Home FixingFixing A scuola sino a 18 anni e con 24 mesi nelle aziende

A scuola sino a 18 anni e con 24 mesi nelle aziende

da Redazione

“Progetto035”, le idee dell’imprenditore sammarinese Francesco Chiari.  “Fondamentale creare un matching tra gli studenti e il lavoro”.

 

di Alessandro Carli

 

Il compito di un giornale di approfondimento come San Marino Fixing dare una forma “materica”, ovvero scritta – carta e inchiostro – alle idee, specie se sono “apolitiche”, specie se partono dalla società civile e imprenditoriale. Nei giorni scorsi è venuto in redazione l’imprenditore sammarinese Francesco Chiari di Nexus Trade & Consult.

Il punti di partenza è racchiuso in una data ben precisa: 30 agosto. Quel giorno Chiari, assieme ad altre persone, ha parlato – in una serata pubblica – del “Progetto 035”.

Di cosa si tratta?

“La serata, che ha visto una bella partecipazione, è stata realizzata senza alcun patrocinio politico. L’idea è quella di creare una ‘banca delle idee’ di giovani ‘politici’, chiaramente nel senso più nobile del termine, che contenga nuove proposte trasversali per il rilancio del Paese. L’approccio è di natura sociale: i proventi della serata, circa 1.400 euro, sono stati donati all’Associazione Oncologica Sammarinese”.

Lei, in particolar modo, su cosa si è soffermato?

“Lo spunto iniziale, poi elaborato e ampliato, è partito da un punto contenuto nel programma politico di UPR: l’allargamento dell’obbligo scolastico da 16 a 18 anni”.

Due anni in più di scuola?

“E’ qui che volevo arrivare. In questi 24 mesi vorrei dare forza al matching tra la scuola, il lavoro e le imprese. Non due anni sui banchi bensì in azienda: un periodo di incubazione che aiuti i giovani a specializzarsi. Un aspetto da evidenziare poi è che si andrebbe ad annullare la dispersione”.

Parla di licei o di scuole per professionali?

“La mia proposta guarda agli istituti tecnici, la giusta via di mezzo tra i licei – che danno comunque nozioni base ad alto livello – e le scuole professionali. Le specificità, dopo il triennio, vengono costruite e implementate all’interno dell’impresa. L’azienda mette a disposizione una serie di ore per la formazione: in una specie di ‘camera di incubazione’, gli studenti possono toccare con mano il mondo del lavoro. Oggi il mercato è diventato più settoriale. Sotto il profilo impiegatizio, è strategico porre la giusta attenzione alle domande del mercato”.

Una sorta di stage?

“Non proprio. Direi due anni di apprendistato piuttosto. La retribuzione avverrebbe sotto forma di ‘sapere’, di conoscenza, di scambio. Nel mio progetto poi trova spazio anche una banca dei crediti”.

In cosa consiste?

“Nel caso il rapporto tra il ragazzo e l’azienda dovesse proseguire anche dopo i due anni, il tempo impiegato dallo studente farebbe maturare alcuni crediti. Da alcuni approfondimenti che ho effettuato sui costi e benefici, se un ragazzo esce dalla scuola a 16 anni e cerca lavoro, le proposte sono limitate sia come offerta che come guadagno. Limitato è anche il suo spostamento, visto che la patente si può ottenere a 18 anni. Non dimentichiamo poi che un’impresa ha qualche difficoltà quando deve assumere un minorenne. In questi due anni quindi si pongono le basi per formare la classe dirigente del domani. Professionisti da inserire in BCSM o nell’ISS. Da tempo continuiamo a cercare ‘mostri sacri’ forensi. Per svolgere al meglio il proprio lavoro, è necessaria una formazione tecnica ma anche sociale, di conoscenza del territorio”.

La futura classe dirigente ha quindi bisogno di entrare nel mondo del lavoro.

“San Marino è una Nazione che ha una filiera corta, quasi come una città di piccole-medie dimensioni. Sul Monte questi due anni potrebbero essere svolti anche all’interno delle segreterie di Stato, o in Banca Centrale. I giovani devono poter imparare a conoscere il proprio territorio da dentro i dicasteri o dall’interno di altri luoghi importanti, possono diventare i dirigenti del domani. In questa specie di ‘incubatore dello Stato’, nel giro di 10 anni, potremo avere una nuova classe dirigente”.

Si parla di imprese e non si può escludere l’università…

“L’università deve essere elevata a uno status di ‘massima azienda’: una struttura che riceva i diplomati che già conoscono il mondo del lavoro”.

San Marino però ha dimensioni geografiche ridotte…

“Il Titano è infrastrutturalmente non strutturato. E non al passo con i tempi. Il costo del lavoro, per esempio, non è più competitivo: in alcuni Paesi costa meno della metà. Non si può competere con chi paga un operaio 500 euro al mese quando va bene. Per poter competere deve puntare sullo scambio dei saperi, sugli incubatori di idee. Progetti che ‘passano’ a San Marino e poi decollano: solo così si può esternalizzare un’immagine del Paese a buon livello. Un conto è avere potenze produttive a livello internazionale, un altro è raccogliere progetti che stanno nascendo, che si formano qui da noi e poi diventano grandi, maturi”.

Sembra l’identikit del Techno Science Park.

“Il Techno Science Park è un ottimo inizio, è il ‘sine qua non’ per rilanciare il Paese verso l’estero. Viste le peculiarità del Monte, dobbiamo fare la parte degli inventori, del territorio che ospita invenzioni. Invenzioni che, una volta diventate ‘adulte’, diventano ‘ambasciatrici’ della Repubblica. Dobbiamo poi diventare un Paese che fa dell’Ufficio di Stato Brevetti e Marchi un fiore all’occhiello, ma anche provare e diventare il primo Stato a impatto zero, ma anche puntare sulla tecnologia, sulla sostenibilità e sul green mood”.

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