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Il pasticcere del verbo: Stefano Benni a Rimini

da Redazione

Lo scrittore bolognese sarà a “Mare di libri” domenica 15 giugno alle 18. Il mito della “Luisona”, i giochi di parole, la capacità di allenare la mente.

 

di Alessandro Carli

 

Il bar sotto il “Mare (di libri)” è un racconto che il geniale Stefano Benni – il pasticcere de “La Luisona”, pasta memorabile di “Bar Sport” – forse non ha ancora scritto. In attesa di ascoltarlo a Rimini (domenica 15 giugno alle 18 alla Sala dell’Arengo, info: www.maredilibri.it) e suggerendo in maniera del tutto preventiva la lettura di almeno due suoi libri, proviamo a “ingolosirvi” con il capitolo dedicato alla regina delle vetrinette dei bar: la Luisona.  

 

La Luisona


Al bar Sport non si mangia quasi mai. C’è una bacheca con delle paste, ma è puramente coreografica. Sono paste ornamentali, spesso veri e propri pezzi d’artigianato. Sono lì da anni, tanto che i clienti abituali, ormai, le conoscono una per una. Entrando dicono: “La meringa è un po’ sciupata oggi. Sarà il caldo”. Oppure: “E’ ora di dar la polvere ai krapfen”. Solo, qualche volta, il cliente occasionale osa avvicinarsi al sacrario. Una volta, ad esempio, entrò un rappresentante di Milano. Aprì la bacheca e si mise in bocca una pastona bianca e nera, con sopra una spruzzata di quella bellissima granella in duralluminio che sola contraddistingue la pasta veramente cattiva. Subito nel bar si sparse la voce: “Hanno mangiato la Luisona!”. La Luisona era la decana delle paste, e si trovava nella bacheca dal 1959. Guardando il colore della sua crema i vecchi riuscivano a trarre le previsioni del tempo. La sua scomparsa fu un colpo durissimo per tutti. Il rappresentante fu invitato a uscire nel generale disprezzo. Nessuno lo toccò, perché il suo gesto malvagio conteneva già in sé la più tremenda delle punizioni. Infatti fu trovato appena un’ora dopo, nella toilette di un autogrill di Modena, in preda ad atroci dolori. La Luisona si era vendicata. La particolarità di queste paste è infatti la non facile digeribilità. Quando la pasta viene ingerita, per prima cosa la granella buca l’esofago. Poi, quando la pasta arriva al fegato, questo la analizza e rinuncia, spostandosi di un colpo a sinistra e lasciandola passare. La pasta, ancora intera, percorre l’intestino e cade a terra intatta dopo pochi secondi. Se il barista non ha visto niente, potete anche rimetterla nella bacheca e andarvene.

 

Pantera


Se la Luisona vi è stata indigesta, c’è sempre “Pantera”, l’ultima fatica letteraria del grande scrittore bolognese. Ecco il plot: l’Accademia dei Tre Principi è una sala da biliardo.

E’ un sotterraneo, un antro favoloso, dove sotto lo sguardo cieco del saggio Borges incrociano le stecche giocatori leggendari come il Puzzone, Elvis, Tremal-Naik, la Mummia, il Professore e Tamarindo. Si svuotano portacenere e si tiene il conto delle battaglie. In quel mondo di soli maschi un giorno fa il suo ingresso Pantera, “snella, flessuosa, pallida”, e la leggenda varca i confini. Quando i migliori cadono, come in un poema cavalleresco i campioni cominciano ad arrivare da lontano.

 

Benniade


I suoi romanzi e racconti contengono, non solo tramite la costruzione di mondi e situazioni immaginarie, una forte satira della società italiana degli ultimi decenni. Il suo stile di scrittura fa ampio uso di giochi di parole, neologismi e parodie di altri stili letterari.

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