“In un quadro già pesante di crisi, non c’è niente di peggio di una percezione negativa sul nostro futuro economico. Un fenomeno forse ancora più complesso della “materiale” difficoltà di portafoglio degli Italiani è quello legato al fattore della “paura psicologica”. Dico questo perché leggendo le prime pagine della stampa nazionale di oggi non si può non rimanere colpiti dalle indagini sulla base dei dati Eurostat 2013 che indicano le vacanze balneari del Belpaese fra le più care d’Europa, addirittura del + 10% rispetto alle medie europee.
Affermazioni generiche che riguardano un prodotto, quello balneare, che, ricordiamolo, è il prodotto principe del mercato prevalente, quello italiano, della Riviera di Rimini. Affermazioni che alimentano la diffidenza e portano ad essere ancora più infedeli alle destinazioni balneari in un quadro complessivo condizionato da alcuni elementi che non possono più essere considerati semplicemente tendenziali, ma veri e propri fattori strutturali del modo di viaggiare. Niente di nuovo, purtroppo: ogni volta che si parla di turismo italiano in Italia, vengono messi in luce pressoché esclusivamente gli aspetti negativi. Da una parte ci sono certamente i difetti, le storture, le farraginosità, i ritardi di un sistema Paese da riformare profondamente ma dall’altra non si può non notare come sussista quasi un riflesso pavloviano ad accanirsi su uno dei principali asset industriale italiano, versione nostrana del segarsi il ramo su cui si sta seduti. Ma non si risolvono i problemi del turismo nazionale dando corpo e voce alle sole critiche.
Dal condizionamento dei voli low cost – capaci di far diventare destinazioni turistiche località che turistiche non sono, con in più la forza competitiva di un prezzo inferiore rispetto a quello derivante dall’utilizzo dell’automobile. Alle offerte last minute capaci di convincere gli Italiani che sia sempre possibile prenotare sotto data, a condizioni favorevoli. E poi la spasmodica ricerca di comparazioni per soggiorni al risparmio e all inclusive.
In questo contesto di mercato, va detto con forza che Rimini è una destinazione fortemente competitiva. Ma non solo sul fattore prezzo che è rimasto invariato negli ultimi due anni e sfido qualunque istituto a dire il contrario. Proprio nei giorni scorsi, insieme ai rappresentanti delle associazioni degli operatori turistici, ho fatto il punto su questo, avendo conferma che in spiaggia come in hotel, le tariffe dal 2012 a Rimini non abbiamo subito variazioni in aumento. E partendo già da uno storico livello di assoluta competitività su questo fronte, essendo la Riviera riminese la migliore nel Paese nel rapporto qualità/prezzo.
Rimini è forse l’unica destinazione balneare d’Italia che, anche in questa difficile estate turistica, si è dimostrata capace di far vivere ai proprio ospiti un senso di socialità diffusa, di “comunità”. Il successo di una destinazione, tanto più nei nuovi scenari della competizione globale, dipende prevalentemente dalla capacità di affermare la propria identità, avendo presente che l’evoluzione della domanda è sempre più spinta dalla ricerca di motivazioni autentiche, di esperienze e di relazioni vere, di coinvolgimento emozionale. In una economia come il turismo, basata su valori immateriali come il sogno, il desiderio, il valore turistico di una località è direttamente proporzionale all’offerta di luoghi veri, capaci di esprimere un’atmosfera autentica, espressione del genius loci. Questo sforzo di intelligenza ‘collettiva’ – che ha al suo centro in modo insostituibile il valore e l’unicità dei luoghi e il carattere e l’dentità delle persone che li vivono – è la strada maestra che vogliamo seguire per ri-affermate la leadership della nostra area. Si tratta per noi di un obiettivo strategico, che serve a contrastare le problematiche legate alla sola competizione sul prezzo. Si tratta di valorizzare e proporre la Riviera quale ambito turistico di eccellenza, con una forte valenza ospitale, culturale, identitaria. In un clima che oscilla tra depressione e speranza, Rimini propone al Paese un messaggio opposto rispetto alla paura, alla fobia autolesionista, al traccheggiare, a richiudersi su se stessa: tra investimenti strutturali (gardware) e eventi (software), la nostra città è tra le poche a guardare al futuro partendo dal quotidiano. E tutto questo, ripeto, non deragliando di un millimetro dalla nostra capacità di presentare un’offerta complessiva insuperabile per rapporto qualità/prezzo”.