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San Marino, Consiglio Grande e Generale: la ratifica dei decreti

da Redazione

Lungo dibattito sul n. 129 (Statuto della società “San Marino International Airport Spa”). Il report dell’agenzia Della Torre.

 

SAN MARINO – I lavori consiliari sono stati dedicati interamente alla Ratifica dei decreti delegati e decreti legge all’ordine del giorno, dei quali ne sono stati discussi tre.

L’Aula si è soffermata a lungo dibattendo sul Decreto delegato n. 126 (Individuazione e regolamentazione dei giochi ammessi ai sensi della legge 25 luglio 2000 n.67 e successive modifiche) in cui, nel corso dell’esame dell’articolato, sono stati accolti diversi emendamenti dell’opposizione. Ratificato il decreto n. 127 (Licenze esercitabili in un’unica sede e regolamentazione nel caso di cumulo di licenza di commercio all’ingrosso con licenza di commercio al dettaglio), si è aperto un lungo dibattito sul n. 129 (Statuto della società “San Marino International Airport Spa”). I lavori si sono interrotti durante l’esame dei 21 articoli dello Statuto e riprenderanno oggi alle 13.

Di seguito una sintesi dei lavori.

Decreto delegato n. 126/Individuazione e regolamentazione dei giochi ammessi ai sensi della legge 25 luglio 2000 n.67 e successive modifiche. Ratificato a maggioranza.

Giancarlo Capicchioni, segretario di Stato alle Finanze: “
Il decreto va ad aggiornare le dispo-sizioni esistenti nel campo dei giochi, incluso lo sviluppo di nuove tecnologie che garantiranno ai gestori un’offerta concorrenziale. Vengono ridefinite le categorie dei giochi ammessi e viene introdotto il limite massimo per il keno. Si vanno a razionalizzare le normative già esistenti, adeguando le norme con aggiornamenti di tipo telematico, informatico e tecnologico. Su questo adeguiamo la nostra normativa alle nuove tecnologie. Abbiamo tre emendamenti presentati, di cui due di natura tecnica, mentre uno (art. 10 bis) è inserito per identificare requisiti professionali per esercizio dei giochi. Si crea un albo con i requisiti dei soggetti per consentire all’Ente Giochi di effettuare le selezioni di chi vuole fare questo lavoro”.

Matteo Zeppa, Rete: 
”Il nostro movimento è contrario allo sviluppo di qualsiasi elemento che possa riguardare il deprecabile utilizzo di ciò che potrebbe creare una patologia. Non condivido che l’adeguamento sammarinese debba essere fatto perché la richiesta e il mercato che ci circondano è avanti nelle offerte che riguardano i giochi. Capisco i giochi delle carte e il poker sportivo, ma non condivido che lo Stato di San Marino incentivi giochi come i videopoker, che sono spesso causa di patologie gravi. Tutto quello che c’è attorno ai giochi della sorte può portare a deprecabili comportamenti legati a cosche malavitose e riciclaggio. Non è un punto a favore di questo Stato e del suo sviluppo. Il decreto contiene elementi pericolosi. Sarebbe stato meglio fare un progetto di legge più ampio. Rete è contrario a tutto ciò che riguarda l’implementazione del gioco d’azzardo. Con i nostri emendamenti abbiamo voluto fare piccole migliorie per tutelare maggiormente lo Stato, le persone e gli esercenti. Lo Stato non si deve arricchire attraverso una patologia, come quella legata al gioco”.

Mimma Zavoli, Civico 10: “L’argomento richiedeva una cornice legislativa più consona, cioè un progetto di legge. L’apertura e il dilagare di forme che assomigliano molto a quelle di una casa da gioco, mi portano a pensare che la volontà di questo governo avrebbe dovuto prendere un percorso diverso chiedendo alla popolazione cosa ne pensava. Queste scelte ci impongono una direzione che la maggioranza dei sammarinesi non intende sostenere, secondo me. Perché i potenziali rischi che un potenziamento del settore rappresentano sono sullo sfondo e non sono chiari a tutti. Il decreto pone delle basi consolidate verso il casinò. Lasciando ai decreti la gestione di un ambito così critico, corriamo dei grandi rischi perché a forza di decreti si potrà andare a creare un quadro estremamente nebuloso”.

