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San Marino, CGG: non passa il riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso

da Redazione

L’istanza viene infine respinta con 35 voti contrari e 15 a favore. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

SAN MARINO – Con il saluto della Reggenza e l’approvazione a maggioranza di un ordine del giorno sottoscritto dalle forze di maggioranza e dall’Upr si è concluso l’ultimo giorno della sessione consiliare.

I lavori sono ripresi in mattinata dal dibattito avviato ieri sull’ultima istanza all’ordine del giorno, la n.10 per il riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero. L’istanza viene infine respinta con 35 voti contrari e 15 a favore.

Sono in un primo tempo due gli ordini del giorno presentati nel corso del dibattito sull’istan-za: il primo, della maggioranza, impegna il governo, tra l’altro, a elaborare modifiche di legge utili a introdurre la convivenza e l’ottenimento del permesso di soggiorno tra coppie dello stesso sesso; il secondo dell’Upr per affidare a un tavolo di confronto l’approfondimento del riconoscimento dei diritti civili. Dopo un confronto,i gruppi di maggioranza e l’Upr siglano un unico ordine del giorno che ribadisce l’impegno del governo alle modifiche normative per l’introduzione del “permesso di convivenza per coabitazione a fini solidaristici e di mutuo aiuto”, per regolamentare diritti e doveri dei conviventi e “avviare un confronto con tutte le forze politiche sulle modalità attuative dei diritti e doveri reciproci”. Il testo viene approvato a maggioranza dall’Aula.

Di seguito un estratto degli interventi odierni.

Comma 4, Istanze d’Arengo.

Istanza d’Arengo n. 10, affinché l’istituzione della famiglia sia tutelata in un’accezione ampliata atta ad includere quella costituita da persone dello stesso sesso e perché sia riconosciuta la validità dei matrimoni tra persone dello stesso sesso contratti all’estero. Respinta 35 contrari e 15 favorevoli

William Giardi, Upr: “Mi sono documentato su Wikipedia e ho letto che nel mondo in 19 Paesi il matrimonio fra componenti dello stesso sesso è consentito. I Paesi che convalidano il matrimonio contratto in Paesi esteri sono quattro. Se l’istanza verrà rigettata, sappiamo che il resto del mondo la pensa come noi, eccezione fatta per questi quattro Paesi, di cui tre sono molto piccoli. Se si fosse parlato di regolarizzazione dei diritti civili per le coppie omosessuali non ci sarebbe stato problema. Nessun problema sulla convivenza delle coppie omosessuali. Ma se deve essere un pass per aprire sulle adozioni, visti i dati contrastanti e ambigui in materia, mi muoverei con grande cautela”.

Augusto Michelotti, Su: “Rispondo subito a Giardi dicendo che non si parla di adozione dei figli da parte di coppie omosessuali con questa istanza. Siamo nel 2014, ma continuiamo a tenere un piedino nell’800 su questo tema. Ogni essere umano ha diritto di scegliere il partner che ritiene più giusto. Chi siamo noi per impedirlo? Come partito siamo perfettamente d’accordo con questa istanza e la voteremo favorevolmente. Invito tutti a votarla per non fare altri dieci passi indietro”.

Mimma Zavoli, C10: “Non dobbiamo imporre un modello di vita ispirato da una fede religiosa, ma riempire di valore le scelte fatte in questo contesto con rispetto e riconoscimento civile. L’odg di ieri sull’interruzione di gravidanza è irresponsabile e ipocrita, compromette la possibilità di avvicinarsi correttamente alla problematica. Questa non è una parrocchia, consigliere Manuel Ciavatta, questo è un parlamento che deve decidere per tutti i cittadini. Questa istanza non è una minaccia dell’istituto del matrimonio religioso, che è un’altra cosa. Ci dice solo che ci sono persone che decidono per il matrimonio o l’unione con una persona dello stesso sesso e vogliono vivere alla luce del sole”.

Elena Tonnini, Rete: “Siamo totalmente a favore dell’istanza. Chi è contrario si rifà a un concetto di famiglia che si dice riconosciuto dalla legge. Ma questo è un concetto astratto: uomo e donna che sono uniti dal matrimonio e finalizzano l’unione attraverso la procreazione. Questo concetto rischia di escludere il riconoscimento di diritti e doveri a tutto ciò che non ci rientra. La realtà di oggi è molto diversa e non può essere catalogata in questi schemi. La famiglia non è più solo questo. Ci sono le coppie di fatto, le famiglie monoparentali, i single, uno Stato incapace di adattarsi a una ricchezza in cambiamento non credo sia capace di rappresentare la propria popolazione. Io non mi riconosco nel concetto di famiglia proposto, non credo nel matrimonio, né che la finalizzazione sia la procreazione, non credo che la realizzazione di una donna sia procreare. Quello che si intende tutelare non è la famiglia ma un concetto ristretto di famiglia. Non si possono rinchiudere le relazioni in modelli precostituiti. La diversità non è una minaccia, ma un arricchimento”.

Mariella Mularoni, Pdcs: “E’ un tema di sconvolgente importanza per il riconoscimento dei diritti civili, si propone di modificare l’assetto normativo del diritto di famiglia che ha riconosciuto questo istituto come unione tra uomo e donna. Il legislatore ha fatto una scelta ben precisa e se l’istanza venisse approvata potrebbe seguire una legge ordinaria che andrebbe a cambiare radicalmente l’assetto di famiglia in Repubblica e questo non può avvenire con una semplice istanza d’Arengo. Non possiamo negare però che la società cambi e sono favorevole a individuare strumenti legislativi idonei per riconoscere diritti ai conviventi, per questo motivo accolgo l’Odg e non accolgo istanza”.

Marco Podeschi, Upr: “Bisogna andare al cuore del problema, al di là dell’istanza su cui ognuno di noi può avere un suo parere, io sono per non accogliere, sarebbe sciocco non capire che è necessario intervenire su alcuni aspetti, come la convivenza. C’è l’impegno a rivedere la legge sulle residenze. Non è possibile non prevedere, al di là del sesso, il fattore della convivenza con non residenti. Nel 2014 non è più accettabile, ci sono problematiche a cascata, lavorative, sanitarie etc. Come classe politica dobbiamo celermente dare una risposta concreta, e non quando la maggioranza ha superato le beghe interne. E’ un tema su cui dare risposte ai cittadini, sia dello stesso sesso o diverso, non è accettabile vivere rapporti sentimentali ai limiti della legge”.

Lorella Stefanelli, Pdcs: “In Italia gli omosessuali sarebbero il 5% della popolazione, rapportato con la popolazione di San Marino, nel nostro Paese sarebbero 1.650 persone. E’ un aspetto che im-patta sulla società e chiede risposte a cui noi dobbiamo dare risposta su come certe aspettative individuali devono essere valutate e in caso disciplinate come diritto. La mia posizione sull’istanza è di contrarietà perché parte dall’assunto che la convivenza tra persone dello stesso sesso sia una famiglia che si affianca a quella del matrimonio e della convivenza more uxorio tra uomo e donna e come tale va riconosciuta dall’ordinamento. Per me la famiglia è quella formata da un uomo e una donna, la base della nostra società. Lo è nei nostri principi alla base dell’ordinamento, la legge sul diritto di famiglia lo dice. E’ questa una differenza con il diritto italiano. Non dobbiamo tuttavia nasconderci che una necessità esiste, ma una cosa è riconoscere l’unione a fini anagrafici tra persone dello stesso sesso. E se su questo ci sono ostacoli normativi devono essere rimossi per consentire l’esercizio del diritto di una persona singola. L’istanza ha il merito di consentire di affermare la condanna di ogni forma di omofobia”.

Alessandro Cardelli, Pdcs: “Per noi il concetto di famiglia è molto diverso rispetto a quello che ho sentito da miei colleghi. Che comunque rispetto. Voterò contro l’istanza. Ma riconosco una serie di richieste che provengono dalla società civile. E’normale che il mondo vada avanti e che nostri concittadini modifichino i propri comportamenti. Ribadisco che non permetteremo mai a persone dello stesso sesso di adottare un bambino. Al contempo però riconosco che per quanto riguarda l’istituto della convivenza, la Dc è pronta a fare passi in avanti. Non consideriamo famiglia persone dello stesso sesso perché il fine di una famiglia è quello di dare corso alla società civile”.

Luca Santolini, C10: “In tanti hanno dedicato buona parte del loro intervento legando l’adozione e il figlio al concetto di famiglia derivante dall’unione civile. Ma è un equivoco di fondo che non ci permette di ragionare con l’opportuno distacco. Io vorrei eliminare la questione dei figli dalla questione del contratto stipulato davanti alla legge per unire due persone. Paradossalmente mi verrebbe da dire che se il problema è la parola ‘matrimonio’ o la ‘famiglia tradizionale’ possiamo parlare di ‘unioni per la vita’, ma non possiamo esimerci dal concedere parità di trattamento davanti alla legge a tutti i nostri concittadini a prescindere dal loro orientamento sessuale”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Un conto è dire ‘solo 19 paesi riconoscono il matrimonio omosessuale’. Un altro è dire che Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Francia, Danimarca etc. lo riconoscono: sono tutti i paesi a cui noi ci rivolgiamo quando parliamo di Stati all’avanguardia. Che cosa significa famiglia tradizionale? Il mantenimento di quello che c’era prima per mantenere la propria identità? Se fosse così però non avremmo dovuto neppure dare il diritto di voto alle donne dato che prima c’era il suffragio maschile. La tradizione è dinamica non è fissa. La tradizione della San Marino di oggi non è la tradizione della San Marino del ‘600 o del ‘700. Le tradizioni tengono conto delle evoluzioni di una società che cambia. E allora parlare ancora di famiglia tradizionale suona come uno sbeffeggiamento rispetto a quei 1.650 che secondo i dati della Stefanelli potrebbero avere tendenze omosessuali a San Marino. Ci chiamiamo la Terra della Libertà, ma per chi si discosta dalla tradizione non c’è spazio in questa terra. E’ una terra che caccia queste persone. Noi con l’ordine del giorno della maggioranza ribadiamo ancora una volta che una persona che vuole esprimere il proprio amore verso una persona dello stesso sesso si deve vergognare, deve stare in silenzio e deve andare fuori da questo paese”.

Marco Gatti, Pdcs: “Sento richiami alla laicità, ma poi registro commenti che sembrano una battaglia di religione. Dobbiamo affrontare il tema con un vero approccio laico. Il matrimonio non è un diritto, è un contratto. Per quel contratto la legge prevede delle prerogative. Due fratelli non lo possono fare: anche questo è illegittimo? Per due persone che decidono di convivere insieme, se una non è residente, esistono dei problemi, soprattutto se sono dello stesso sesso. E’ giusto affrontare il tema, credo che l’odg che proponiamo lo faccia. Quello delle residenze è un aspetto che, anche in questo senso, va discusso”.

Andrea Zafferani, C10: “Si parla di scelte individuali che non toccano nessun altro soggetto. E’ un tema che non tocca nessun altro diritto, qui non si scontrano diritti diversi. Se queste persone vogliono fare un contratto che prevede diritti e doveri, dov’è il problema? Quello dei figli è un problema che pongo su un altro livello. Ma la soluzione non è fare dichiarazioni di principio come quelle contenute nell’odg. Anzi, si creano problemi giuridici notevoli. L’istanza non parla di figli, ma solo di ciò che due persone dello stesso sesso decidono di fare nella loro vita. Fare questioni su questo tema significa imporre la propria opinione. Non lo tollero. E’ un’aberrazione da Stato non democratico”.

