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Raffaele Cantone: Fuori i corrotti da Confindustria

da Redazione

Dal palco del Forum Ambrosetti le parole del Presidente dell’anticorruzione. “Necessaria una battaglia culturale” per sconfiggere il problema.

 

Ha scelto una platea prestigiosa – quella del Forum Ambrosetti a Cernobbio – Raffaele Cantone per lanciare la sfida: cacciare le persone corrotte da Confindustria. Parole che danno seguito a quelle che poco prima dell’estate Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria Italia, aveva pronunciato in occasione del polverone giudiziario che aveva investito Expo 2015 di Milano: “Chi corrompe fa male alla comunità e al mercato” ma reca anche “grave danno alla concorrenza e ai suoi colleghi. Queste persone non possono stare in Confindustria”. Per il Presidente dell’authority anticorruzione è necessario iniziare una vera “battaglia culturale” in quanto “se passa l’idea che la lotta alla corruzione può essere conveniente c’è la speranza di ottenere qualche risultato”. Forte dei risultati ottenuti in una regione difficile come la Sicilia – ha messo alla porta gli imprenditori vicini alla criminalità organizzata – Cantone ha comunque sottolineato la necessità di individuare una serie di “interventi con altre norme sul falso in bilancio, sull’autoriciclaggio e sulla prescrizione”.

A Cernobbio però si è parlato anche di economia e di stretta attualità. Nella sua relazione Valerio De Molli, Managing partner di THA non ha usato mezze misure: “Le previsioni che fino a pochi mesi fa erano di una graduale ripresa dell’attività economica sono andate disattese. Gli ultimi dati hanno evidenziato un ritorno alla recessione per l’Italia, una stagnazione per la Francia e una contrazione del PIL dello 0,2% per la Germania, che fino a poco fa sembrava superasse quasi immune la crisi economica europea. Anche le successive statistiche sugli indicatori di attività manifatturiera hanno confermato un significativo rallentamento sia in Italia che in Germania. Le previsioni di un’effettiva ripresa sono, ormai in modo ripetuto, spostate sempre più avanti”.

Fari poi su Sergio Marchionne, in questi giorni sotto i riflettori per il battibecco avuto sulla Ferrari e soprattutto su Luca Cordero di Montezemolo. “L’uscita di Montezemolo dalla Ferrari non è in agenda” anche se, ha chiosato, “nessuno è indispensabile”. Poi è successo che mercoledì Radio24 ha annunciato che Montezemolo è stato defenestrato e proprio Marchionne ha preso il volante della Rossa.

Per l’ad di Fiat “sono due le parti della realtà Ferrari che sono importanti per noi. La prima sono ovviamente i risultati economici, i volumi, cosa su cui Luca ha fatto un grandissimo lavoro. L’altra è la gestione sportiva. Il cuore di Ferrari è quello di vincere: vedere la Ferrari in queste condizioni avendo i migliori piloti, box di una qualità eccezionale, ingegneri che sono veramente bravi, vedere quel sistema lì e vedere che non vinciamo dal 2008…”. Marchionne poi si è espresso sui problemi dell’Italia. “La burocrazia non solo costa cara, uccide le imprese. Per compilare una dichiarazione dei redditi servono 250 ore rispetto a 50 ore degli altri paesi. Il costo degli adempimenti costa 27 miliardi l’anno. Avviare una nuova impresa costa 2.100 euro, contro una media di 270 degli altri paesi. L’allaccio alla rete elettrica richiede 5 procedure per 124 ore di lavoro. Sono state approvate 620 nuove norme fiscali negli ultimi 6 anni, ovviamente con gli obiettivi di semplificare”.

Assente (per scelta) il Premier Renzi, il commissario alla spending review Carlo Cottarelli ha parlato di revisione dei conti: “Tagli per 20 miliardi? Io credo sia possibile farli visto che si parte da una base di spesa primaria di 700 miliardi”. Sferzate anche da parte del Presidente BCE Barroso, che ha puntato l’indice verso la flessibilità: “Per le riforme strutturali ci sono stati molti annunci ma nulla di concreto. Serve un modo intelligente di implementare le regole che abbiamo, ma anche rispettarle”.

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