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San Marino, Centrale del Latte: “Non siamo noi a esserci dileguati”

da Redazione

Simona Michelotti replica al Segretario Mularoni: “Nuovi imprenditori all’orizzonte? Noi aspettiamo risposte dal 2011…”.

 

di Loris Pironi

 

Un gruppo di imprenditori italiani è pronto a rilevare la Centrale del Latte di San Marino. Lo ha annunciato trionfalmente alla stampa, nei giorni scorsi, il Segretario di Stato al Territorio, Antonella Mularoni.

San Marino Fixing ha seguito le vicissitudini della Centrale del Latte con grande attenzione negli ultimi anni, raccontando in particolare il progetto e la proposta formalmente presentata da un gruppo di importanti imprenditori sammarinesi capeggiato da Simona Michelotti, Amministratore Unico del Gruppo SIT.

Oggi che abbiamo appreso dal Segretario Mularoni che non solo gli imprenditori sammarinesi non sono più considerati della partita, ma che c’è pure un nuovo gruppo alla finestra chiediamo proprio a Simona Michelotti un aggiornamento sulla situazione, dalla sua prospettiva…

In effetti il Segretario Mularoni ha detto, testualmente, che “gli investitori interni si sono dileguati come neve al sole”. Vi siete dileguati?

“Noi siamo imprenditori seri, figuriamoci se ci dileguiamo! Siamo qui a San Marino, tutti quanti impegnati non solo a stare sul mercato ma a crescere, pure in un momento drammatico per l’economia mondiale. Anche nella vicenda della Centrale del Latte non ci siamo tirati indietro, e mi pare che si possa dire tutto ma non che siamo come la neve al sole. Anzi, è triste che questo l’abbia detto un nostro Segretario di Stato, che peraltro stimiamo. Mi dispiace proprio, personalmente, che il tempo, l’impegno e anche le risorse che abbiamo messo a disposizione per portare avanti questo progetto siano stati liquidati in maniera così gelida e soprattutto così ingiusta”.

Vogliamo ricordare quando e perché vi siete avventurati nel tentativo di salvataggio della Centrale del Latte?

“Intanto ha detto la parola giusta, si è trattato di un tentativo di salvataggio di un bene dello Stato che nel corso degli anni si è purtroppo progressivamente deteriorato in mancanza di investimenti. Ai tempi, nel settembre del 2008, all’Anis è stato proposto di partecipare, come industriali, a questo progetto di salvataggio, inizialmente elaborato da Terre di San Marino, e, credo, voluto proprio dalla Segreteria di Stato al Territorio. Non si trattava di fare affari, lo spirito che ci animava era esclusivamente sociale, per fornire un supporto e un modello a un bene collettivo e per mantenere al nostro Paese la sua Centrale del Latte.

Del resto basta riguardare i numeri che avevate prospettato nel piano industriale…

“Eravamo diversi imprenditori, in quota parte, pronti a fare un investimento di circa 2 milioni di euro. Era un programma impegnativo, avremmo dovuto affrontare parecchie difficoltà e non pochi rischi. All’inizio abbiamo avuto come interlocutore il Segretario al Territorio con cui ci siamo confrontati regolarmente per definire i termini del progetto. Successivamente abbiamo fatto il punto della situazione periodicamente, anche con altri Segretari (al Lavoro, all’Industria, alle Finanze). A seguito della emanazione del Bando da parte del Governo abbiamo ufficializzato la nostra manifestazione di interesse. Era l’aprile del 2011, forse un momento in cui il Governo aveva altre priorità, tant’è che non c’è stato alcun seguito.

Poi come è naufragata l’operazione?

“L’operazione non è naufragata, in realtà da allora (2011) non ci sono stati riscontri fino alla primavera di quest’anno, quando ho richiesto un incontro con alcuni Segretari, nel quale abbiamo condiviso che non c’erano più le condizioni precedenti. Abbiamo ragionato su come si potesse comunque intervenire sulla Centrale del Latte seguendo altre soluzioni, magari coinvolgendo la grande distribuzione e le associazioni di categoria. Poi ho letto sui giornali che ci saremmo dileguati noi. Mi è dispiaciuto molto”.

Però qualcosa è andato storto, altrimenti dopo tutto questo tempo sareste riusciti a concludere qualcosa.

“Il fatto è che noi avevamo presentato la nostra manifestazione d’interesse nell’aprile del 2011. Il Segretario di Stato competente allora era Venturini. Nella manifestazione di interesse venivano richiesti documenti e dati indispensabili per approfondire il progetto e la sua fattibilità, ma poi è caduto il Governo, le Segreterie sono cambiate, le priorità anche forse, e non c’è stata più data risposta né chiesto di incontrarci ancora”.

In questi anni la vostra cordata si è allentata?

“Sì, è così. Non poteva essere diversamente. Il mondo cambia, gli impegni e le aziende anche, e senza risposte in tempi ragionevoli, si fanno altre scelte. Personalmente però io non mi sono tirata indietro, tant’è vero che l’incontro di marzo di quest’anno l’ho chiesto personalmente. Successivamente a quell’incontro è nuovamente cambiato il Segretario al Territorio e, devo essere sincera, il Segretario Mularoni mi ha contattato nei mesi scorsi, in un momento in cui mi era difficile organizzare un incontro, perché molto presa su altri fronti in Azienda”.

Fra l’altro ci avete anche investito dei soldi, in questo progetto…

“Fin dall’inizio abbiamo coinvolto alcuni consulenti di una Centrale del Latte del nord Italia, anche perché era necessario avere una competenza specifica che nessuno di noi aveva. Sulla base delle loro indicazioni, insieme all’Ingegner Grassi, abbiamo sviluppato un progetto di ristrutturazione dell’immobile, che ospita la Centrale. Poi per avvalorare la manifestazione d’interesse, come richiesto dal Bando, ho aperto una fideiussione, a nome mio, che è ancora in essere. Di impegno economico ce ne è stato, e tanto! Non mi sembra che ci siamo dileguati”.

Adesso quindi voi uscite di scena ed entreranno nuovi imprenditori. Cosa ne pensa?

“A me, da cittadina sammarinese, può solo fare piacere che ci sia qualcuno del mestiere, che saprà fare sicuramente meglio di quanto avremmo potuto fare noi, con grande fatica, non avendo le competenze necessarie. Mi auguro che la nostra esperienza sia servita alla politica per capire che una negoziazione su un progetto industriale come questo non deve e non può durare sei anni. Spero quindi, per tutti, che il Governo concretizzi velocemente questa nuova opportunità che si presenta”.

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