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Rimini, prima italiana in forma scenica di “King Arthur” dei Motus

da Redazione

La 65esima Sagra Musicale Malatestiana presenta un nuovo e avvincente impegno produttivo con King Arthur, il dramma di John Dryden per cui Henry Purcell compose le musiche di scena. Lo spettacolo, che intreccia teatro e musica nell’originale connubio della secentesca semi-opera, sarà presentato martedì 16 e mercoledì 17 settembre – ore 21.30 – in prima italiana in forma scenica con la regia di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò / Motus al Complesso degli Agostiniani di Rimini, nella Sala Pamphili, ritrovato spazio per le sfide drammaturgico-musicali lanciate a ogni edizione dalla Sagra Malatestiana ai più innovativi gruppi teatrali.

In scena nei ruoli di King Arthur e della principessa Emmeline saranno Glen Çaçi e Silvia Calderoni, con i soprani Laura Catrani, Yuliya Poleshchuk e il controtenore Carlo Vistoli, interpreti musicali impegnati nella produzione assieme ai solisti dell’ensemble strumentale Sezione Aurea diretto da Luca Giardini. La consulenza al progetto di Alessandro Taverna. I costumi sono dello stilista di Antonio Marras. La nuova produzione Motus, Sagra Musicale Malatestiana 2014 è realizzata in collaborazione con Romaeuropa Festival, Amat/Comune di Pesaro e con l’amichevole partecipazione di Rossini Opera Festival. (biglietti da 8 a 12 euro, per informazioni tel. 0541 793811 – biglietteriateatro@comune.rimini.it)

Andato in scena per la prima volta al Dorset Garden Theatre di Londra tra maggio e giugno del 1691 (con più di cento repliche in poche stagioni), King Arthur basa la sua trama sulle battaglie tra i Britanni e i Sassoni con, al centro del racconto, le imprese di Re Artù per salvare l’amata Emmeline, principessa della Cornovaglia, rapita dal suo acerrimo nemico, il re sassone Oswald del Kent. Nel dramma del poeta John Dryden, le musiche di Purcell sono usate come veri e propri strumenti scenici. Il canto spetta a presenze sovrannaturali, spiriti e figure mitologiche che non hanno diritto di parola mentre, da parte loro, i personaggi del dramma non godono di nessuna facoltà musicale. Da una tale dialettica – unica e irripetibile nella storia del teatro occidentale – deriva il carattere ibrido ed eccezionale dell’opera.

«Abbiamo scelto un punto di vista femminile, quello della contesa principessa Emmeline, che, cieca come l’amore nelle mitologie antiche, è fragile presenza silente e significativa, ostaggio di bassi intrighi per il potere che la foresta di chiaroscuri e minacce incombenti – in cui le vicende sono ambientate – ben simboleggia», spiegano Daniela Nicolò e Luca Scarlini, al quale sono affidati l’adattamento drammaturgico e le traduzioni. «Qui la lotta fra bene e male è ossessivamente associata al binomio caldo/freddo e il paesaggio tutto pare emanazione di stati d’animo interiori. Il calore dell’amore si scontra con il gelo della politica, con la morte della guerra, che tutto avvolge. Questo trapasso fra esterno e interno, fra elementi climatici e stati del cuore sarà linea guida anche del progetto di allestimento scenografico che accoglierà, in uno stratificato dispositivo dello sguardo, visionari frammenti filmici. King Arthur di Dryden/Purcell si svela anche come un’interrogazione sulla funzione dirompente della musica, sulla sua forza e sui pericoli che essa induce. E la musica è la soglia in cui l’azione segna un suo limite – da superare o da infrangere – innescando una dialettica, in scena e nei sensi, pronta a sfociare in squilibrio, in scontro: in guerra».

«L’intento di Sezione Aurea è quello di offrire all’attualizzazione drammaturgica di Motus una rivisitazione musicale storicamente attenta e attendibile. Le fonti principali sono state individuate nella seconda ristampa (1702) e nella seconda edizione (1712) del King Arthur, a complemento delle due diverse lezioni conservate a Salisbury e al British Museum», spiega il violinista Luca Giardini, direttore dell’ensemble Sezione Aurea.

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