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San Marino, editoria: davvero una brutta legge

da Redazione

Ma le criticità principali del provvedimento, così come approvato in Commissione, riguardano anche il controllo della politica sui media – ci dispiace dirlo ma così è roba da terzo mondo – con la deontologia professionale affidata a un’Autorità scelta da Congresso e Consiglio, l’irrilevanza che viene data alla necessità di un contratto giornalistico.

 

di Loris Pironi

 

Avremmo voluto dedicare l’editoriale ad una riflessione sulla ripartenza, sulle tante (troppe) cose da fare, sull’autunno caldo per le imprese, sulla necessità di far ripartire l’economia con un impegno straordinario, se non addirittura con misure straordinarie.

Siamo però costretti a riassumere tutti questi concetti in poche righe perché lo spazio ci serve per raccontare la nostra contrarietà al testo della legge di riforma dell’editoria approvato in Commissione e ormai a un solo passo dall’ultimo passaggio consiliare che la farà diventare operativa.

Da anni sosteniamo la necessità di regolamentare un settore lasciato da sempre allo stato brado, tanto che in realtà non è neppure giusto parlare di riforma, perché non c’è niente, oggi, sotto il profilo normativo, che possa essere riformato, semmai impostato partendo da zero.

In compenso c’è un sottobosco giornalistico molto articolato, fatto di giornali siti web e blog che ha bisogno di certezze e di ripartire dallo stato di fatto attuale, mentre la legge rimette in discussione la struttura stessa di alcune redazioni.

Ma le criticità principali del provvedimento, così come approvato in Commissione, riguardano anche il controllo della politica sui media – ci dispiace dirlo ma così è roba da terzo mondo – con la deontologia professionale affidata a un’Autorità scelta da Congresso e Consiglio, l’irrilevanza che viene data alla necessità di un contratto giornalistico. E soprattutto la totale assenza di misure volte a garantire la sopravvivenza di un settore che è nevralgico perché per antonomasia è chiamato a fare la guardia al sistema, ma che per tutta una serie di motivi a San Marino come altrove difficilmente può sostenersi da solo. Ed è per questo che abbiamo chiesto – vanamente, a questo punto – di introdurre nella legge misure volte a aiutare i giornali senza ricadere nell’assistenzialismo e – altrettanto vanamente – di cancellare l’assurdo articolo sul cosiddetto “editore puro”. Purtroppo quello che è emerso dal dibattito in Commissione, così come dal precedente passaggio consiliare di Prima lettura, è non solo una diffusa mancanza di sensibilità rispetto ad una materia così delicata, ma anche una scarsa competenza della materia, su entrambi i fronti, maggioranza e opposizione. C’è ancora tempo per qualche ritocco, nel corso della seconda lettura. Ma francamente non siamo ottimisti, quella che verrà approvata sarà soltanto l’ennesima brutta legge, i cui palesi limiti verranno presto messi alla prova dei fatti. E ora torniamo al principio, all’esigenza di dare vita finalmente a una decisa ripartenza.

Ci concediamo un’ultima considerazione generale, che facciamo a prescindere dalla legge sull’editoria. Mai come quest’anno si respira un clima di sfiducia, segnali di un’inversione di tendenza non se ne vedono. E allora Fixing in questo autunno caldo cercherà di raccontarvi anche storie positive, di imprese che hanno successo, di risultati portati a casa. E’ stolto chi vuol’essere ottimista a tutti i costi, ma a raccontare sempre solo ciò che va male ci si deprime e si finisce per non rialzarsi più.

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