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Catasto, la riforma e la sfida con l’Italia

da Redazione

San Marino: la proposta di Legge pronta per il Consiglio. Chi farà prima? Anche il Governo Renzi la avvia: “Cinque anni per completarla”.

 

di Daniele Bartolucci

 

San Marino e Italia sulla stessa lunghezza d’onda: nel senso letterale del termine con l’accordo di collaborazione in materia radiotelevisiva, ma anche per quello che riguarda le riforme, in questo caso quella del Catasto.

La Commissione consiliare sanità e ambiente ha approvato venerdì scorso il Progetto di legge “Riforma del Catasto: regolamento per la conservazione e l’aggiornamento del catasto terreni e fabbricati” e, pochi giorni dopo, il Consiglio dei Ministri ha licenziato la versione definitiva del decreto legislativo che riattiva le Commissioni censuarie, primo passo per la revisione completa dei meccanismi si valutazione (e quindi anche di tassazione) degli immobili.

La sfida è lanciata: chi farà prima? Infatti la domanda che tutti si pongono, a San Marino e in Italia, è: quando entrerà a regime questa riforma?

Quando e come, però, sono entrambi “figli” del recente passato dei due Paesi: se infatti San Marino può vantare (ironicamente, ndr) un Catasto risalente al 1949 e aggiornato – in piccola parte – solo nel 1981, l’Italia non è messa molto meglio, se è vero che l’ultimo aggiornamento risale al 1990.

Con così tanti anni da recuperare, per di più anni di boom economico che hanno portato l’edilizia a livelli davvero impressionanti, è normale aspettarsi anche un complesso iter di messa a regime delle due riforme. A patto che la complessità non sia poi una scusa per non addivenire all’obiettivo finale, atteso ormai da vent’anni e più in entrambi i casi.

Cinque anni è la stima che in questi giorni viene accreditata per la maggiore nel Belpaese, considerando il fatto che bisognerà censire un patrimonio immobiliare di quasi 62 milioni di unità.

E’ questo il compito delle Commissioni censuarie, introdotte in Italia già nel 1886: definire i nuovi valori da utilizzare per gli estimi catastali, stabilendo il valore medio ordinario di tutti gli immobili attraverso l’elaborazione di un coefficiente che terrà conto della qualità del manufatto, della sua collocazione, dell’anno di costruzione, dello stato conservativo degli immobili e dei valori immobiliari della zona di cui fa parte.

In particolare – e questa è la vera novità – il nuovo valore degli immobili in futuro sarà calcolato non più sul numero dei vani ma metri quadri. Un compito gravoso e di responsabilità, per questo tra i membri delle commissioni censuarie (senza gettoni di presenza) ci saranno rappresentanti dell’Agenzia delle Entrate, degli enti locali, di professionisti, tecnici, docenti qualificati ed esperti di statistica e di econometria, indicati da Ordini e associazioni di categoria.

Inoltre, i componenti di ciascuna sezione, in totale sei, saranno scelti dal presidente del Tribunale cui spetterà anche indicare il presidente della commissione locale, scegliendo tra i magistrati ordinari o amministrativi, o tra i presidenti o i presidenti di sezione delle commissioni tributarie provinciali diverse da quella competente in materia di catasto.

Una serie di controlli, controllori e controllati necessaria in quanto, secondo le ultime stime, si sta parlando di un patrimonio immobiliare che supera i 6mila miliardi di euro 5.559 miliardi in mano ai privati, 565 miliardi in mano alle società).

Un patrimonio che genera una rendita catastale, in base ai dati contenuti nelle “Statistiche catastali” realizzate dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate, di quasi 37 miliardi di euro.

Se in Italia si parla di “riforma epocale”, a maggior ragione si deve dire per San Marino, dove la formazione di un Catasto moderno nella Repubblica di San Marino risale al 1949 quando attraverso una campagna ricognitiva eseguita su tutto il territorio, si sono gettate le basi e i principi di quello che ancora oggi costituisce l’impianto dell’attuale Catasto.

