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Fermata Monte Titano per la mostra di foto “Project 192”

da Redazione

“La mostra – racconta Augusto Betiula – inaugurerà il 25 ottobre e rimarrà aperta sino al 15 novembre”.

 

di Alessandro Carli

 

Esiste forse solamente un modo per non dimenticare il passato: fermarlo. Renderlo immortale attraverso l’arte. Potesse evitare le tragedie, la fotografia, lo farebbe più che volentieri. Se e quando accadono però, l’obiettivo non può sottrarsi. Farà tappa nella Repubblica di San Marino, esattamente all’interno dal Palazzo SUMS, la mostra “Project 192”, il progetto partito più o meno un anno fa grazie alla sensibilità di Ciro Prota e che vuole ricordare – a distanza di 10 anni – l’attacco terroristico che nel marzo del 2004 squarciò Madrid: 192 vittime più una, un neonato che morì a causa delle ferite riportate dalla madre.

Prota ha chiamato 193 fotografi e ha chiesto loro uno scatto. Tra i selezionati, anche Augusto Betiula, fotografo di San Marino. “La mostra – racconta a San Marino Fixing – inaugurerà il 25 ottobre e rimarrà aperta sino al 15 novembre. Si tratta di un’azione di memoria collettiva e che vuole ricordare, a distanza di due lustri, l’attentato. Credo appartenga al linguaggio della fotografia il compito di rappresentare la realtà. Si tratta di un’operazione altamente educativa e ci aspettiamo che l’evento richiami molti studenti: in esposizioni ci saranno foto non cruente”.

Come detto, Augusto Betiula sarà presente con una sua immagine, rigorosamente in bianco e nero. Lo scatto è stato realizzato sul Titano.

“L’immagine – spiega – è stata fermata a San Marino città, nella galleria del trenino biancoazzurro, quel luogo che ha ospitato tanto dolore e tanti rifugiati durante la guerra. Gli unici vincoli per gli scatti, oltre al bianco e nero, sono stati il nome della vittima, che doveva apparire nell’immagine, senza l’ausilio del fotoritocco”.

Sul proscenio è stata posizionata una candela. “Il nome della vittima – prosegue il fotografo – è stata inserita in un cuore di carta. La candela rievoca il collo di una donna e il nastro nero ricorda un foulard, o una collana. Dal fondale, fuori fuoco, si vede un treno, che incombe. Ho scattato molto, anche perché spesso passavano i turisti e si fermavano a fare una fotografia davanti al trenino”.

La mostra verrà impreziosita dalla proiezione di alcuni video e dalle parole di alcuni fotografi.

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