Superato l’ostacolo black list, San Marino torna a respirare. Ma potrebbe avere molto, molto più ossigeno. Luca Chezzi, titolare di Tecnocasa San Marino, ci offre la sua riflessione sulla crisi e sul mercato immobiliare.
di Alessandro Carli
SAN MARINO – Superato l’ostacolo black list, San Marino torna a respirare. Ma potrebbe avere molto, molto più ossigeno. Luca Chezzi, titolare di Tecnocasa San Marino, ci offre la sua riflessione sulla crisi e sul mercato immobiliare, ma anche una potenziale e interessante soluzione per ridare respiro al comparto e, a pioggia, all’intera economia del Paese.
La crisi si è fatta sentire anche sul Monte.
“La crisi dei mercati ha creato un effetto-domino preoccupante. Chiudono le imprese e le persone che hanno chiesto un mutuo spesso non riescono a pagare il leasing. Sarebbe opportuno, dal mio punto di vista, che il governo mettesse in campo una forma di tutela per chi si trova in difficoltà. Una moratoria per il leasing: per due anni si pagano solo gli interessi e non la rata mensile. Auspico un dialogo su questo tema delicato tra la politica e le banche. L’offerta dell’immobiliare, sul Titano, è abbondantemente superiore alla richiesta”.
Il Titano ha molti immobili.
“Sono per un’apertura, chiaramente controllata e mappabile, verso l’estero. Credo sia giunto il momento di dare la possibilità alle persone straniere di poter acquistare un immobile a San Marino. Il mercato locale è chiuso: in Repubblica possono comperare solamente i cittadini residenti e le società di diritto sammarinese. Il tutto mentre negli ultimi lustri, sul territorio, si è costruito per almeno due generazioni”.
In che formula?
“Certamente occorrono una serie di punti fermi: persone fisiche e in possesso di un certificato pensale pulito. E’ necessario trovare la formula giusta: un permesso turistico ad hoc. L’assistenza sanitaria sarà privata. Se in un anno ci apriamo a 300 persone fisiche dal pedigree cristallino, le casse dello Stato possono respirare”.
Quanto potrebbe entrare nelle casse statali?
“A San Marino si paga un’aliquota dello 0,40% sulla prima casa e del 3,90% sulla seconda casa. Se vengono venduti 300 immobili a un prezzo medio di 300 mila euro e si applica un’aliquota del 10%, nelle casse dello Stato entrano 9 milioni di euro”.
Una somma che potrebbe essere reinvestita…
“Certamente. C’è un aspetto sociale di grande rilievo. Questi 9 milioni di euro rappresentano per lo Stato un’entrata a costo zero. Questa entrata può liberare risorse preziosissime per far ripartire il mercato immobiliare e l’economia del Paese. Si possono rinforzare le protezioni per la fasce più deboli, dare un po’ di linfa agli ammortizzatori sociali e al credito agevolato. Parimenti, il mercato potrebbe ripartire: chi acquista un immobile, lo fa anche risistemare. Si rimetterebbe in moto tutto il mondo che gira attorno all’edilizia, dai muratori agli imbianchini e gli idraulici, passando per i commercianti che vendono oggetti per la casa”.
LEGGI L’INCHIESTA DI SAN MARINO FIXING