Home FixingFixing “L’internazionalizzazione è fondamentale per la ripresa”

“L’internazionalizzazione è fondamentale per la ripresa”

da Redazione

Intervista al Segretario Antonella Mularoni: “Nel Paese c’è un problema di alfabetizzazione”. Creato un pool che vaglia preliminarmente le proposte di investimento significative.

 

di Alessandro Carli

 

Si è iniziato a parlare di internazionalizzazione con sempre più insistenza e profondità dal 2008, da quando cioè l’Italia ha messo in black list la Repubblica di San Marino. Chiuso con due giri di chiave il mercato del Belpaese – storicamente il partner più gettonato e frequentato dalle imprese del Monte -, le aziende locali sono state costrette, loro malgrado, ad aprire lo sguardo anche e soprattutto su altri mercati. Processo mentale (e culturale) non facile, specie per le realtà meno strutturate o abituate a dialogare con il mondo. Oggi, sistemata la diatriba con Roma, la Repubblica torna a osservare lo Stivale, ma allo stesso tempo non smette di guardare con attenzione gli scenari globali. Le sfide sono molteplici, e si muovono lungo due direzioni ben precise: da un lato lo stato di salute delle realtà locali, dall’altro il progetto di attrazione di investimenti esteri.

Assieme al segretario di Stato al territorio con delega proprio all’internazionalizzazione, Antonella Mularoni, proviamo a fare un po’ di chiarezza, e approfondire alcuni aspetti di primaria importanza.  

 

Una delle deleghe più strategiche e delicate è quella all’internazionalizzazione. Quali sono gli obiettivi e quali le difficoltà?


“In verità il nome proprio della nuova delega che mi è stata attribuita è ‘cooperazione economica internazionale’, ma la finalità è proprio quella di promuovere l’internazionalizzazione del Paese, con una particolare attenzione allo sviluppo economico. Il presupposto è che il nostro Paese deve guardare, per gli investimenti e l’arrivo di capitali in Repubblica, ad un orizzonte molto più vasto della sola penisola italica, contrariamente a ciò che è stato fatto per troppi anni e che ci ha tra l’altro creato numerosi problemi. Essere legati in via pressoché esclusiva all’economia di un solo Paese rappresenta un elemento di debolezza, come abbiamo potuto verificare negli anni scorsi. Oggi disponiamo di una rete di accordi contro le doppie imposizioni fiscali – che sono fondamentali per favorire l’arrivo di investimenti esteri in territorio – e grazie alle relazioni internazionali che abbiamo si può agevolmente lavorare per promuovere il sistema Paese e farne conoscere le opportunità. Inoltre dobbiamo rendere il nostro Stato moderno e veloce nell’adozione di ogni decisione, dando certezza del diritto e delle procedure ad ogni potenziale investitore. Questi sono elementi imprescindibili se vogliamo che fra i tanti Paesi che esistono al mondo gli investitori scelgano San Marino”.

 

Le dimensioni ridotte del Titano e il suo essere un Paese extra-UE sono un vantaggio o un elemento di debolezza?


“Le dimensioni ridotte hanno di positivo che – volendo – i tempi decisionali possono essere accelerati rispetto alle realtà più grandi e complesse. Inoltre ciò facilita la relazione fra investitori e autorità, che non ha troppi filtri. Essere Paese non membro dell’Unione Europea presenta vantaggi e svantaggi. Per entrambi gli elementi dobbiamo essere bravi a sfruttare i vantaggi”.

 

Cosa può e deve rappresentare l’internazionalizzazione per il Titano?


“L’internazionalizzazione è fondamentale per favorire la ripresa economica e per far crescere il Paese nel senso più ampio del termine. Internazionalizzazione significa infatti prima di tutto un cambiamento dal punto di vista culturale e nell’approccio ai problemi, alle soluzioni, alle opportunità che offre il pianeta”.

 

La parola “internazionalizzazione” ha moltissime sfumature. Crede ci sia la giusta alfabetizzazione sul Monte?

“No, sinceramente penso che ci sia ancora molto da fare. E confido molto nel ruolo che in parte stanno già svolgendo e che sempre più saranno chiamati a svolgere i giovani più preparati, che si sono formati ed hanno fatto esperienze professionali di alto livello all’estero e che rappresenteranno la spina dorsale ineludibile di questo processo”.

 

Lei è membro ad honorem di Casia. In che modo lo si può portare nella Repubblica di San Marino?


“Mi permetta di dire che conosco gli antefatti e la genesi di Casia e probabilmente lo scorso anno San Marino ha perso un’ennesima occasione. Ma guardiamo al presente e al futuro. Ritengo che la collaborazione con Casia, nelle forme che con Casia potremo convenire, ci aiuterà non solo a qualificare l’offerta formativa/professionale del nostro Paese in un mercato del lavoro che a livello globale è sempre più complesso e richiede competenze e conoscenze sempre più articolate, ma ci potrà anche dare grande soddisfazione nella direzione della internazionalizzazione del Paese”.

 

Casia si rivolge all’Asia orientale. Come ha detto l’Ambasciatore Massimo Ferdinandi a San Marino Fixing, è un mercato che potrebbe offrire grandi opportunità a San Marino.


“Ne sono assolutamente convinta. Noi fra l’altro abbiamo consolidati ed ottimi rapporti con vari Paesi di quell’area geografica, che – lo sottolineo – sono Paesi in forte espansione, molto industriosi e con grandi capitali da investire”.

 

Quali sono i Pesi che potrebbero interessare maggiormente il Titano?


“Penso ad esempio – per iniziare il lavoro – a Cina, Giappone, Singapore e Vietnam. Poi possiamo allargare a vari altri Paesi”.

 

Internazionalizzare significa anche dialogare con le altre Segreterie: Industria ed Esteri, ad esempio. Come state lavorando?


“In verità l’internazionalizzazione riguarda tutti gli ambiti, pensiamo solo al turismo ed alle politiche culturali. Per favorire e facilitare l’arrivo a San Marino di investitori e per accelerare i tempi di decisione abbiamo creato un sottogruppo composto da alcuni Segretari di Stato che si incontra regolarmente per vagliare in via preliminare le proposte di investimento particolarmente significative e per alcune di esse siamo alla fase finale della valutazione. La mia Segreteria di Stato sta inoltre lavorando con altre Segreterie di Stato su vari progetti di internazionalizzazione. E’ importante comprendere che questo obiettivo si raggiungerà solo con un lavoro di squadra, dove tutti sono convinti della bontà della direzione scelta”.

 

In un’ottica di sinergia con la Cultura, crede sia auspicabile un Master o una laurea in internazionalizzazione a San Marino?


“Assolutamente sì. Ne ho già parlato con il Segretario di Stato all’istruzione e cultura, Giuseppe Maria Morganti, e auspico che una tale iniziativa possa partire dall’anno accademico 2015-2016”.

 

Certamente la platea di Expo 2015 rappresenta per il territorio una grande vetrina. A Milano si parlerà di agroalimentare. Sarà possibile creare sinergie con gli altri Paesi del mondo?


“Vedo Expò 2015 come una grande occasione per presentare la parte migliore del nostro sistema Paese. L’agroalimentare giocherà un ruolo particolarmente importante visto il tema prescelto, ma stiamo lavorando anche per far sì che il passaggio da Milano di milioni di persone e di autorità di molti Stati favorisca incontri a Milano o visite qualificate in Repubblica finalizzati a generare una migliore conoscenza e una maggiore cooperazione economica e dunque nuove opportunità di crescita per la nostra Repubblica”.

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