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San Marino, lavoro occasionale: occorre ridiscutere alcune proposte

da Redazione

ANIS e la Legge n.147 del 2014: i frontalieri, i servizi per la famiglia, la solidarietà, i voucher. Necessari un confronto sul progetto di riforma e una risposta alla rappresentatività.

 

La recente normativa sul lavoro occasionale, disciplinata dalla Legge 147 del 2014, da un lato rappresenta lo sforzo di rendere questo istituto più strutturato e organico ma il risultato non è del tutto soddisfacente almeno per l’Associazione Nazionale Industria San Marino. Infatti da una attenta lettura e analisi delle norme – la Legge e la bozza del Decreto applicativo – ANIS sottolinea che “alcune proposte andrebbero ridiscusse e riviste”.

In primo luogo l’aver previsto di restringere solo ad alcuni settori del sistema economico la possibilità di sostituire con immediatezza lavoratori assenti per malattia o dimissioni crea una incomprensibile disparità di trattamento con cui si discriminano e penalizzano le imprese alle quali è impedito l’utilizzo del lavoro occasionale.

Gli Industriali avevano proposto e continuano a sostenere la necessità di estendere questa possibilità a tutte le aziende che svolgono attività non interrompibili indipendentemente dal tipo di licenza d’esercizio.

Altra critica è riservata alla nuova disposizione che consente al lavoratore frontaliero di iniziare a svolgere l’attività lavorativa presso l’azienda per un massimo di tre giornate purché sia già stata depositata la richiesta di assunzione all’Ufficio del Lavoro. Infatti, questa ha una sua logica se l’autorizzazione è imminente ma nel caso in cui è necessario attendere la riunione della Commissione per il Lavoro, che potrebbe essere programmata a distanza di diversi giorni, allora forse è addirittura inutile. Inoltre pare che lo stesso lavoratore debba anche essere preventivamente iscritto alla banca dati preposta per il lavoro occasionale, seppur di lavoro occasionale non si tratti.

Giustamente grande attenzione poi viene rivolta ai servizi alla famiglia. Pur condividendo la filosofia che muove questo punto – oggi difatti baby sitter, colf e insegnanti di sostegno vivono sempre più il nucleo familiare – il sistema previsto per corrispondere la retribuzione al lavoratore è davvero troppo complicato. E’ inopportuno imporre a una famiglia di rivolgersi a qualcuno per redigere un cedolino paga individuando il corretto contratto di lavoro di riferimento, sarebbe stato di gran lunga più semplice pensare di introdurre un vocher, magari da acquistare presso l’ufficio del lavoro, le poste o altro punto comprensivo anche dei contributi previdenziali.

Altro passaggio delicato, il principio della solidarietà familiare nell’ambito di attività economiche (art. 4 comma 3). Il rischio è che la solidarietà familiare gratuita di fatto possa mascherare rapporti di lavoro irregolare e affievolire l’efficacia degli interventi volti a combattere la disoccupazione. Infatti si va a togliere la possibilità ai giovani di trovare un lavoro, anche stagionale, nel settore turistico commerciale. Le perplessità riguardano vari aspetti, che spaziano dal numero di figure che possono svolgere contemporaneamente attività lavorativa nell’impresa (considerato anche che con un’accorta rotazione si può coprire un intero anno) alla territorialità degli imprenditori (la normativa vale anche per l’impresa familiare il cui titolare sia italiano o straniero?).

Considerato poi che il fondo pensioni vive una fase di sofferenza: più disoccupati significa chiaramente meno gettito, a cui va aggiunto il calo dei redimenti attivi dei fondi (le banche pagano interessi più bassi). Sull’aspetto contributivo poi la norma prevede che il lavoratore occasionale è esentato dal pagamento dell’80% della contribuzione.

Francamente non se ne coglie la ragione.

Alcuni passaggi da chiarire sono contenuti anche nella bozza del Decreto applicativo, e abbracciano più campi. Appare del tutto stridente che la Repubblica di San Marino – dopo aver avviato un percorso di dialogo con l’Europa, dopo aver promosso l’internazionalizzazione – oggi continui a proporre discriminazioni tra residenti e non residenti. Il riferimento è al pagamento di un obolo annuale, una quota – sulle spalle del lavoratore frontaliero – di 30 euro.

Gli Industriali hanno anche colto l’occasione per esprimere l’esigenza di un confronto sul progetto di riforma del mercato del lavoro e avere una risposta alla irrisolta questione della rappresentatività, che costituisce una priorità fondamentale per dare la giusta valenza ai contratti di lavoro.

Riguardo poi a un’ipotesi di aprire a soggetti privati alcune funzioni del collocamento, ANIS spiega che si tratta di un punto che deve essere approfondito in quanto va a snellire il sistema.

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