Giovedì approda in Commissione Finanze in sede referente la riforma dell’edilizia sovvenzionata, nonostante le critiche ed i suggerimenti della CSU, il Governo tira dritto.
SAN MARINO – Nella sessione consiliare dello scorso luglio il Governo ha portato in prima lettura un provvedimento che è passato un po’ in sordina ma che ha delle ricadute molto rilevanti per i cittadini, i giovani e le famiglie: la legge di riforma dell’edilizia sovvenzionata. Questa riforma – il cui testo non è stato oggetto di alcun tipo di confronto preliminare con il Sindacato – prevede delle importanti ed incisive modifiche riguardo alla concessione dei “mutui prima casa” che, non dobbiamo dimenticarlo, hanno consentito a larghissima parte delle famiglie sammarinesi di diventare proprietarie della propria abitazione.
In un incontro avvenuto presso la Segreteria di Stato per il Lavoro a fine luglio, la CSU ha evidenziato le innumerevoli criticità presenti nel provvedimento di riforma, il pesante impatto sociale verso le categorie più deboli della popolazione – giovani e neo-famiglie – e le ricadute estremamente negative che avrebbe causato anche nel comparto immobiliare abitativo, già pesantemente interessato dalla crisi e da altre problematiche. In tale occasione la CSU aveva preannunciato un documento – inviato nei giorni successivi – contenente una approfondita analisi del provvedimento in 1′ lettura e suggerimenti e proposte per il miglioramento della normativa proposta.
La CSU ha scoperto dall’ordine del giorno della convocazione della Commissione Finanze, prevista dal 13 al 17 Novembre, che il provvedimento sui “mutui prima casa” veniva portato in tale Commissione consiliare e ha chiesto un incontro urgente al Segretario di Stato al Lavoro per comprendere le intenzioni del Governo al riguardo; l’incontro è avvenuto nella serata di ieri. Nonostante le richieste del Sindacato, nessun documento è stato consegnato e dall’incontro è emerso che è intenzione del Governo confermare l’impostazione della Legge approvata in prima lettura. La CSU ha chiesto di fermare l’iter per consentire una revisione del provvedimento in un ottica condivisa, coinvolgendo al tavolo della trattativa tutte le parti interessate.
In sintesi questi sono i principali elementi di criticità della riforma dell’edilizia sovvenzionata, che sono stati evidenziati dalla CSU con la propria lettera e ribaditi durante i due incontri avvenuti con la Segreteria al Lavoro.
Viene eliminata la forma tecnica della “convenzione” che oggi prevede la garanzia da parte dello Stato alla banca che eroga il prestito e, parallelamente, la definizione dei tassi applicati dal sistema bancario; ciò comporterà la richiesta da parte delle banche di garanzie più ampie e metterà il richiedente del mutuo – parte debole – in condizioni di oggettiva difficoltà nella trattativa del tasso da applicare al prestito.
Verrà posticipato il contributo in conto interessi da parte dello Stato, che oggi viene corrisposto contestualmente alla rata del mutuo, con conseguente aumento rilevante della rata stessa; il rimborso della quota interessi da parte dello Stato avverrà infatti l’anno successivo, previa richiesta di rimborso da parte del mutuatario. Il contributo statale verrà limitato a soli 20 anni (e non più 30 come oggi), con conseguente ulteriore forte aumento dell’importo delle rate. E’ evidente il forte impatto economico a carico di chi richiede il mutuo, che dovrà valutare con attenzione la sostenibilità in base al proprio reddito.
Viene aumentata la superficie totale dell’immobile finanziabile a 200 mq e il tetto massimo del mutuo a 450.000 €: non ci sembra siano elementi tipici di una abitazione economica e popolare ma forse più consoni ad una abitazione di lusso.
La CSU ritiene che in un momento di forte preoccupazione per la stabilità economica delle famiglie, di forti incertezze per le giovani generazioni e per le famiglie di nuova costituzione, sia oltremodo inopportuno che lo Stato ridimensioni in maniera così rilevante i propri interventi in un settore fondamentale come quello dell’edilizia abitativa finalizzata alla “prima casa”. Il Sindacato richiede con forza che il Governo fermi l’iter di approvazione della riforma ed attivi – con tempestività e tempi certi – un tavolo di confronto allargato a tutti i soggetti interessati, nell’ottica di emanare una normativa condivisa ed socialmente sostenibile.