Giovanni Lonfernini, Upr
: “Abbiamo sempre espresso una posizione di sostegno e favore per i giochi della sorte. Il settore secondo noi può essere apripista per il settore del turismo e del com-mercio. Nell’ultimo anno e mezzo si sono registrati molti passaggi che non ci sono piaciuti. Il Consiglio di amministrazione della GdT è stato definito senza alcun confronto con il Consiglio Grande e Generale. Nonostante non ci fosse un parere univoco in maggioranza, è stato inoltre rinnovato il contratto al direttore della GdT con una posizione di ‘dominus’, anche per la scelta della nuova sede della GdT. Il decreto cerca di dare competitività al sistema, ma prevede la possibilità di incardinare nel sistema il gioco del poker e il black jack, quando in Italia ci sono già piattaforme online sulle quali si gioca con i telefonini. Prevediamo cose già datate”.

Marino Riccardi, Psd: “E’ un decreto che serve per dare competitività all’azienda ‘Giochi del Tita-no’. E’ un’azienda che produce utili, paga le imposte e offre lavoro ad oltre 90 persone. Io sono favorevole a questo decreto. Preciso però che la nomina e la riconferma del direttore all’insaputa della maggioranza, nonostante le nostre segnalazioni, è un atteggiamento non tollerabile. Credo che in queste cose anche la maggioranza debba essere ascoltata. Non solo i membri di governo possono decidere le cose. E’ un argomento che già avevo sollevato. E invece a nostra insaputa sono state prese altre decisioni, dando persino più poteri al direttore. La mia critica non riguarda il Segretario perché è subentrato in corsa”.

Luigi Mazza, Pdcs: “Il decreto affronta varie problematiche. Prima di tutto rende la nostra legislazione più aggiornata ai cambiamenti del settore. Specifica anche la nostra posizione sul concetto di gioco diffuso a cui io personalmente non credo. L’idea di avere anche in Città un centro/struttura in cui sono concentrate tutte le attività di gioco è preferibile a quella di un cosiddetto ‘gioco diffuso’ ovvero più apparecchiature ubicate in hotel o bar. Così è più facilmente controllabile”.

Paride Andreoli, Ps: “La Giochi del Titano può svilupparsi maggiormente ed avere un futuro più roseo. E’ un’azienda che ha ancora degli utili, anche se credo che se viene lasciata a sé, come è stata lasciata a sé negli ultimi due anni, andrà piano piano a morire. Non può confrontarsi con le attività legate al gioco nella vicina Italia. Abbiamo presentato un emendamento per raddoppiare l’entità della giocata ed in questo credo ci sia anche l’assenso del Governo: l’attuale decreto indica che ‘il costo massimo di ciascuna giocata è di 10 euro’, mentre noi la raddoppiamo a 20 euro”.

Francesca Michelotti, Su: “Il nostro gruppo non ha mai condiviso la scelta di fare cassa speculan-do sulla debolezza delle persone. Tuttavia oggi ci troviamo in una situazione consolidata in cui c’è stata molta attenzione anche dalle forze politiche. Ad esempio il fatto che l’Ente Giochi sia in gran parte in mano pubblica, al di là della quota della Camera di Commercio. Appoggeremo gli emendamenti presentati da Upr in materia di Ludopatia. E chiediamo se il Governo abbia tenuto conto delle proposte delle associazioni. Ci auguriamo infine che la seconda sede non sia in ambiente di proprietà pubblica”.

Giancarlo Capicchioni, segretario di Stato per le Finanze: “Il governo è contrario alla proposta delle associazioni. L’attività dei ‘Giochi’ è in declino costante e anche per questo abbiamo proposto questo decreto: vogliamo aggiornare la normativa per restare al passo con i tempi. Anche se resta il problema di fondo della lotta impari, ovvero dei colossi con cui ci scontriamo e che sono presenti nei paesi limitrofi. Non possiamo però sottovalutare l’introito che ci deriva da questo settore. Sul discorso della concentrazione di una sede nel centro storico potremmo essere favorevoli e siamo comunque disponibili a parlarne. Per quanto riguarda la richiesta del consigliere Lonfernini sulla sede sarà mia cura nel prossimo futuro rappresentare quanto si sta portando avanti”.

Nel corso dell’esame degli 11 articoli del decreto sono respinti numerosi emendamenti presentati dalle forze di minoranza Rete, Upr e C10. Bocciato anche quello all’articolo 1 del Ps, volto a ad alzare da 10 a 20 euro il costo massimo di una giocata per gli apparecchi automatici, che comun-que viene recepito dal testo del governo.

All’articolo 2, comma 1, la spunta un emendamento del movimento civico Rete, approvato, con cui si introduce l’obbligo per l’azienda dell’invio semestrale di un report che dovrà essere allegato e discusso nella Commissione consiliare permanente “per prendere atto- spiega il consigliere Matteo Zeppa- di ciò che l’Ente Giochi fa”.

All’Articolo 5 l”emendamento presentato da Upr fino al punto 5 ter è approvato. Modifica l’articolo al punto 1, comma 4, introducendo la dicitura “gli apparecchi devono essere collocati in modo da risultare visibili dal luogo ove normalmente opera il gestore del locale e comunque in luogo non appartato”. Al comma 5 è espressamente previsto che “il gioco è vietato ai minori dei 18 anni” e grazie all’emendamento si aggiunge l’obbligo per il gestore “di esporre in maniera visibile” tale divieto e anche l’obbligo di esporre materiale informativo per evidenziare i rischi correlati al gioco. Approvato anche l’emendamento di Rete modificativo del comma 1 punto 9 in cui si chiede che “i contatori devono essere riposti in posizione visibile per il controllo nel caso di verifiche”. Respinti tutti gli altri.

All’Articolo 6 il segretario di Stato Capicchioni annuncia la disponibilità del Governo ad approvare due emendamenti dei 7 presentati da Rete. Nello specifico il modificativo del comma 1 punto 4 e del comma 1 punto 5. Il primo prevede che il regolamento, riguardante la forma temporanea del presente Decreto delegato delle competizioni ivi indicate “dovrà essere visionabile e consultabile sul sito dell’ente di Stato dei Giochi almeno un giorno prima dello svolgimento delle competizioni”. Il secondo invece prevede che il regolamento dovrà indicare “la sede dove si svolge la competizione”.

Decreto delegato n. 127. Licenze esercitabili in un’unica sede e regolamentazione nel caso di cumulo di licenza di commercio all’ingrosso con licenza di commercio al dettaglio. Ratificato a maggioranza

Marco Arzilli, segretario di Stato: “Il decreto prevede che possono essere ubicate nella medesima sede le licenze di servizio e di commercio al dettaglio intestate ad un medesimo operatore economico. Possono essere ubicate nella medesima sede anche le licenze e di servizio e di commercio all’ingrosso intestate ad un medesimo operatore economico. Allo stesso modo, possono essere ubicate nella medesima sede le licenze di produzione e di commercio al dettaglio intestate ad un medesimo operatore economico. E ancora possono essere ubicate nella medesima sede le licenze di produzione e di commercio all’ingrosso intestate ad un medesimo operatore economico. Una novità introdotta è poi che ai fini del cumulo di licenze previsto dalla legge 40 sono da annoverarsi anche le licenze di e-commerce esclusivo. L’oggetto di licenza dell ‘e-commerce esclusivo deve essere coerente con gli oggetti delle licenze facenti capo al medesimo operatore economico. Si introduce poi il limite: in una medesima sede non possono essere esercitate più di due licenze”.

Elena Tonnini, Rete: “Vorrei una spiegazione sul perché in questo come in altri decreti sono portati emendamenti dal governo anche sostanziali. La sensazione è che l’approccio sia improvvisato, alcuni sembrano dei ripensamenti, alcuni anche migliorativi ma ci si chiede il motivo. Sono dettati da un’urgenza o da una vera pianificazione? O perché l’opposizione non può fare emendamenti sugli emendamenti? In origine si prevedeva già la possibilità di più licenze, gli emendamenti aggiungono molte altre possibilità. In questo settore non sono riuscita a capire la logica di base. Volevo sottolineare come rispetto alla possibilità di inserire nella stessa sede più licenze non mi pare si sia valutato che deve esserci coerenza tra gli oggetti sociali delle licenze in capo un operatore”.

Marco Arzilli, segretario di Stato per l’Industria e il Commercio: “La legge 40 deve essere utile agli operatori e le modifiche sono nate proprio dal continuo confronto e rispetto le esigenze sollevate nell’applicazione della norma, gli interventi sono migliorativi per questo. Sulla coerenza, tutto è demandato alla legge madre dove è presente già la coerenza.

L’e-commerce è una tipologia completamente diversa, la tipologia di utenza e attività possono essere condivise senza nessun problema. E’ ovvio che i siti devono essere distinti e ben chiari”.

Decreto delegato n. 129/ Statuto della società “San Marino International Airport Spa”.

