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Teatro, “visti per voi”: la recensione dello spettacolo “Oblivion.zip”

da Redazione

Una manna per la mente, una fonte fresca di sano divertimento, privo di volgarità: esiste ancora la comicità, lontana da quella televisiva e rumorosa, fatta di artisti che squittiscono.

 

di Alessandro Carli

 

LONGIANO – Un frullato di parole e musica, sapientemente rivisitato, quasi un rapput senza fiato e senza pause. Gli Oblivion, che domenica 24 agosto hanno reso omaggio alla meravigliosa piazzetta del borgo romagnolo, sono una full immersion in apnea, un guanto donato, un invito a stare meglio. Il titolo dello spettacolo – “Oblivion.zip” – rivela già tutto: una robusta zippata dei loro lavori, una sorta di “the very best of” apparentemente slegato da ogni logica, ma che nella realtà dei fatti vede davanti all’altare il cabaret più alto e il cafè chantant, satira tagliente (di costume) e calembour di parole. In questo matrimonio più che bigamo – gli Oblivion, sono in cinque: Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli – accade il miracolo: quello della risata che non conosce età. Ridono i bambini, gli anziani, e anche chi è, come il sottoscritto, più o meno “nel mezo del camin della vita”: del resto, come rimanere impassibili davanti a una vocalist che canta solo le vocali e si alterna a una consonant che invece emette solo consonanti? Negli 80 minuti di mise en scene, i loro cavalli di battaglia, Gianni Morandi, Eros Ramazzotti e Claudio Baglioni, i Queen (strepitosa la rilettura di “Bohemian Rhapsody” con le parole del Gianni nazionale) e la grande letteratura, quella dei “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni – donata al pubblico nel bis -, rivisitata però in 10 minuti, come una lectio dementialis. Nel viaggio anche la storia di Avatar in sei minuti, “La cura” di Franco Battiato rivista come ode all’aspirina, “Io amo” di Leali per non udenti (dove “amo” diventa chiaramente quello utilizzato per la pesca) ma soprattutto il gioco delle vocali: ogni attore ha la sua, e parla utilizzando solo quella. Una manna per la mente, una fonte fresca di sano divertimento, privo di volgarità: esiste ancora la comicità, lontana da quella televisiva e rumorosa, fatta di artisti che squittiscono. Ma non va presa integralmente: bisogna zipparla. Altrimenti non può essere salvata.

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