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Fondazione San Marino Cassa di Risparmio – S.U.M.S., convegno di studi romagnoli

da Redazione

Sabato 18 (ore 15) e domenica 19 (ore 9,30) ottobre si svolgerà, la prima parte della 65esima tappa del Convegno.

 

SAN MARINO – Sabato 18 (ore 15) e domenica 19 (ore 9,30) ottobre si svolgerà, la prima parte della 65^ tappa del Convegno di Studi Romagnoli promosso dalla Società di Studi Romagnoli e dalla Fondazione San Marino Cassa di Risparmio – S.U.M.S., con il patrocinio della Repubblica (la seconda parte sarà a Pennabilli per iniziativa dell’Amministrazione comunale e con il patrocinio della Diocesi di San Marino – Montefeltro. Teatro Vittoria, sabato 25 e domenica 26 ottobre, stesso orario).

Questo Convegno annuale, ospitato in questa edizione presso la Sala Fondazione San Marino, via G. B. Belluzzi, 1 San Marino, torna per la quinta volta a San Marino – dalla prima nel 1950 all’ultima nel 2000 e per la prima volta raggiunge Pennabilli.

Il 14 settembre 1949 un gruppo di studiosi di varia fama (molti già noti a livello nazionale) ed età fondò a Cesena la Società di Studi Romagnoli, con sede nella Biblioteca Malatestiana. La Società, statuto alla mano, è «rigorosamente apolitica» e ha come scopo principale quello di «promuovere con spirito scientifico gli studi di argomento romagnolo», mediante convegni annuali e la pubblicazione di volumi di «Studi Romagnoli». L’anno di nascita è molto significativo e cruciale: le ferite belliche sono ancora fresche, le menti migliori comprendono che la ricostruzione passa anche dalla cultura. Fra i promotori troviamo eminenti personalità e neofiti della ricerca, laici e religiosi, artisti e liberi professionisti, lo stesso vescovo di Cesena: Augusto Campana, Delio Cantimori, Lucio Gambi, Giancarlo Susini, Antonio Veggiani, Piero Zama, Renato Zangheri, ecc.

I fondatori attingevano a una “fede romagnola” che sgorgava da una “fede culturale”, da passione generosa e gratuita, da una concezione di passato che coniuga erudizione, specializzazione, finezza d’indagine, piacere della ricerca, senso etico della conoscenza, imperativo morale della conservazione, vivo interesse al presente e disinteressato investimento sui giovani e sul futuro. Essi hanno allevato una schiera di nuove leve che negli archivi e nelle biblioteche si sono addestrati e alimentati, con enormi e originali benefici per gli studi, le scoperte e le nuove acquisizioni. Né va dimenticato che la Romagna come area vasta – oggi un’esigenza più che una moda terminologica – è un concetto che, molto significativamente, può dirsi nato in ambito storico-culturale; e anche l’Università romagnola ha in qualche modo goduto di motivazioni identitarie con radici storico-culturali a lungo coltivate e alimentate dalla Società di Studi Romagnoli.

I “padri fondatori” prendono le mosse da una nobile idea di Romagna, aperta negli approcci disciplinari e nei contenuti volutamente eterogenei, con un’intelligente scommessa sul futuro; la prospettiva della storia locale risulta sempre innestata nel contesto più ampio e mai scissa da quella regionale e nazionale. Il risultato, come tutti sanno e possono verificare, è che non c’è aspetto della realtà romagnola che non sia stato affrontato: dal tempo remoto ai nostri giorni, dalla naturalistica alla vita associata, dall’economia alla politica, dalla cultura all’arte.

Da quel ’49, ininterrottamente, la Società promuove annuali convegni.

Nell’occasione di entrambi i convegni, di cui si allega il programma, sarà distribuito il volume LXIV di «Studi Romagnoli», con gli Atti del convegno 2013 a Modigliana e Tredozio (43 contributi, 800 pagine).

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