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San Marino, la dolorosa ulcera nella Linea Gotica

da Redazione

Per non dimenticare: esattamente 70 anni fa avvenne la terribile battaglia di Monte Pulito. Nel 2008 Ente Cassa di Faetano mise alle stampe un prezioso volume, “Faetano, 1944, Victoria Cross”. Ecco come descrive Daniele Cesaretti gli scontri e la tensione di quel 18 settembre 1944.

 

Monte Pulito, a metà degli anni Quaranta, fu teatro di un duro scontro nell’ambito dello sfondamento della Linea Gotica da parte degli Alleati: nel settembre del 1944 perse eroicamente la vita il soldato Gurkha Sehr Bahadur Thapa, colpito a morte nel tentativo di salvare i propri commilitoni feriti, meritando postume la Victoria Cross, massima onorificenza militare britannica.

Il modo più corretto per ricordare il 70esimo anniversario della battaglia di Monte Pulito (Repubblica di San Marino) è quello di attingere alle parole che Daniele Cesaretti, Maria Cristina Conti e Luca Villa hanno scelto per dare corpo al prezioso libro “Faetano, 1944, Victoria Cross”, pubblicato nel settembre del 2008 da Ente Cassa di Faetano e che scorre lungo la “Linea gotica” (la demarcazione – che collega La Spezia a Rimini – è stata utilizzata anche dagli studiosi di linguistica romanza, e divide le lingue occidentali da quelle orientali).

I fatti portati alla luce con grande rigore nella pubblicazione portano al settembre del 1944 quando gli eserciti alleati invasero la neutrale Repubblica di San Marino per inseguire i tedeschi nella loro fuga verso nord. A dare una data precisa all’evento, le parole di Cesaretti: “Nella giornata del 18 settembre 1944 si combatté aspramente per la conquista di un colle in apparenza insignificante. Nel settore fu impiegato il reparto 1/9 Gurkha Rifles della IV Divisione Indiana i cui uomini si distinsero per vari atti di eroismo, in testa Sher Bahadur Thapa che si guadagnò postumo la Victoria Cross, la più alta onorificenza militare britannica. Pur essendo riportato in numerosi testi di storia militare del Commonwealth, l’importanza e la drammaticità dello scontro sono rimaste a lungo semisconosciute anche agli stessi sammarinesi. E’ infatti luogo comune credere che la Repubblica di San Marino sia stata solo lambita dalla guerra se si fa eccezione per il pesante bombardamento aereo alleato del 26 giugno che provocò 63 vittime civili”.

Un evento forse piccolo per durata e dimensioni – durò un solo giorno e si sviluppò su un’area di circa dieci ettari – ma che rappresenta una pagina di straordinaria importanza per il Titano. La battaglia, ricorda ancora Cesaretti, che “si distingue per un gesto eroico meritevole della Victoria Cross, mette anche in luce alcuni aspetti della guerra non molto noti presso il grosso pubblico quali il coinvolgimento di paesi neutrali nel conflitto, l’impiego di truppe multietniche e l’inutile quanto disperata resistenza delle truppe tedesche in una guerra già perduta”.

Da appassionati di storia, e con un metodo di ricerca cristallino e profondo, l’équipe di studiosi hanno colmato un “buco”. Attorno ai fatti c’erano solamente parole vaghe, dette, tramandate.

L’acume di Cesaretti si è direzionato verso la ricerca della verità. I dettagli dell’evento erano sconosciuti anche alla popolazione locale: “Qualcosa c’è stato”, “sono morti parecchi neri e tedeschi”, “hanno bombardato molto”, eccetera.

Da questi ricordi tramandati e poco dettagliati, è partito il progetto: cos’è davvero accaduto a Faetano? Cesaretti ricostruisce la pagina. “Nella prima settimana di settembre i tedeschi sono presenti a Montegiardino, Faetano e Chiesanuova e ordinano lo sfollamento di Dogana e Serravalle. La Reggenza dichiara pericolosa la zona di Serravalle. Giungono anche truppe italiane della RSI che si dispongono sul crinale sud del Monte Titano e seminano mine nelle campagne circostanti”.

