Home FixingFixing Bastano dieci minuti per cambiarti la vita

Bastano dieci minuti per cambiarti la vita

da Redazione

Prendetevi del tempo, poco, per fare ogni giorno qualcosa di diverso. Da quest’idea un romanzo di Chiara Gamberale. I suggerimenti? Letterari.

 

di Simona Bisacchi Lenic

 

Il cambiamento è il perno su cui ruotano le storie. Una situazione di – apparente – equilibrio deve essere rotta, interrotta, scardinata, per dar via alla narrazione. Solo così l’avventura ha inizio.

L’avventura di Chiara – protagonista di “Per dieci minuti” di Chiara Gamberale – inizia quando si ritrova senza casa, senza lavoro e senza marito. A questo punto, seguendo il consiglio della sua terapista – che a sua volta reinterpreta un esercizio proposto da Rudolf Steiner – Chiara decide di reinventare se stessa giocando: ogni giorno, per un mese, dovrà passare dieci minuti a fare qualcosa di mai fatto prima nella vita. Chiara fa conoscenza con la gente del quartiere, prova a ricamare, balla l’hip hop seguendo il tutorial di un’adolescente su youtube, ruba uno yogurt, cammina all’indietro in mezzo alla strada… Ma soprattutto lascia un’idea al lettore. L’idea di provare questo gioco. Alcuni abbandoneranno subito il proposito raccontando a se stessi che non hanno tempo, perché non sempre ci sono dieci minuti tutti per sé nell’arco di una giornata. Altri, invece, ammetteranno che questo gioco è tutt’altro che facile. Se l’hip hop lo hai già ballato, se rubare va contro i tuoi principi, se quando eri ragazza hai camminato mille volte all’indietro per il corso, e se alle elementari ricamare era una delle attività pomeridiane… Cosa ti resta da fare?

Romanzi e poesie suggeriscono spunti.

Ci si potrebbe armare di tela e colori, sedersi in riva al mare e cercare i suoi occhi, per poterne fare un ritratto, come il pittore Michel Plasson (“Oceano Mare” di Alessandro Baricco). Si potrebbe poi staccare la spina chiudendosi in una sorta di serra come Nero Wolfe, magari con una più coriacea ortensia al posto delle delicate orchidee tanto amate dall’investigatore. Suonare uno strumento è un’altra possibilità, e dato che il violino di Sherlock Holmes da l’idea di essere davvero complesso, si potrebbe tentare con un kazoo. E il giorno dopo correre in un parco fino ad arrivare a un albero dall’altezza abbastanza rassicurante da essere scalato, sentendosi un po’ come il Barone Rampante di Italo Calvino. Poi fermarsi. Guardare la parte di mondo che sempre abitiamo e attraversiamo, e lasciar cadere lo sguardo dietro l’obiettivo, e fotografare quel pezzo di realtà, come Aurora, la protagonista di “Ritratto in seppia” di Isabel Allende, che conosce il suo passato attraverso vecchie foto e imparando a fotografare scopre la vita. E poi pescare come Hemingway, sfornare pane e torte come Emily Dickinson. Ispirarsi a Erri De Luca che considera valore “sapere in una stanza dov’è il nord, e qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato”.

Oppure prendere “I giusti” di Jorge Luis Borges, e usare questa poesia come fosse una lista di suggerimenti da spuntare, verso dopo verso. Coltivare il proprio giardino. Essere contenti che la musica esista. Soffermarsi sull’etimologia di una parola. Giocare una partita a scacchi. Premeditare colori e forme come un ceramista. Guastare le terzine finali di un canto. Fare una carezza a un animale che dorme. Giustificare un torto subito. Riscoprire Stevenson. Lasciare agli altri la ragione.

Non ci vogliono più di dieci minuti. Ma Borges scrive che persone così “stanno salvando il mondo”.

www.simonalenic.it 

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento