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San Marino, a Palazzo Onofri una mostra fotografica ‘Inconsapevole’

da Redazione

Nel corso degli anni sono state scattate migliaia di fotografie al cantiere. Le hanno realizzate i tecnici, Ezio Bollini, Maurizio Grassi e Nadia Pistolesi, in quanto funzionali alla documentazione del progresso dei lavori. E le hanno scattate i giornalisti di San Marino Fixing, Alessandro Carli (soprattutto) e Loris Pironi, un po’ per ispirazione di cronaca e un po’ per ispirazione e basta…

Nel corso degli anni sono state scattate migliaia di fotografie al cantiere. Le hanno realizzate i tecnici, Ezio Bollini, Maurizio Grassi e Nadia Pistolesi, in quanto funzionali alla documentazione del progresso dei lavori. E le hanno scattate i giornalisti di San Marino Fixing, Alessandro Carli (soprattutto) e Loris Pironi, un po’ per ispirazione di cronaca e un po’ per ispirazione e basta… La grande mole di materiale fotografico ha spinto a realizzare una mostra fotografica, che probabilmente diventerà una mostra permanente all’interno della sede dell’associazione. Tutto questo materiale, dicevamo, è stata vagliato dai fotografi Martine e Augusto Betiula, curatori della mostra, che hanno creato un vero e proprio percorso a doppio binario su cui si dipana il racconto.

Da un lato ci sono infatti le immagini scattate da Alessandro Carli e Loris Pironi, oltre trenta scatti stampati in grande formato che raccontano il cantiere, e le sue maestranze, con un occhio di riguardo per i dettagli. Queste immagini saranno in bella mostra sulle pareti lungo i corridoi e gli uffici dell’ANIS. L’altra parte, circa 280 foto, tutte scattate da Ezio Bollini, Maurizio Grassi e Nadia Pistolesi, vanno a comporre la seconda sezione della mostra, una sezione multimediale, raggruppate in una videoproiezione sugli schermi e a parete della durata di circa 15 minuti che raccontano fedelmente e in via cronologica com’era il Palazzo, la sua parziale demolizione, il lavoro del taglio della pietra, la gettata delle fondamenta e quindi l’evolversi della ricostruzione.

La mostra, come spiega il curatore, è intitolata “Inconsapevole” in quanto nessuno degli autori è fotografo professionista e soprattutto ha scattato con la consapevolezza che quegli scatti, strumentali, alla fine sarebbero stati utilizzati per uno scopo artistico.

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