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La “Liscia”, le gare di slittino tra le stradine di Città

da Redazione

Bastava poco, anni fa: fantasia, un occhio al cielo, un maglione di lana in più, e tanta fantasia. Ecco quali erano i divertimenti più gettonati sulle pendici del Monte, tra esercizi di abilità (il tiro al bersaglio), la neve, e un’attività che oggi gli animalisti certamente condannerebbero.

 

Oltre ai giochi diffusi in tutta Italia, il Titano aveva due o tre attività divertenti tutte sue, che appassionavano sia i grandi che i bambini.

In maniera un po’ fortuita – talvolta ci si imbatte anche involontariamente su alcune notizie: è solo necessario saperle vedere e cogliere -, appena i nostri occhi si sono soffermati su questa curiosità, abbiamo voluto approfondire i modi che avevano i nostri nonni per divertirsi e passare qualche ora in più all’aria aperta.

Neve San Marino

 

Al di là dei giochi diffusi a macchia d’olio in tutti i paesi dello Stivale – anche se cambiava il nome a seconda della Regione, il gioco era sempre quello, con qualche regola in più o in meno -, il Monte aveva alcune attività che oggi, quasi con gelosia, non vuole dimenticare.

In passato nel giorno dei festeggiamenti del Santo Patrono della Repubblica di San Marino era usanza, nelle ore pomeridiane, esercitare anche il “tiro al bersaglio” nella Cava della Fratta.

Dalla distanza di cento passi i partecipanti sparavano con il fucile carico a pallettoni cercando di colpire il bersaglio costituito da un pezzo di legno circolare, tinto di nero, della larghezza di due terzi di braccio, con all’interno un altro pezzo di legno sporgente, largo quanto un bicchiere da vino, e dipinto al centro con un rosetta bianca.

Se la palla coglieva il punto centrale, il rullo di tamburo sanciva la vittoria. Altrimenti vinceva colui che si avvicinava maggiormente al centro bianco. Il vincitore riceveva quindi dall’ufficiale soprintendente un premio di quattro scudi e con la premiazione finale finiva di fatto il gioco.

Sempre sul Titano, dopo le funzioni in Chiesa, gli uomini si dedicavano a un gioco che metteva in risalto l’agilità e la destrezza delle persone che vi partecipavano, tra lo stupore e il tifo dei concittadini.

Tiro Balestra

 

Un gioco che oggi potrebbe far rizzare i capelli agli animalisti e creare forme di protesta consisteva nell’appendere per le zampe a una certa altezza un pollastro e quindi ogni partecipante, partendo da un punto prefissato, dopo una breve rincorsa con un salto cercava di tirare il collo al pennuto.

Se ci riusciva il pollo era suo, altrimenti pagava una modica penalità al proprietario, tra gli sberleffi e le risate del pubblico.

Un altro divertimento collettivo antico, che molti ricordano tuttora a San Marino, era la “liscia”.

Slittino

 

La rigida stagione invernale, con abbondanti nevicate che costringevano le persone a uscire di casa solo per stretta necessità, forniva l’occasione, nei giorni in cui soffiava la tramontana, per un divertimento semplice, che comunque rallegrava sia gli adulti che i bambini. In una via cittadina particolarmente adatta per il tracciato misto di tratti in discesa e pianeggianti, veniva costruita una rudimentale pista con il fondo e le spondine di neve pressata sulla quale, all’imbrunire, veniva irrorata acqua affinché il freddo della notte formasse uno strato gelato. L’indomani tutto il tracciato era pronto per accogliere coloro che avessero voluto cimentarsi in spericolate discese su sedie di ogni genere e forma o slittini adattati alla buona: bastavano ogni tanto due tavole di legno allungate, un po’ di dimestichezza con la falegnameria più elementare, chiodi, pialle, martelli. E quel senso di aggregazione che solo certe attività ti fanno vivere.

Questo gioco collettivo inizialmente non aveva alcun costo. Poi, poco a poco, le comitive che si adoperavano a realizzare la “liscia”, pensando di unire l’utile al dilettevole, cominciarono a far pagare un biglietto ai discesisti, 50 centesimi per un’ora di corsa, mettendo anche un addetto alla “stanga”.

Questa era all’inizio della “liscia” e regolamentava le partenze, anticipando i celebri “palazzi del ghiaccio” e i moderni impianti nelle stazioni invernali.

Il divertimento si protraeva anche per diversi giorni, se la tramontana perdurava.

Quando il tempo cambiava e soffiava lo scirocco – quel vento caldo che riscaldava le mani -, allora la “liscia” si scioglieva, trasformando la pista in un impervio rigagnolo di fanghiglia e acqua, ponendo fine al divertimento, anche se in tempi recenti, ha avuto momenti ancora esaltanti: è negli occhi di tutti la “discesa” lungo la superstrada effettuata da un gruppo di ragazzi nel febbraio del 2012.

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