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San Marino, l’associazione oncologica incontra monsignor Andrea Turazzi

da Redazione

“Usciamo con due borse: quella degli attrezzi e quella del cuore”. Così gli infermieri dell’AOS hanno spiegato al Vescovo di San Marino Montefeltro, Monsignor Turazzi, il loro modo di affrontare il servizio domiciliare per i malati oncologici. Non solo terapia farmacologica, su consegna dei medici del Day Hospytal, ma disponibilità, ascolto, presenza ogni volta che viene richiesta. E in concomitanza, sostegno alla famiglia, che soffre accanto al malato.

E’ questa sintonia di obiettivi e di ideali tra gli operatori, quattro infermieri e due psicologi, che affonda nelle motivazioni personali ed etiche di tutta l’Associazione e che emerge in primo piano durante l’incontro avvenuto nel tardo pomeriggio di giovedì 9 ottobre, presso la casa vescovile, a Domagnano.

A guidare la delegazione composta dal direttivo e dagli operatori, la presidente Adele Casadei, che ha illustrato al presule le tappe salienti dei 21 anni di vita dell’AOS; le sue conquiste, sempre nell’obbiettivo di fare il bene del malato; il gradimento delle famiglie e dei cittadini. Un consenso che si traduce in donazioni, da cui l’Associazione trae le risorse per il prosieguo delle sue attività.

Un solo dato, assolutamente significativo, quello del tre per mille, che quest’anno ha portato nelle casse AOS la cifra di 173 mila euro. Il che equivale a circa 10 mila sottoscrizioni. Su 30 mila abitanti, è una cifra davvero importante.

“E’ la nostra forza e la nostra gratificazione” sottolineano a più voci i membri del direttivo, tutti volontari.

A coprire quello che manca per arrivare ai 210 mila euro di spesa annuale, ci sono le quote societarie (sono circa 800 gli iscritti) e le offerte.

Monsignor Turazzi si stupisce dei numeri: circa 130 pazienti seguiti, oltre tremila accessi ogni anno. E anche delle modalità operative, che puntano sulla risposta immediata e sulla velocità delle prestazioni. “Non siamo degli eroi” dicono semplicemente gli infermieri. Ma certamente, per molti malati, sono davvero degli angeli.

“La Chiesa deve essere attenta alle sofferenze e alle malattie” dice Turazzi, che racconta con toccante umanità alcuni episodi personali. “Incrociare il dolore e trovarsi tra fratelli non è solo l’insegnamento del Vangelo. Ero malato e mi avete visitato. Voi date concretezza ad un’idea stupenda, quella della solidarietà”. Quindi, invita a raccogliere il suggerimento di Papa Francesco a recitare la preghiera dei perché. “Non ci si deve vergognare di chiedere al Signore il perché di tanta sofferenza. Le ali per il paradiso sono spesso costruite sul dolore. Anche Gesù sulla croce ha fatto la preghiera del perché”.

In questa sintonia di intenti e di reciproca ammirazione, l’invito ufficiale da parte della presidente AOS a celebrare la consueta messa della Giornata Insieme, il 14 dicembre prossimo, per ricordare i tanti malati defunti. Un invito prontamente accolto.

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