Home FixingFixing Con Annalisa Teodorani nella “Stagione dalle more bianche”

Con Annalisa Teodorani nella “Stagione dalle more bianche”

da Redazione

Fedele alla linea, anche questa volta ci troviamo di fronte a un titolo vernacolare, “La stasòun dagli amòuri bienchi”.

di Alessandro Carli


Annalisa Teodorani è una straordinaria poetessa dialettale di Santarcangelo. Attenta osservatrice – in lingua – degli umori della Atene della Romagna, nei giorni scorsi è uscita con una nuovissima raccolta di liriche per CartaCanta Editore (Forlì). Fedele alla linea, anche questa volta ci troviamo di fronte a un titolo vernacolare, “La stasòun dagli amòuri bienchi” (“La stagione dalle more bianche”). Ascoltatrice quasi antica eppure così fresca, bionda, quasi stilnovista all’apparenza, Annalisa raccoglie, con la sensibilità che si porta con grandissima dignità addosso, i racconti del passato. More bianche, forse dimenticate, chissà, in quel giardino di piante che non trovano più voluto da Tonino Guerra a Pennabilli: una nostalgia per i tempi in cui tutto era fatto di gesti piccoli, nugae forse, cosette di poco conto, che hanno saputo però aggrapparsi alla vita come edere.  

Davide Rondoni poeta, fondatore e direttore del Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna nonché curatore del volume, dice della poetessa: “Fedele, ma libera a suo modo da antecedenti illustri che nel suo dialetto e nell’asfissia cittadina hanno dato vita a importanti opere, da Pedretti a Baldini, la voce di Annalisa Teodorani è unica nella poesia contemporanea italiana. La sua lingua, materna e assoluta, scolpita nell’aria di una propaggine di Romagna chiara e dura, trova le meraviglie e i magoni della vita. La poesia, qui, trova dentro il vissuto gli elementi minimi di una mappa esistenziale che arde e sa, a volte con il sorriso tirato o a volte sognante sulle labbra, vedere l’invisibile in quel che crediamo di sapere, di avere già veduto. Rinnovando l’antica, povera e pericolosa missione della poesia: la sorpresa… Senza la quale la vita non si vive ma si perde”.

Unica figlia dei grandi santarcangiolesi – Nino Pedretti, Lello Baldini, ma soprattutto Giuliana Rocchi, che Annalisa incontrò e incontra sui muri del borgo clementino – Teodorani (1978), in questa nuova pubblicazione, prosegue la strada della sintesi, della poesia immediata, veloce, con un battito di ciglia, o un sorriso velato di spleen.

Torna la sottile malinconia dell’amore (“Ém cmóinz senza guardès / ém finói senza dì gnént”, “Abbiamo cominciato senza guardarci / abbiamo finito senza dire nulla”), ma anche il mondo degli animali che la circondano: la sovrapposizione tra il sentimento e la fattoria (“E’ mi cór l’è un pulsòin / una févra / sòta una muntàgna ad piómmi”, “Il mio cuore è un pulcino / una febbre / sotto una montagna di piume”), lì dove il pulcino apre le ali (“I mi znìn i è tótt aquè / i à pòuns agli èli / e adès i dórma / un sòn che i ócc i custidéss”, “I miei piccoli sono tutti qui / hanno posato le ali / e adesso dormono / un sonno che gli occhi custodiscono”), e il dialogo con un mondo altro, una fatamorgana onirica (“Làsa ch’la vénga da par sé / cumè una vòia ad sòn / ch’la t sóffia sòura i ócc / Adès a vagh in pèsa / e pàsmi a truvè / magari t’un insógni”, “Lascia che arrivi da sola / come una voglia di sonno / che ti soffia sugli occhi / Adesso vado in pace / e passami a trovare / magari dentro a un sogno”).

L’ha intitolato “La stasòun dagli amòuri bienchi”, dolce omaggio ai profumi del passato. Ma anche a tutti i nonni (azzardiamo “amori bianchi”: in fondo siamo sempre nella poesia) che hanno vissuto le loro stagioni, e che rivivono nella memorie di chi ha saputo ascoltare i proprio vecchi.

 

Annalisa Teodorani è compresa nel saggio a cura di Pietro Civitareale “Poeti in romagnolo del secondo Novecento” (Imola, La Mandragora, 2005) ma anche nel “Dizionario dei poeti dialettali romagnoli del Novecento” (a cura di Gianni Fucci e Giuseppe Bellosi, Villa Verucchio, Pazzini, 2006) oltre che nell’antologia in lingua inglese “Poets from Romagna”, uscita nel 2013 per la casa editrice gallese Cinnamon Press.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento