Home FixingFixing Kitera, mai più “conflitti” tra tecnologie (e marche) diverse

Kitera, mai più “conflitti” tra tecnologie (e marche) diverse

da Redazione

Andrea Guidorossi racconta come ha ideato il primo strumento al mondo dell’era Iot. Storia di un’avventura imprenditoriale, da Parma agli USA, passando per Riccione.

 

di Daniele Bartolucci

 

Semplicità, design e la migliore tecnologia disponibile: sono queste le fondamenta su cui Andrea Guidorossi ha costruito il suo passaggio, dalla gestione aziendale a quella più affascinante dell’imprenditore come creatore di “Kitera” (www.kiteratech.com), il primo strumento al mondo dell’era Iot, ovvero l’internet delle cose. “Un’impresa nasce sempre da un’intuizione dettata dalle esigenze”, spiega il Ceo di Live Technology. “Per mia natura sono una persona precisa e ordinata, di profonda sensibilità estetica e mal sopporto ambienti disordinati e caotici inoltre, essendo un economista, ho la precisa abitudine di catalogare e classificare le cose in base al loro utilizzo e convenienza. Dopo anni spesi operando sui principali mercati esteri, nel 2012 mi sono ritrovato nella posizione di dover dare una risposta alle mie esigenze di consumatore di tecnologia in quanto, avendo sempre acquistato ‘l’ultimo prodotto’, mi sono trovato nello spazio di pochi anni con una vera e propria distesa di periferiche e piattaforme, trasformando il salotto della mia abitazione in una esposizione di elettronica. Arredamento a parte, la problematica principale è stata – e immagino lo sarà sempre più in futuro – posizionare e collegare tutti i confort tecnologici che ognuno di noi ha oggi in casa: dallo stereo con impianto dolby al televisore, magari dotato di decoder esterno… Una volta dislocati questi strumenti fissi nella sala, però, il problema è farli funzionare! Se voglio ascoltare una canzone in mp3 ho bisogno di un lettore adatto, oppure di un computer per trasferire il file su una chiavetta e inserirla nell’impianto stereo. Stessa cosa per un film: l’alternativa era la solita chiavetta o un cavo che collegasse il computer alla tv. Come se non ci fossero già abbastanza cavi per la casa! Tutti inutili o quasi. Per di più, nessuno può comunicare e dialogare con altri: l’Iphone per esempio non può trasmettere musica direttamente allo stereo né il tablet può trasmettere direttamente video o immagini alla tv e così via” se non limitati casi di prodotti appartenenti alla stessa marca ma sempre con problemi di compatibilità per i formati, un ipad non potrà mai riprodurre un formato AVI o Dvix ma solo i formati in compatibilità mp4. Ed ecco l’intuizione. “Un giorno, dopo avere acquistato l’ennesimo dispositivo, mentre cercavo di nascondere inutilmente il fascio di polverosi cavi dietro al mobile mi sono fatto la domanda che penso si facciano tutti: posso fare a meno di tutti questi cavi e dispositivi e permettere a diverse piattaforme di dialogare tra di loro? Senza che me ne rendessi conto, in quel momento avevo appena formulato il concetto di I.O.T (Internet of Things) prima della sua ufficiale presentazione alla fiera CES (Consumer Electronic Show) di Las Vegas tenutasi nel mese di Gennaio 2014. Diedi subito seguito all’ispirazione che avrebbe cambiato per sempre il corso della mia vita. Come prima cosa, mi gettai in una affannosa ricerca di mercato, scandagliando cosa ci fosse di già esistente che meglio rispondesse alle mie esigenze”. E cosa ha trovato? “Nulla. Allora mi sono rivolto alla presentazione delle tante start up, per capire se qualcuno stesse già andando nella direzione richiesta. Nulla di nuovo. Mi sono rivolto quindi ad uffici tecnici e di progettazione, software house ed engineering chiedendo se fosse possibile progettare un dispositivo con le caratteristiche che immaginavo. Ma la risposta è stata: non è tecnicamente possibile, ciò che lei cerca non esiste”. Molti si sarebbero fermati, non Guidorossi,visto che dopo due anni di ricerca, progettazione e sviluppo, Kitera è oggi in grado di ‘centralizzare’ tutti i file dai vari dispositivi presenti nella rete wi-fi e riprodurli. Musica, video, fotografie… tutto in un clik da smartphone o tablet, senza cavi scomodi o conflitti tra diverse tecnologie e marche, senza telecomandi. Potremmo definirlo un ‘traduttore tecnologico’ o, metaforicamente, ‘portatore di pace’ nel mondo smart. “Del resto – prosegue Guidorossi – il nome stesso ha questa etimologia: Kite, come la vela acrobatica che arditamente spinge la tecnologia tenendo il surfer al centro degli elementi, Ra come luce; quindi una vela che, spinta dal vento dell’innovazione, porta un raggio di luce nel mondo della tecnologia”. Una vela luminosa, per di più. “Tra le altre funzioni di Kitera, infatti, abbiamo ideato quella dell’illuminazione graduale e regolabile, sintonizzabile con gli altri strumenti: più tenue se si guarda un film, più accesa se si legge un libro ascoltando musica mp3. Senza dimenticare l’impianto stereo integrato da 600 Watt, tra i più sottoli e potenti al mondo, e la webcam che può essere utilizzata anche come sistema di videosorveglianza e allarmi in remoto”. Tutta questa tecnologia racchiusa in un unico contenitore? “Chiamarlo contenitore è riduttivo, certo, avremmo potuto disegnare un semplice cubo o un case come i normali pc, ma nessuno l’avrebbe voluto in casa, sarebbe stato l’ennesimo dispositivo da infilare in un mobile o comprimere in qualche angolo e ne abbiamo già troppi. Stiamo parlando di un utilizzo al fianco delle più moderne tecnologie, dalle tv a led agli smartphone, ai tablet… tutti oggetti di design, tra cui Kitera non poteva sfigurare! Anzi, è un raffinatissimo complemento di arredo ispirato direttamente dall’influenza di Renzo Piano grazie alla collaborazione del suo progettista e designer Marco Fontana. Per questo ci vantiamo di aver creato non solo uno strumento utile, ma anche bello”.