Subito dopo, a metà del mese, “gli Alleati superano gli scogli di Monte Colombo e Montescudo, entrambi in territorio italiano. Di fronte si trova ora, al di là del fiume Marano, la Repubblica di San Marino con le truppe tedesche trincerate lungo la linea San Giovanni sotto le Penne-Monte Pulito-Torraccia Montelupo-Monte Olivo-Falciano”. A questo punto due sono le direttrici dell’attacco alleato. “Una punta a conquistare la parte più bassa della Repubblica, cioè l’area di Serravalle e Dogana, passando attraverso le sovrastanti colline di Montelupo e Monte Olivo. L’altra direttrice d’attacco è assegnata alla quarta Divisione Indiana e mira a conquistare le alture di Faetano per proseguire a Valdragone e Borgo, raggiungendo il più presto possibile la vetta del Monte Titano dove si trovano osservatori d’artiglieria nemici”.

Poi, quel 18 settembre. A rileggere le parole dello studioso, sembra quasi di vedere quelle fotografie in bianco e nero. ” Il fiume Marano viene superato alle ore 01.00 del 18 settembre da parte delle Compagnie C e D che stabiliscono una testa di ponte a nord e a sud di Faetano mentre i genieri sono impegnati ad erigere un ponte sul Marano. Le posizioni dei Baluch saranno bombardate anche nei giorni successivi provocando altri 7 morti e almeno 20 feriti. Alle ore 02.00 le Compagnie B, C ed A del 1/9 Gurkha Rifles, agli ordini del tenente colonnello J.S. Bolton, superano la testa di ponte ed entrano a Faetano senza incontrare opposizione. La Compagnia B avanza nell’oscurità fermandosi presso Serra di Sotto in attesa di attaccare alle prime luci dell’alba il sovrastante obiettivo Serra di Sopra q.343″.

Intanto lo scontro con i tedeschi si fa immediatamente durissimo. E sullo sfondo appare, nitido, Monte Pulito.

“A entrare in azione sono le Compagnie C ed A. Quest’ultima è comandata dal maggiore Norman Cecil ‘Tubby’ Costeloe al cui fianco c’è Sher Bhadur Thapa. L’attacco inizia alle ore 05.30. L’obiettivo è distante appena 500 metri ma l’approccio avviene attraverso un campo aperto privo di ripari. Vi sono postazioni nemiche un po’ ovunque. I Gurkha si infiltrano nelle linee tedesche subendo pesanti perdite, ma raggiungono la cima di q.366 e le case vicine difese dalla 3.Kp. del capt. Lindner e dove si trova il suo posto di comando. Sono in corso combattimenti casa a casa quando il capt. Lindner telefona al Comando di Reggimento”. Risponde Bergman, che sente in diretta l’assalto al comando e le ultime parole di Lindner, poi cade la linea telefonica.

“Alle 06.15 Monte Pulito è conquistato. Ma i Gurkha non dispongono dell’appoggio dei carri armati per consolidare la posizione”. I tedeschi elaborano una strategia per prendere Monte Pulito. Con ritmo serrante, Cesaretti descrive così le prime ore dell’alba. “Alle 07.15 il 1 Field Regiment Royal Artillery del tenente colonnello G.S. Thompson lancia una cortina fumogena per rompere il contatto con i tedeschi. Ma non basta. Alle 08.00 il 1 F.R.R.A. inizia a cannoneggiare le postazioni del nemico che continua ad avanzare. Non rimane allora che ritirarsi verso q.343 per evitare di essere accerchiati e forse annientati. Il contrattacco tedesco prosegue. Alle 09.00 viene richiesto il supporto aereo alleato. Dopo 25 minuti arrivano i caccia-bombardieri che non posso né mitragliare né bombardare il nemico essendo la battaglia troppo confusa”.

Per arginare il contrattacco tedesco alle 09.30 viene chiamata in causa l’intera artiglieria del Corpo d’Armata.

“Nello spazio di pochi minuti piovono nell’area centinaia di colpi di cannone. I tedeschi sono costretti al ritiro. Si stimano le loro perdite in 20-30 morti. I Gurkha si consolidano su q.343 e si riorganizzano. Per quanto accaduto nel corso della mattinata lamentano 16 morti, 44 feriti e 3 dispersi”.

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