Marco Arzilli, segretario di Stato all’Industria: “A mio avviso volutamente o meno si è cercato di fare confusione sui reali obiettivi della società. Confondere San Marino International Airport con l’IFP non è cosa giusta. San Marino International Airport nasce dall’esigenza di avere un punto di riferimento per dare effettività all’accordo tra Italia e San Marino: alcune aree all’interno del sedime aeroportuale verranno assegnate per 40 anni a questa società creata ad hoc. Dopodiché queste aree potranno essere date in affidamento a società capaci di gestire l’aeroporto. SMIA non è una società di gestione: si impegnerà a trovare i gestori delle aree aeroportuali. Il nostro è un lavoro molto delicato: siamo in una fase di confronto serrato per raggiungere il prima possibile l’obiettivo ed andare a definire queste ulteriori precisazioni sull’atto di affidamento al fine di partire con le attività legate al volo che San Marino vuole fare”.

Mimma Zavoli, C10: “Dobbiamo capire se il Governo ha già individuato il Centro internodale e, in caso, dove? Valuteremo in maniera approfondita il decreto”.

Elena Tonnini, Rete: “Da Arzilli mi aspettavo una precisazione sull’attuale situazione dell’aeroporto Fellini che chiuderà il primo novembre. La stessa Italia non ha in mente quale sia il ruolo di San Marino nel progetto dell’aeroporto. Fatto sta che dal Tribunale è giunta la chiusura verso una gestione provvisoria. Si attende l’affidamento definitivo ma ci chiediamo se sia una cosa certa o meno?”

Andrea Zafferani, C10: “Singolare che oggi si vada a discutere questo decreto proprio mentre l’aeroporto di Rimini sta vivendo la situazione che tutti conosciamo. Mi pongo però alcuni quesiti. Cosa sa il Governo rispetto alla società che ha vinto il bando per la gestione dell’aeroporto? Come è è possibile gestire la nostra aera di pertinenza in un aeroporto chiuso? Quali sono i costi che la Repubblica dovrà sostenere per dare le gambe a tale attività? E soprattutto chi li sosterrà? Mi sembra che rispetto a tutti questi temi SMIA abbia troppe funzioni”.

Massimo Cenci, Ns: “L’aeroporto potrebbe dare quella svolta che ci attendiamo al Paese. Stiamo parlando di un indotto molto importante. Penso all’area cargo o all’area business. Con questa società andremo a gestire tutte le attività che riguardano il volo. Se collaboriamo questo progetto può diventare un’opportunità per il territorio straordinaria”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Il clima è surreale in Aula: una calma piatta. Questo decreto è la testa d’Ariete per l’istituto finanziario pubblico. Ecco perché il Governo è andato ad abrogarlo in fretta e furia. Strano questo ravvedimento. I dubbi dell’opposizione sono forti. Non riesco a capire dove vuole andare a parare il Governo su questo progetto. Mi pare un discorso molto a breve termine. E non credo che ce lo possiamo permettere a San Marino”.

Marco Arzilli, segretario di Stato replica: “Smettiamo di dire che questo è l’istituto finanziario pubblico. Purtroppo ognuno fa il gioco delle parti. Non era assolutamente intendimento del Gover-no. La società non può fare nulla di più di quanto previsto dall’oggetto sociale che specifica come la società ‘promuove e incrementa le attività di volo….’. Rispondo ad alcune domande. Il gestore dell’aeroporto è fallito e al seguito del fallimento è stato fatto un commissariamento. A seguito del fallimento è stata indetta dall’Enac un bando di gara per la concessione dell’aeroporto: hanno partecipato 4 cordate ed è stato poi individuato uno dei 4 soggetti per la concessione provvisoria. Questo bando riguarda la Repubblica Italiana e il suo aeroporto. Siamo in attesa di vedere l’operatività del nuovo gestore. Una volta che la società sarà operativa ci incontreremo e ragioneremo sulle modalità operative ma non sulle aree affidate a San Marino che sono già state stralciate dal master plan del bando. Dietro l’attività dell’aeroporto di Rimini ci sono molte attività sammarinesi: dal commercio al tour operator. Non ci sono più le condizioni per mantenere aperto l’aeroporto di Rimini. Alla richiesta sulla situazione attuale più di così non posso rispondere. Non posso entrare nel merito delle questioni italiane. Noi non abbiamo alcuna competenza. E’la prima volta che però l’aeroporto di Rimini ha fatto un bando pubblico per la sua privatizzazione. L’atto di affidamento invece è stato fatto tra i due Stati”.

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