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Tu leggi? Provate a fare in giro questa domanda…

da Redazione

Vi accorgerete che le risposte che vi daranno sono al limite dell’insidia. ‘In che senso tu leggi?’ e ‘io non leggo, scrivo’ sono le risposte più ricorrenti.

 

di Simona Bisacchi Lenic

 

Tu leggi? Provate a fare questa domanda a un amico. Riformulatela a vostro piacimento a parenti e conoscenti. Vi accorgerete come una domanda semplicissima possa produrre risposte al limite dell’insidia.

Il “lettore abituale” per lo più non avrà problemi a rispondere con un sì, rivelandoti il suo genere preferito, l’ultimo libro letto e lasciandosi pure andare a qualche – non richiesto – consiglio di lettura. Le risposte più originali arriveranno, però, dai non-lettori. Alcuni ti diranno semplicemente che no, non amano leggere, perché – come è lecito – preferiscono fare altro. Ma altri no, non si limiteranno a darti una risposta: ti daranno una loro versione dei fatti.

Tu leggi? “In che senso?” Nel senso di libri, giornali, fumetti… “Ah, in quel senso! No no, roba da intellettuali. Preferisco farmi una passeggiata, stare con gli amici, all’aria aperta”. E qui il lettore scopre nuove cose di sé. Lui credeva di essere una persona comune. Ma in un istante scopre che chi ha una passione per saggi o romanzi non può fare altro e non può stare con altri. Se leggi non ami l’aria aperta e gli amici. Ami leggere e basta.

Tu leggi? “No, io non leggo. Io scrivo”. Certo. E il calzolaio va in giro con le scarpe rotte. La parrucchiera non si pettina. Il cuoco non assaggia. Il veterinario è allergico ai gatti. E chi parla da solo ha sempre ragione.

Tu leggi? “Ho la casa piena di libri! Amo molto i libri. Ma no, non leggo”. Intanto, almeno li hai. I libri non scadono, quindi se un giorno te la sentirai magari li aprirai pure…

Tu leggi? “No, io non ho tempo, ho molto da fare”. E qui, un lettore potrebbe pure offendersi. Ma io vi racconto una storia. La storia di un uomo che fa un lavoro complesso, un lavoro così stancante da lasciare pochissimo – tempo e spazio – per se stessi. Ma quando arriva notte – perché a sera ancora si lavora, bisogna aspettare la notte – apre un romanzo. E si butta a capofitto in un’avventura. E si butta alle spalle la giornata. E immagina posti mai visti. E scopre storie più stravaganti di quelle che ha vissuto. E si addormenta sognando. Con la fantasia viva. Con la mente libera. Con la testa disponibile a nuove storie. Quelle che la gente domani gli racconterà.

Tu leggi? Sì, io leggo. E ho un libro in borsa per tutti quei momenti in cui la vita ti obbliga a fermarti. Alla stazione di un pullman, alle Poste, in attesa. E ho un libro sul comodino, e a forza anche solo di due parole a notte lo finirò. E qualche volta spengo la tv e leggo. E altre volte guardo la tv, e leggerò domani.

Tu leggi? Sì, io leggo. E credo anche che “tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico” (“I centochiodi” di Ermanno Olmi). Ma da quando i miei genitori hanno cominciato a raccontarmi delle storie, io non sono più riuscita a farne a meno. E tu? Tu leggi?

 

www.simonalenic.it 

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