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San Marino, Commissione esteri: “Attività imprenditoriale e imprese editrici”

da Redazione

Prosegue l’esame dei 41 articoli della “Legge in materia di editoria e di professione degli operatori dell’informazione”.

 

SAN MARINO – Prosegue l’esame dei 41 articoli della “Legge in materia di editoria e di professione degli operatori dell’informazione”. Si riprende dall’articolo 23, “Attività imprenditoriale e imprese editrici”, in cui Marco Podeschi, Upr, illustra un emendamento parzialmente soppressivo, che viene comunque respinto. “Avremmo preferito distinguere e affrontare con normative diverse attività editori e giornalisti-spiega il consigliere di minoranza- l’Upr proporrà una serie di emendamenti soppressivi o parzialmente soppressivi per semplificare un progetto di legge eccessivamente articolato per un settore giovanissimo a San Marino, siamo convinti infatti che una normativa del genere limiterà la nascita e l’arrivo di nuove imprese editoriali”.

Il segretario di Stato per il Lavoro con delega all’Informazione, Iro Belluzzi replica: “C’era esigenza di riordinare anche la legge sull’editoria, non credo che con questo apporto normativo vada a complicare, si va invece a definire chi opera nel settore. So per certo che ci sono gruppi interessati a svolgere attività nel settore e che si affacceranno nei prossimi tempi”. L’articolo 23 viene approvato e così il successivo, articolo 24, Registro delle imprese editrici.

All’Articolo 25, “Agenzia di informazione”, Gian Matteo Zeppa, Rete ritira l’emendamento in quanto già accolto nella nuova versione del governo in cui viene eliminata la definizione del linguaggio di agenzia come “sobrio, conciso e pertinente” e ci si limita a indicare che le notizie delle agenzie sono “diffuse sinteticamente”, viene poi aggiunto che il direttore responsabile debba essere pubblicista o professionista in possesso Press card.

Viene respinto l’emendamento dell’Upr parzialmente soppressivo, non prima che il commissario Podeschi lamenti il “plagio palese” della definizione di agenzia stampa pubblicata su Wikipedia.

Accolto invece l’emendamento presentato da Luca Santolini, C10, che aggiunge alla definizione che la condivisione delle notizia delle agenzie debba avvenire “tra di loro o con soggetti esterni”.

Si apre un dibattito sull’imparzialità e sul ruolo dell’addetto stampa all’articolo 26, “Ufficio stampa”; respinti gli emendamenti di Ps e Rete totalmente soppressivi.

Zeppa, Rete, lo motiva con il rischio che “nessuna azienda, partito o associazione in questo modo possa più operare”, perché spesso “l’addetto stampa è un dipendente che svolge anche altre attività e nell’articolo si chiede la sua imparzialità, ma chi fa comunicati per aziende o partito per definizione è parziale”.

Podeschi, Upr, vista la specifica nel testo che il ruolo dell’addetto stampa sia definito dalla contrattazione collettiva, chiede come saranno inquadrate le persone che già svolgono questo tipo di mansione nella Pa.

Maria Luis Berti, Ns, tranquillizza il commissario Zeppa: “La ratio del suo ragionamento non è in contraddizione con l’articolo 26 che distingue tra colui che è un semplice addetto stampa, con impostazioni non assolutamente imparziali, e il giornalista professionista cui viene richiesta imparzialità”.

Articolo 27, “Pubblicazioni on line”, viene respinto l’emendamento parzialmente soppressivo di Upr. Si apre un dibattito, avviato dai commissari di minoranza Zeppa, Santolini e Podeschi sull’opportunità di inserire in questa legge regole per blog e social network che vengono distinti nell’articolo dalle testate informative.

Berti, Ns difende il testo: “Purtroppo assistiamo allo sfruttamento di contenuti di social network calunniosi di fronte ai quali ci si trova del tutto inermi, ben venga un testo di legge che vada a specificare le responsabilità di chi utilizza questi strumenti non per fare notizia, ma con finalità ben diverse. Fermo restando il fatto che distinguere social network e blog da testate giornalistiche non significa che non possano essere luoghi di libera espressione, solo che quando si cade nella calunnia, se ne deve rispondere”.

Della stessa opinione Andrea Belluzzi, Psd: “Stabilire nel nostro paese determinati passaggi è importante non per limitare la libertà, ma perchè libertà vi è se vi è responsabilità”.

Per Zeppa, Rete, nulla da eccepire sulla difesa dalla calunnia: “Ma dal comma 3 al 7 si tenta di dare una regolamentazione su qualcosa che dovrebbe essere regolamentato altrove”.

Piccante Podeschi, Upr: “Capisco che questa maggioranza e quella precedente abbiano una vera a propria ossessione dei social network che li spinge a controllarli anche di notte”.

Il segretario di Stato Belluzzi ribadisce che la legge non intende limitare la libertà di espressione per tutti i cittadini: “C’è la volontà di tutelare chi diventa oggetto dell’informazione, così come è sancito dalla carta diritti uomo”.

L’articolo è approvato: l’esame del progetto di legge proseguirà come da ordine del giorno fino a mezzanotte.

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