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San Marino, i brand negli States: regole e opportunità

da Redazione

Il seminario condotto da Nicholas Wells davanti a una platea gremita. Regola d’oro: “I marchi devono essere distintivi e non descrittivi”.

 

di Alessandro Carli

 

Più e più volte abbiamo rimarcato l’importanza del dialogo e della sinergia tra pubblico e privato. Un percorso che il Titano ha intrapreso già da qualche tempo e che nei giorni scorsi si è concretizzato in un seminario – voluto da ANIS, Ufficio di Stato Brevetti e Marchi e Brema – dedicato alla presentazione del sistema statunitense dei brevetti e dei marchi.

In cattedra, Nicholas Wells, partner dello studio legale Kirton McConkie e consulente specializzato nella tutela della proprietà intellettuale. “Molte aziende del territorio – ha esordito, parlando dei marchi – esportano anche negli USA: Quando lo fai, è molto importante proteggere il brand. Ogni Paese ha la propria normativa. Negli Stati Uniti d’America, quando registri un marchio, è strategico capire se è già stato utilizzato. Consiglio quindi di cercare subito la disponibilità del brand al fine di determinare se ci possono essere conflitti”.

Attenzione però a una manciata di regole auree: niente marchi descrittivi né geografici né culturali. “Il brand deve essere più distintivo che descrittivo. Un esempio concreto: non si può utilizzare la parola ‘latte’ in quanto descrive il prodotto. Negli States anche le parole geografiche e i cognomi sono descrittivi e quindi sono vietati, un’accezione è rappresentata dal ‘nome’ e dal ‘cognome’, che viene ammesso”. Come capire quando un brand è descrittivo? “Se esiste la traduzione in un’altra lingua” ha rimarcato.

Piuttosto interessante anche l’aspetto culturale. L’esempio che ha donato alla numerosa platea presente all’incontro – ospitato all’interno delle sede dell’Associazione Nazionale Industria San Marino – Nicholas Wells è limpido, che si allarga anche alla territorialità. “Negli Stati Uniti un’azienda automobilistica ha registrato un veicolo con il nome ‘Nova’, una stella grande. La stessa impresa ha esportato lo stesso brand in Messico. In Messico però ‘Nova’ significa ‘non va’. Il mezzo non ha venduto. In questo senso è importante cercare esperti nei Paesi in cui vuoi vendere”.

 

BRAND: SCEGLIERE LE CLASSI

Dopo questa breve parentesi, il relatore è tornato sulla registrazione dei marchi. “Dopo aver scelto il brand, è necessario scegliere i prodotti e i servizi da legare”. L’esempio fornito da Wells è chiarificatore. “Negli Stati Uniti un marchio si collega a centinaia di prodotti e servizi. Se registro un marchio per un personal computer non è detto che sia protetto per tutte le categorie. Un’altra persona può utilizzare lo stesso brand per altre categorie. Il mio consiglio quindi è quello di descrivere con precisione i prodotti che volete proteggere. In Europa la lista dei prodotti che puoi proteggere è molto lunga. Negli USA molto meno”.

 

LA PROPRIETÀ INTELLETTUALE

Una volta deciso il nome del proprietario del marchio e una volta depositato, negli States è difficile cambiare. “Colui che utilizza il marchio dovrebbe essere il proprietario – ha annotato Wells -. Ci sono tre cose che negli USA non puoi correggere: la proprietà, il marchio e l’elenco dei prodotti e dei servizi che vuoi proteggere. L’elenco al massimo può essere ridotto ma mai implementato”.

La soggettività poi caratterizza l’ufficio preposto alla registrazione. Dopo aver consigliato all’auditorium di “affidarsi a professionisti”, Wells ha spiegato che “una volta depositata la domanda, le risposte possono essere anche opposte, a seconda dell’interlocutore”.

 

I SERVIZI DI SORVEGLIANZA

Nell’era globale, il pericolo costante è quello che qualcuno, magari dall’altra parte del mondo, utilizzi il nostro marchio. Il consiglio che ha dato Wells è stato quello di “attivare Google Alerts”. E sempre in materia di Rete e web, ha sottolineato che “il marchio può essere inserito come dominio”.

 

L’IMPORTANZA DEL MARCHIO

Il brand va pensato. “Vanno evitati i conflitti con altri marchi. Meglio prevenire. Ad ogni modo, è meglio avere un budget per le questioni legali dedicate alla proprietà intellettuale”. Sull’importanza del marchio, Nicholas Wells non ha dubbi: “Oggi rappresenta un asset strategico, di grande valore”.

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