L’architettura è protagonista nei luoghi più magici dell’Antica Serenissima. Presenti 65 Stati, per un nuovo dialogo tra spazi esterni e esterni.
di Serena Macrelli
Architettura come ricerca, rispetto per il passato, innovazione, espressione di desideri. Ha aperto il 7 giugno la 14esima Mostra Internazionale di Architettura di Venezia all’insegna della contemporaneità che cerca i propri fondamenti per aprirsi al futuro. In una Venezia illuminata da un sole estivo ai Giardini, all’Arsenale e in molti palazzi della città progetti, disegni, installazioni, plastici, video raccontano passato e avvenire delle strutture urbane, delle ibridazioni, utopie, mutazioni architettoniche di ben 65 nazioni.
Identità e respiri cosmopoliti convivono nei padiglioni e nella mostra principale. “Absorbing Modernity 1914-2014” e “Fundamentals” i titoli che ben si accordano con questa mostra, curata da Rem Koolhass. In primo piano il valore della propria storia e l’importanza dei singoli elementi che definiscono peculiarità e fisionomie di spazi interni ed esterni. Sempre più fitto il dialogo anche con le altre arti: la danza, la musica, il teatro e il cinema. Gli spazi architettonici si plasmano come coreografie, come spartiti, fondono realtà e sogni e intessono rapporti di reciprocità con la poesia dei palcoscenici e del grande schermo. E’ il tempo anche del recupero, necessario, del legame tra architettura e società civile.
All’inaugurazione e alla premiazione presenti archistar, organizzatori, il Ministro dei Beni culturali e del Turismo Dario Franceschini, docenti, studenti da tutto il mondo, appassionati.
Leone d’oro alla Corea. Al Cile il Leone d’argento. Menzioni speciali per le partecipazioni nazionali al Canada, alla Francia e alla Russia. Leone d’oro alla carriera a Phyllis Lambert.
Fin dai primi giorni Giardini e Arsenale affollati. Si passeggia, passando da un padiglione a un altro, tuffandosi in atmosfere e creatività inglesi, francesi, spagnole, egiziane indonesiane. Come la modernità sia stata assorbita dai diversi Paesi il fil rouge delle esposizioni. Nel padiglione Gran Bretagna si raccontano le suggestioni di Stonehenge, delle case popolari intrecciate con quelle di dischi, musiche, libri e manifesti pubblicitari. In quello dell’Olanda in primo piano il lavoro di Jaap Bakema, la sua pianificazione urbana in sintonia con le nuove politiche sociali ed economiche.
Ai Giardini si pranza osservando, a poca distanza, due capanne primitive realizzate da operai finlandesi e cinesi. Si incontrano il Messico, l’Argentina, gli Emirati Arabi Uniti nella Sala d’Armi. Nelle Corderie ci si immerge in Monditalia, 41 progetti di ricerca e 82 film che raccontano come da crisi e caos, disquilibri e perdite di riferimenti si possa creare la novità, si possa rinascere con originalità e consapevolezza.
Un suggestivo portale in metallo si staglia davanti all’edificio cinquecentesco delle Tese delle Vergini. Il Padiglione Italia, curato da Cino Zucchi, presenta “Innesti/Grafting”, una riflessione sul fascino delle intersezioni tra antico e contemporaneo che in un Paese ricco di storia come l’Italia è nello stesso tempo una necessità inevitabile e un’occasione per delineare nuovi paesaggi urbanistici. Grandi schermi per collage fisici e digitali. Monumenti e vestigia dialogano con strutture lineari, essenziali, architetture moderne, geometriche oppure con fantasiose e coloratissime invenzioni dal sapore giocoso. Una parte del padiglione è dedicato a Milano Moderna. Viene ripercorso lo sviluppo di questa metropoli che sta conquistando sempre più gli spazi verso il cielo. Periodi positivi e periodi negativi, come il 1943 quando i bombardamenti rasero al suolo molte parti della città. Da allora una ricostruzione che porta la firma di importanti architetti come Portaluppi, Terragni, Ponti, Bottoni, solo per citarne alcuni.
La modernità italiana, invece, è ricordata attraverso 20 cartoline, visioni sintetiche di architetti stranieri che hanno pensato e rielaborato panorami e paesaggi. Gli ampi spazi delle Corderie si trasformano in percorsi che portano ad intimi angoli dedicati alla danza. L’espressività del corpo, la gestualità come componenti fondamentali per la progettazione architettonica che deve recuperare la sua essenza vitale, la sua funzione “umana”, il suo più autentico fine.
Uscendo dall’Arsenale, dirigendosi verso la riva degli Schiavoni e guardando oltre il canale è ancora il dialogo tra Storia e Contemporaneità il protagonista assoluto. Nel piazzale dell’isola di San Giorgio, a lato della Basilica, nove colonne alte sette metri, ornate con oltre ottocentomila tessere di mosaico dorate, brillano al sole. E’ l’installazione “The Sky over Nine Columns” dell’artista della luce Heinz Mack. Un forte contrasto, affascinante nel suo essere fonte di riflessione, immagine concreta del desiderio primordiale dell’uomo di collegare terra e cielo. Una “visione architettonica” che si rispecchia nelle acque del bacino di San Marco a ricordare come l’architettura sia sempre e in ogni modo espressione di desideri, sogni e aspirazioni. La 14. Mostra Internazionale di Architettura è visitabile fino al 23 Novembre.