Ivan Foschi, Su: “Abbiamo una legislazione così retrograda che le convivenze sono appena tollerate. Lo Stato pretende di mettere il naso nella vita sentimentale delle persone stabilendo in termini etici cosa è giusto e cosa non lo è. Qui per qualcuno c’è da tenersi buoni i voti procacciati dal clero nella repubblica. La dottrina cattolica non ammette il divorzio, ma ciò non permette a chi vuole di farlo. Anche la chiesa su questi temi ha il coraggio di tornare indietro, noi non lo possiamo fare? Non si può imporre il proprio credo agli altri. E’ come se un vegetariano impedisse a tutto uno Stato di non mangiare la carne. Ci sono visioni fondamentaliste da parte di chi crede di essere ispirato dalla verità”.

Filippo Tamagnini, Pdcs: “Ho trovato molto equilibrati gli interventi di Mariella Mularoni e Lorella Stefanelli, due interventi in cui mi ritrovo. Ci aspetta su questo tema e su altri in un periodo affascinante perché impone a noi organo legislativo e la società di giudicare quali sono le basi della nostra cultura, riscoprirne le ragioni e trovare i metodi per modificarli”.

Gian Franco Terenzi, Pdcs: “Vorrei ricordare il contesto in cui è sorta la legge 26 aprile 1986 n. 49 a tutela, difesa, supporto e sviluppo degli istituti del matrimonio e della famiglia. All’epoca dei fatti due dottrine politiche opposte, Dc e Partito comunista, trovarono una reciproca comunione di intenti nell’unire impegno e responsabilità per dare massima tutela all’unione di uomo e donna, ovvero a matrimonio e famiglia. I singoli articoli della riforma confermano che il matrimonio uomo e donna è la sola unione civile capace di generare una famiglia, ovvero nuovi esseri umani con il patrimonio genetico di entrambi i coniugi. Non va paragonato ad altre unioni civili che vanno normate diversamente, in modo separato dall’istituto del matrimonio e famiglia. L’unione di due donne e due uomini non è una famiglia, non è matrimonio. Il matrimonio gay è più fenomeno mediatico che un’esigenza, è fenomeno ristretto. Olanda, Spagna e Inghilterra, dati alla mano, dimostrano che le unioni omosessuali sono una piccola fetta della popolazione”.

Matteo Zeppa, Rete: “Si è parlato di tradizione, ma la tradizione è qualcosa che si crea e che può essere ammodernata. L’istanza d’Arengo verte a dare il riconoscimento di un diritto, quello di fare famiglia. Ci troviamo di fronte a un ordine del giorno insulso. Tradizione a parte, quanti conoscia-mo che hanno famiglia con figli magari, che tradiscono e fanno una seconda famiglia altrove? L’Odg è una presa in giro per gli istanti e per tutta la società”.

Franco Santi, C10: “La società è cambiata e abbiamo il dovere di dare risposte più corrispondenti alla realtà. Detto questo, personalmente non sono soddisfatto perché un legislatore lungimirante che ha a cuore la difesa dei diritti di tutti i suoi cittadini credo debba fare uno sforzo a riconoscere un percorso comune di due cittadini, chiamiamoli pacs, unioni civili etc. Il punto è che l’istanza chiede di riconoscere in modo egualitario il diritto ad essere felici, vivere la propria individualità, sentendosi parte di un insieme. Dobbiamo interrogarci su quali siano i meccanismi più corretti per garantire questo diritto inalienabile di poter essere felici”.

Francesca Michelotti, Su: “E’ inutile parlare di diritti a chi si trincera in difesa della famiglia tradizionale con narrazioni prive di contatti con la realtà. Mi riferisco a Gian Franco Terenzi e Marco Gatti. Dolore, sofferenza, amore e comprensione: è su questo che vi sfido. Mi indigno verso la vostra indifferenza verso vite di sofferenza e umiliazione. Questo dibattito dà il senso dell’evoluzione del pensiero di questa classe politica. Dai toni sembra che l’omosessualità sia una scelta. Qualcuno pensa che sia addirittura data dalla moda o dal vizio. Stiamo parlando dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze, che deliberatamente lasciamo al rischio di una vita di pericolo, con una solitudine morale permanente”.

Matteo Fiorini, Ap: “Rifiuto che si dica che siamo più indietro di altri su questi temi. Sono d’accordo nel dire che riconoscere questi diritti non nuoce a nessuno. Ma penso anche che l’odg in questo senso sia soddisfacente. Ancora non diamo un nome a questo tipo di unioni, ma credo vada fatto. Andrà fatto un registro, andrà denunciato chi fa questo tipo di scelta. L’odg è un grande passo in avanti per tutelare i diritti di queste persone. Si parla per esempio di diritto di subentro nei contratti di locazione e di sostentamento economico. Non sostengo l’istanza d’Arengo perché il cuore del problema sono le adozioni. Se facessimo un referendum ci aggireremmo su una quota di 80% di contrari”.

Giovanni Lonfernini, Upr: “Il dibattito di ieri sull’interruzione di gravidanza si ricollega a quello di oggi, perché parliamo di diritti civili. Avanzo una proposta: l’odg lo prendiamo in considerazio-ne, però mi piacerebbe che ci fosse, da parte di governo e maggioranza, la disponibilità per indivi-duare una sede istituzionale in cui le posizioni espresse in aula possano emergere ulteriormente per trovare delle convergenze che possono poi tradursi in soluzioni possibili sul tema dei diritti civili. Se non è l’authority per le pari opportunità, creiamo una commissione apposita per questi temi”.

Stefano Macina,Psd: “Come Psd riteniamo che occorra affrontare questo aspetto in maniera da dare una risposta di riconoscimento dei diritti rispetto a delle situazioni che vanno regolamentate. Questa istanza non chiude il suo percorso oggi. La nostra posizione è molto netta e magari ci porterebbe ad approvare molti concetti dell’istanza, ma siamo una forza politica che vuole cercare una condivisione ampia all’interno del Consiglio in maniera che questi diritti, una volta riconosciuti, abbiano una base di concretezza e stabilità. Su questo terreno riteniamo che l’ordine del giorno presentato sia un elemento di base importante che apre a un ragionamento rispetto a quello che può essere un percorso che in futuro possiamo continuare a fare”.

Luigi Mazza, Pdcs: “Ho sentito in alcuni interventi d’opposizione un richiamo alla tradizione e alla vergogna. Mai come in questi giorni siamo stati estremamente seri e chiari. Rifiuto l’idea di chi dice che ci chiudiamo all’interno della tradizione. Noi diciamo ‘pane pane e vino al vino’. L’odg dice dove possiamo arrivare e dove non siamo disposti ad arrivare. Parliamo di Unioni e non di matrimoni, unioni con dei diritti per coppie dello stesso sesso, mentre il matrimonio riguarda un uomo e una donna. Il riconoscimento dei diritti è una cosa, ma per noi la famiglia si basa sul matrimonio di un uomo e una donna. Questo è un ragionamento serio. Sia sui diritti, sia sulle convivenze, sia sulle unioni. Siamo in grado di affrontare un ragionamento dove siamo in grado di riconoscere che le unioni regolamentano i rapporti tra persone dello stesso sesso. Non chiedetemi però di dire che uomo-uomo e donna-donna rappresentano una famiglia. Serve un po’ di buon senso e un po’ di serietà”.

Giovanni Lonfernini, Upr, presenta l’Odg del suo gruppo: “‘Il Consiglio ha preso atto dell’ampio dibattito, ribadendo il ruolo fondamentale riconosciuto alla famiglia tradizionale ed impegna il Governo a istituire un tavolo di confronto sul tema dei diritti civili’. Il nostro odg non nasce in contrasto con quello della maggioranza, ma vorrebbe dare dignità a due giorni di dibattito che hanno visto le forze politiche esprimersi sul tema dei diritti civili. Noi chiediamo che si esca da questo dibattito con una scelta che vada ad affidare ad un’istituzione, penso all’Authority delle Pari Opportunità, o anche a una commissione speciale in cui si possano confrontare tutte le forze politiche, il compito di confrontarsi sul tema. Questo non è un tema di parte ma un tema che ha un valore. Vogliamo rafforzare il valore del dibattito consiliare”.