Successivamente sono approvati rispettivamente la formazione del Nuovo Catasto Terreni e Fabbricati attraverso il Decreto 11 gennaio 1952 numero 1 e il Decreto 9 marzo 1953 numero 5.

Con il Decreto del 20 aprile 1954 numero 11 vengono sancite le norme per la conservazione del Catasto Terreni e Fabbricati, terminando quindi il processo di formazione iniziato nel 1949.

In seguito tale sistema di catalogazione e conservazione del Catasto è stato aggiornato con la legge 29 ottobre 1981 numero 88 il sistema di identificazione delle proprietà e le classificazioni dei beni.

Negli ultimi 33 anni, invece, niente è stato fatto per aggiornare quella fotografia, che comunque è stata scattata, anche nell’81 con la “macchina fotografica” del ’49.

Una fotografia “sgranata” hanno detto alcuni Commissari in questi giorni, preoccupati dal fatto che da un Catasto siffatto si siano generate tassazioni inique, laddove lo Stato non poteva e non sapeva distinguere il valore dei terreni e dei manufatti.

Lo spettro della “patrimoniale sugli immobili”, come ideata negli ultimi anni, è tornato ad aleggiare quindi nelle sale della Commissione, anche se il Segretario di Stato per il territorio Antonella Mularoni ha messo a tacere i dubbi ribadendo che “le preoccupazioni propagandate da qualcuno nei mesi scorsi sono infondate, saranno poi le normative che decideranno il livello di tassazione di immobili”.

Insomma, “le politiche fiscali non stanno in capo a questo progetto che è una fotografia aggiornata del patrimonio catastale”. Che poi quella fotografia venga utilizzata o meno in futuro per una tassazione ad hoc – più equa – è tutto da vedere.

Di certo è che il nuovo Catasto della Repubblica di San Marino che si andrà a costruire nei prossimi anni servirà a fare chiarezza sull’urbanistica in generale, sulla pianificazione territoriale e quindi anche sull’edilizia privata. Motivo per cui, c’è da sperare, dovrebbe migliorare anche la valutazione di “Doing Biusiness” (vedi numero 41 Fixing San Marino) sui permessi di costruzione, punto dolente del sistema sammarinese.

Anche in questo caso, è bene ricordare, la valutazione avverrà solo una volta messo a regime il nuovo Catasto, quindi si torna alla domanda iniziale: quando avverrà? Se l’Italia stima 5 anni, San Marino, che in proporzione è simile ad una piccola città del Belpaese, quanto impiegherà a riformare tale settore? Iniziamo col dire che il Progetto di legge è già passato in prima lettura e ora ha avuto il via libera della Commissione competente, quindi, salvo sorprese o elezioni anticipate, già a gennaio potrebbe approdare in aula per l’approvazione definitiva. Poi, però, resteranno tutti gli adempimenti conseguenti, perché la riforma poggia su una lunga serie di decreti delegati.

La stessa Antonella Mularoni non si è sbilanciata auspicando comunque un iter legislativo più rapido possibile, ma già il suo predecessore, Matteo Fiorini, aveva messo le mani avanti, come si suol dire, durante la presentazione in aula: “E’ doveroso far presente che la riforma del sistema catastale ha una portata enorme su diversi livelli e impegnerà l’amministrazione pubblica, nello specifico l’Ufficio Tecnico Catasto, per diversi anni”.

Del resto si tratta di una mole di lavoro importante, che però non partirà prima della Legge. E dei suoi Decreti delegati, come detto.

Perché nei 46 articoli del provvedimento, ci sono appunto diversi atti ancora da formulare, tra cui quello per la definizione di nuove particelle speciali per gli immobili, quello per la lottizzazione dei terreni, quello per definire le norme sugli estimi delle microzone settore fabbricati e quello per accertamento dei redditi e valori degli immobili.

Molti i regolamenti ancora da stabilire, inoltre, compreso quello della stessa Commissione Censuaria Permanente (articolo 46) per disciplinare il proprio lavoro, che poi sarà quello più importante.

La sfida è lanciata: farà prima l’Italia o la Repubblica di San Marino?

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