Creato o solo ideato? “Questa domanda rappresenta bene uno dei limiti, penso culturali, dell’Italia di oggi: qualche volta, le idee sono più forti delle ambizioni. Se credi in qualcosa in modo sufficientemente forte, puoi arrivare a giocarti la carriera senza fermarti a dire, a te stesso o agli altri, è troppo difficile, è impossibile. Steve Jobs diceva che solo le persone abbastanza folli da credere di poter cambiare il mondo, sono coloro che lo cambiano. Credo che intendesse proprio questo, sacrificare ogni cosa senza alcuna logica di risparmio o di convenienza all’idea che si persegue fino a che questa non si traduce in realtà. In fondo, il coraggio che si richiede all’imprenditore è proprio questo, osare e correre il rischio, ma oggi tanti sembrano essersene dimenticati”. Lei no, visto che siete pronti a procedere alla commercializzazione del prodotto a nome Kitera. “L’Italia, per posizionamento e quota di mercato delle nicchie di lusso, non è al momento la nostra piattaforma di lancio ideale. Per questo sono andato negli Usa per impostare la strategia più efficace: dalla campagna pubblicitaria su launchrock.com, la più importante piattaforma statunitense che si occupa di nuove tecnologie, alla possibilità di acquistare il proprio Kitera dal famoso sito usa indiegogo.com al prezzo di 4.999 dollari visto che oggi, il crowdfunding, è un mezzo estremamente veloce, economico ed affidabile per dare viralità al prodotto oltre alla notorietà del brand. Kitera è un prodotto unico ed assolutamente innovativo, non esistono, ne esisteranno nel breve tecnologie confrontabili esistenti al mondo. “In sintesi – chiosa Guidorossi – Kitera rappresenta la differenza tra il comprare di più ed il comprare meglio, non dimenticando che le sue caratteristiche di unicità e design, corrispondono fedelmente a quella che dovrebbe essere la migliore interpretazione del made in Italy, imprenditori compresi. Chi volesse partecipare all’avventura di Kitera, è invitato a contattarci. Io da solo ho fatto tutto questo, ma il mondo è grande e non potrò venderlo da solo”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento