L’ISS è l’azienda più grande del Paese. Qual è il suo pensiero sul sistema sanitario locale?
“Siamo del tutto contrari a chi sostiene che oggi le spese dalle sanità non siano ottimizzabili. E’ necessario mettere in campo un’azione decisa e portare sul Titano i costi ‘standard’ di una ‘best practice’ italiana. L’Istituto di Sicurezza Sociale va riorganizzato: il costo del suo funzionamento è troppo alto. Deve essere messo nelle condizione di produrre reddito. Il problema è che l’ospedale ogni anno ‘gestisce’ pochi ‘casi’ sanitari. I costi vanno ottimizzati attraverso una gestione di stampo aziendale e creando nicchie specializzate. Se un paziente – a parità di servizio – costa meno in Italia, non possiamo permetterci di curarlo in Repubblica. La casistica poi mette in evidenza che oggi le regioni italiane, per essere ‘specializzate’ ed ottimizzare i costi, operano su centinaia di pazienti”.
A che punto è il “progetto per San Marino”, fortemente voluto da ANIS?
“Continuiamo a crederci e ad essere propositivi. La cabina di regia da noi proposta non è più stata portata avanti, anche perché con la politica non c’è una unità di intenti. Si parla di riforme da portare avanti, ma non c’è un coordinamento con le parti sociali. Il ‘Progetto per San Marino’ è quindi ancora in una fase iniziale. Un progetto importante per il Paese, che passa anche attraverso il passaggio al sistema IVA, la riforma del mercato del lavoro e degli appalti pubblici e la semplificazione. Le nuove opportunità di insediamento che offre il sistema Paese devono essere promosse con più slancio ed efficienza. La legge per lo sviluppo prevede l’apertura – chiaramente controllata – agli investitori esteri anche in campo immobiliare e commerciale. San Marino, senza gli investitori esteri, rischia di implodere”.
Tra i cantieri aperti c’è anche il passaggio dalla monofase all’IVA. Il segretario alle Finanze Gian Carlo Capicchioni ha fissato una data: 1° gennaio 2016.
“Anche in questo campo siamo in forte ritardo rispetto alla tabella di marcia. In due anni non si è chiuso il ciclo di riforme. ANIS da tempo sostiene l’importanza dell’introduzione dell’IVA, sia per dialogare con l’Europa che per snellire la burocrazia, senza dimenticare che darà fiato alle casse dello Stato”.
L’anno si sta per concludere.Quali sono gli obiettivi per il 2015?
“Sicuramente quello di completare il percorso di riforme inserite nella Finanziaria del 2013. La mia domanda è: vogliamo davvero aprirci all’esterno? Non tutti sono d’accordo, nel Paese ci sono purtroppo forti resistenze. E’ una decisione che deve essere comunque presa al più presto. E’ una scelta di campo: chi crede nella Repubblica di San Marino deve trovare un sistema aperto e competitivo. Solo in questo modo può essere moltiplicata l’economia”.