Luigi Mazza, Pdcs: “Sul senso dell’ordine del giorno presentato da Upr ci esprimiamo favorevol-mente. Più che a una commissione speciale pensiamo a una commissione permanente: la 1 o la 4 potrebbero essere quelle più adatte ad affrontare la problematica dei diritti civili”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Il nostro gruppo è poco propenso a mediare a qualcosa che rappresenta una richiesta dei cittadini. Riconfermo il nostro voto di contrarietà ad entrambi gli ordini del giorno perché la natura mediatoria creata da più ordini del giorno snatura il senso dell’istanza d’Arengo. Siamo contrari ad entrambi tutti e due gli ordini del giorno”.

Marino Riccardi, Psd: “Pieno sostegno all’ordine del giorno di maggioranza. Grande passo in avanti di civiltà rispetto alla situazione attuale. Io credo che su questo argomento serva un confronto più ampio”.

Andrea Zafferani, C10: “Lascia onestamente l’amaro in bocca dover discutere di odg che rappre-sentano non volontà di prendere atto delle richieste delle istanze. Ci si gira attorno. Io penso che su questi temi riuscire a ragionare sulla sostanza e venirsi incontro per fare buone leggi, sia una cosa utile. Non capisco il perché di questa posizione. Amareggia il dover ragionare di ordini del giorno quando ci sono istanze d’Arengo che, se accolte, aprirebbero la stessa strada aperta dagli ordini del giorno. Si preferisce respingere quello che i cittadini propongono preferendo votare ordini del giorno”.

La coalizione Pdcs-Ns-Psd-Ap trova convergenza con l’Upr per un testo comune che viene approvato a maggioranza.

Luigi Mazza, Pdcs: “Il secondo odg chiedeva l’apertura di un tavolo confronto con tutte le forze, abbiamo trovato una mediazione e trovato una convergenza, su questo punto è stato modificato l’Odg firmato a sua volta dall’ Upr. Ne do lettura:

“Il Consiglio grande e generale, considerando che la legislazione sammarinese riconosce il matrimonio come unione di un uomo e di una donna fondato su una scelta libera e responsabile basata sulla uguaglianza morale e giuridica dei coniugi (…) stimando come nel progressivo muta-mento sociale, che evidenza la presenza di un numero sempre crescente di coppie di fatto, la stabilità e la durata hanno rilevanza per lo Stato (…), Impegna il governo a elaborare le opportune modifiche di legge utili al fine di

-introdurre nella legge 118/2010 il permesso di convivenza per coabitazione ai fini solidaristici e di mutuo aiuto, oltre a quello già previsto per convivenza more uxorio;

-regolamentare l’ottenimento del permesso di soggiorno, per coloro cui è stato concesso il permesso di convivenza, dopo un congruo periodo di durata e stabilità della stessa, convertibile in residenza decorsi i termini di legge; ad individuare gli strumenti legislativi più opportuni per regolamentare diritti e doveri reciproci dei conviventi, fatti salvi i diritti dei rispettivi familiari, riguardo ai seguenti ambiti:

– il sostentamento economico in caso di cessazione della convivenza;

-il diritto di subentrare nel contratto di locazione, in caso di cessazione della convivenza o di de-cesso di uno dei conviventi;

– l’assistenza in caso di malattia o ricovero di uno dei conviventi;

– le disposizioni esequiali in caso di morte di uno dei conviventi;

avviando un ampio confronto con tutte le forze politiche sulle questioni patrimoniali in caso di morte di uno dei conviventi e sulle modalità attuative dei diritti e doveri reciprochi indicati;

a confermare la genitorialità come prerogativa unica della famiglia e delle coppie conviventi more uxorio, disponendo apposita normativa in tal senso”.

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