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San Marino, Projet 192. Le parole di Marco Vincenzi

da Redazione

“Le operazioni culturali e artistiche che intendono riaffermare la memoria di fatti, eventi e accadimenti che hanno assunto un significato ed un valore rilevante nella nostra società sono non solo importanti ma obbligatorie affinché quei fatti, eventi e accadimenti continuino ad esistere contribuendo in questo modo ad orientare le scelte che determineranno la nostra vita individuale e collettiva”.

 

di Marco Vincenzi

 

Sì, lo so che esiste una memoria biologica, quella che ha a che fare con il DNA di ognuno di noi. È un fatto che so, appunto. Quando parliamo di fatti, accadimenti, eventi di cui è necessario mantenere memoria, il riferimento è, comunque, cognitivo quindi culturale. Mi riferisco alla dimensione sociale della nostra vita, non alla sua distinzione biologica dalla morte. Mi riferisco cioè a quei dati di realtà, che in molti pensano essere oggettivi ed inequivocabili e che una funzione fisiologica del nostro cervello permette di registrare e mantenere nel tempo come una memoria. Beh, rispetto a questo, ovvero dal punto di vista dei significati che caratterizzano il nostro pensiero (sistema psichico) individuale e la comunicazione (sistema sociale) nella società, io credo che la vita ed il mondo non siano altro che fatti, eventi ed accadimenti che vengono costruiti individualmente e socialmente, nel senso che la loro forma di esistenza è solo il pensiero e la comunicazione. È mia convinzione, infatti, che solo attraverso un’affermazione culturale, astratta e concettuale, su ciò che fisiologicamente il nostro corpo percepisce del Mondo, sia possibile costruire il significato di quanto accade o è accaduto e di fissarlo in una forma. La memoria quindi è una costruzione individuale e sociale, che si affida alla sedimentazione semantica a cui attingiamo, per far assumere una determinata forma al nostro presente e al nostro passato.

L’elemento fondamentale di questo processo è la comunicazione, che si attualizza anche in abbinamenti strutturali con il pensiero individuale, e che è da intendersi come la sintesi di una emissione d’informazione che viene compresa; una emissione d’informazione da non limitare ai soli testi orali o scritti di un linguaggio alfabetico, ma anche al linguaggio visivo, che richiede la percezione da parte di un osservatore affinché la comprensione possa determinare il realizzarsi della comunicazione. La fotografia quindi, proprio per questo motivo, è comunicazione e quando un fotografo attraverso il suo agire emette un’informazione, che viene percepita da un fruitore (osservatore), si realizza quel coordinamento tra emissione, informazione e comprensione che la costituisce. Anche la fotografia, quindi, è uno strumento che ci permette di costruire la memoria di fatti, eventi, accadimenti che hanno perturbato la nostra vita individuale, intesa come il nostro pensiero, oppure la società. Anche la fotografia quindi può essere strumento di costruzione della realtà, nella forma della memoria.

Quanto vado affermando non esclude che fatti, eventi e accadimenti abbiano una loro dimensione di realtà, ma che in quanto dati siano inconoscibili in sé, e che andranno assumendo significato (quindi senso di realtà) soltanto attraverso la costruzione operata nel nostro pensiero e nella comunicazione. Il pensiero individuale, che assume una forma collettiva nella comunicazione e che continua a riaffermarsi solo come costruzione nella forma della memoria è quindi una ri-determinazione continua di significati che la società ed ognuno di noi fanno esistere nella contingenza. Per cui le operazioni culturali e artistiche che intendono riaffermare la memoria di fatti, eventi e accadimenti che hanno assunto un significato ed un valore rilevante nella nostra società sono non solo importanti ma obbligatorie affinché quei fatti, eventi e accadimenti continuino ad esistere contribuendo in questo modo ad orientare le scelte che determineranno la nostra vita individuale e collettiva.

 

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