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Renato Dulbecco: un grande complesso scientifico nella Repubblica di San Marino

da Redazione

Il premio Nobel Renato Dulbecco salì a San Marino il 1° ottobre del 1998. L’orazione ufficiale per l’insediamento degli Eccellentissimi Capitani Reggenti.

 

di Renato Dulbecco

 

Sono molto onorato dell’invito a presenziare a questa importante cerimonia, che riflette molti secoli di attività democratica, permettendomi di presentare alcune mie idee. Io sono un biologo e le mie idee si sviluppano in questo campo. Cercherò di spiegare quali sono le moderne frontiere di questa scienza, quali gli scopi da raggiungere e come la Repubblica di San Marino può contribuire al progresso in questo campo. (…) La biotecnologia sia come ricerca che come industria è di valore positivo per l’umanità. Si può prevedere che i risultati ottenuti finora sono solo un indizio di ciò che si può ottenere e che molto di più si otterrà nel futuro. Possiamo perciò considerare come si può favorire lo sviluppo delle biotecnologie.

In primo luogo bisogna riconoscere che il lavoro capace di produrre risultati pratici importanti consiste di due parti: una è la ricerca, che scopre fenomeni nuovi, l’altra è l’innovazione industriale che, partendo dai risultati della ricerca, ottiene nuovi prodotti e li mette a disposizione del pubblico.

L’associazione tra queste due attività è ben visibile negli Stati Uniti, dove ci sono grandi concentrazioni di ditte biotecnologiche attorno ai grandi centri di ricerca genetica, per esempio nell’area di Boston, in quella di San Diego ed in altre.

Negli Stati Uniti c’è anche l’espresso desiderio della cooperazione tra le due attività, come è dimostrato dal fatto che gli istituti dove si fa ricerca hanno efficienti uffici di brevetti, in modo che ogni risultato di possibile utilità viene brevettato. Poi il brevetto viene concesso ad alcune ditte interessate per il suo possibile sfruttamento e, se ne risultano guadagni finanziari, l’istituto ne riceverà una parte. Molti risultati importanti sono derivati da questa associazione.

 

Un nuovo complesso scientifico-industriale: il ruolo di San Marino


Oggi queste attività sono ben poco rappresentate in Italia, per varie ragioni. Una è che non ci sono i grandi centri di ricerca di base. Un’altra è che non c’è la cultura adatta: spesso lo scienziato che cerca di ottenere risultati pratici dalle sue scoperte viene considerato male; c’è ancora una certa tendenza alla “torre d’avorio”. Se vogliamo mantenerci alla pari col resto del mondo bisogna cambiare questa situazione.

Io penso che San Marino, assieme con la sua città vicina, Rimini, sia un posto ideale per iniziare la crescita delle biotecnologie in Italia. Si può pensare ad uno scenario di questo tipo. Si costituisce un complesso scientifico-industriale formato da un Istituto di ricerca di base associato con ditte biotecnologiche.

L’Istituto sarebbe simile agli Istituti di ricerca di base degli Stati Uniti per la libertà d’azione dei ricercatori, ma ne differirebbe nell’essere attivo in settori rilevanti a problemi pratici definiti.

Per esempio, pensiamo ad un istituto dedicato alla ricerca di base sul cancro: c’è un chiaro obiettivo, ma i mezzi per raggiungerlo sono vari ed ipotetici; mentre l’obiettivo generale, la conquista del cancro, può essere definito in partenza, i mezzi per raggiungerlo attraverso la ricerca non lo sono e dipendono dall’immaginazione e dal-l’esperienza dei ricercatori.

Tale Istituto, perciò, sarebbe suddiviso in un certo numero di sezioni, non più di una decina, ciascuna con un proprio “goal”, ma vicine l’una all’altra nella filosofia della ricerca e nelle tecnologie usate, in modo che ci possano essere molti scambi tra ricercatori di diverse sezioni. Per esempio, tutti potrebbero fare studi di biologia molecolare, ma applicati a obiettivi diversi. Gli scambi sarebbero favoriti dalla comunanza di parecchie attività, quali conferenze, seminari, da una comune mensa e dall’uso comune di certi strumenti o attrezzature di ricerca. Le direzioni in cui si incanalano le diverse ricerche sarebbero stabilite in grandi linee da comitati di esperti comprendenti ben noti ricercatori estranei all’Istituto e rappresentanti di ditte biotecnologiche, con contributi dei ricercatori dell’Istituto stesso.

L’Istituto avrebbe 500-600 dipendenti, di cui 300-350 ricercatori, in prevalenza giovani. La scelta del personale sarebbe cruciale per il successo dell’impresa.

Un Istituto ben organizzato potrebbe attrarre giovani ricercatori italiani che lavorano all’estero e vi hanno ottenuto riconoscimenti; essi sarebbero desiderabili almeno per le posizioni di maggiore responsabilità.

Attorno all’Istituto si costituirebbe un nucleo di ditte biotecnologiche, piccole all’inizio, attratte con vari mezzi di incoraggiamento, quali facilitazioni fiscali, offerta di locali ed altri.

Io penso che San Marino, assieme a Rimini, sia un posto ideale per tale sviluppo, per varie ragioni.

C’è già un’Università, ma è prevalentemente dedicata all’insegnamento: un forte Istituto di ricerca sarebbe un buon complemento.

Il fatto che San Marino sia una Repubblica indipendente permetterebbe all’Istituto di essere organizzato e amministrato in modo più elastico e flessibile che non in altri luoghi. Non ci sarebbero tradizioni da seguire, perciò la struttura dell’Istituto potrebbe essere sviluppata in modo moderno, di grande efficienza.

C’è il problema dei fondi necessari per l’operazione del complesso, che non sono trascurabili.

L’Istituto di ricerca di base dovrebbe insorgere sotto la responsabilità degli organizzatori, cioè San Marino e Rimini; l’investimento iniziale

sarebbe molto forte, ma col tempo esso dovrebbe essere recuperato usando i contributi delle ditte biotecnologiche del complesso in relazione ai loro introiti.

Le ditte biotecnologiche, invece, dovrebbero essere fondamentalmente finanziate da quel che è noto come “venture capital”.

Non ci sono forti precedenti per questa forma di capitale in Italia, ma un complesso di ricerca e industria ben organizzato, efficiente, certo attrarrebbe capitale anche da altri paesi.

Queste sono le mie idee sul futuro della ricerca genetica e delle biotecnologie, in cui la Repubblica di San Marino e la città di Rimini potrebbero esercitare un ruolo molto importante.

Io penso che siamo in un periodo propizio per fondare il complesso che ho descritto, perché le conoscenze già acquisite e le tecnologie sviluppate formano una base solida su cui costruire.

Io credo che questo sia un momento opportuno, in cui è necessario decidere e agire.

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