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San Marino, Consiglio Grande e Generale: esito referendario, le repliche

da Redazione

La minoranza ha richiesto le dimissioni del dirigente sanitario dell’Iss. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

Nel pomeriggio prosegue il dibattito sull’esito della consultazione referendaria del 25 maggio 2014, che si conclude alle repliche, con la presentazione di due ordini del giorno, uno della maggioranza, per dare mandato al governo di istituire un tavolo di confronto ‘sull’esame delle problematiche conseguenti all’esito referendario’ ; il secondo di tutta la minoranza per richiedere le dimissioni del dirigente sanitario dell’Iss. In chiusura di seduta, il consigliere di Rete, Matteo Zeppa, annuncia che è solo il primo degli ordini del giorno conclusivi al dibattito che l’opposizione intende presentare. I lavori riprenderanno in seduta notturna.

 

Di seguito una sintesi degli interventi:

 

Alessandro Mancini, Ps: “Quel 25 maggio credo che molti cittadini, al di là sulle idee chiare sui quesiti, hanno voluto esprimere l’opinione sui risultati di governo e maggioranza nell’affrontare un momento difficile. Il segretario di Stato ha dato le dimissioni, un atto dovuto. La politicizzazione del referendum in primis è stata senz’altro il governo a farla, e visto che ha perso, ha fatto bene il segretario a dimettersi. Che poi siano state dimissioni lampo, durate 4 ore, non entro in merito. La Reggenza ha proceduto ad emettere decreti per abrogare le due leggi, dando corso all’esito referendario. Ora si apre una fase nuova, c’è una lacuna normativa da andare chiudere. Sono stati fatti degli sbagli, durante i lavori della Commissione e la seconda lettura era stato detto che l’opposizione avrebbe usato tutti gli strumenti per continuare la battaglia. Prima di questa sessione, c’è stato un incontro per chiedere alle forze di opposizione di sedersi attorno un tavolo per ragionare sulle possibili soluzioni, è una scelta importante, responsabile. Il Ps si siederà a questo tavolo, ma con le idee molto chiare. Raccogliere i cocci nel rispetto della legge e di quanto scelto dai cittadini”.

 

Teodoro Lonfernini, segretario di Stato per il Turismo: “Qualcuno ha sempre bisogno del termometro del consenso dei cittadini, arrivando ad abusare degli strumenti istituzionali. Le due leggi verranno abrogate con mio dispiacere, avremmo ammodernato il sistema sanitario e garantito una gestione più efficace dei fondi previdenziali, resterà la strumentalizzazione, ma la volontà dei cittadini sarà rispettata. Le considerazioni sulla situazione attuale dell’opposizione sono critiche per l’operato della maggioranza e del governo. Ma segnalo solo che l’imminente visita del presidente della Repubblica italiana sancisce l’operato delle istituzioni, ovvero le riforme per il riposizionamento internazionale di San Marino, riforme necessarie e lo sa anche l’opposizione. Certamente, dal referendum un segnale di disagio e timore per il presente e il futuro, noi responsabili di governo lo dobbiamo recepire come stimolo per fare di più e meglio. Dobbiamo essere noi a dare nuova speranza e fiducia a chi ci ha accordato sostegno per cambiare le sorti del Paese”.

 

Giovanni Francesco Ugolini, Pdcs: “I cittadini hanno votato e non accetto chi dice che non hanno capito. E’ un insulto alla loro intelligenza e all’istituto democratico. E’ chiaro che gli argomenti sono molto particolari, cadono in un’epoca di forte contraddizione sociale. Abbiamo fatto una riforma Igr leggera, qualche sforbiciata nel pubblico senza licenziare nessuno, allora perché tanta rabbia? Perché non si vede ancora una luce fuori dal tunnel. Il partito del no a San Marino è molto forte, non vogliamo criticare l’opposizione che ha vinto la sua partita e l’ha vinta bene. Da persona che ha vissuto nella galassia Iss sono rimasto perplesso dalla posizione di certi dirigenti, che devono restare nel loro ruolo. Le prese di posizione hanno avuto effetti negativi che come maggioranza abbiamo pagato. Ora l’iniziativa dei tre capigruppo di maggioranza di aprire un tavolo con l’opposizione è un passaggio da compiere per far prevalere il senso di responsabilità per il Paese. L’Iss è di tutti, non di un dirigente o di un partito”.

 

Luca Lazzari, Indipendente: “Nessuno vota solo per mandare un segnale o fare una ripicca, degli 11 mila sì nessuno non ha che fare con le questioni in ballo. Maggioranza e governo si ostinano a dire che gestione privata di Fondiss e la libera professione non sono state capite per un problema di difficoltà tecnica, perché c’è un punto per cui la democrazia cade per incompetenza. Invece la democrazia non è caduta. Nelle elezioni politiche prevale la logica clientelare, se non ricattatoria, e fino ad oggi alla politica è stato perdonato tutto perché in un modo o nell’altro ha garantito occupazione e stato sociale. Ma oggi c’è preoccupazione, l’Iss è la casa della salute, è un pezzo della nostra sovranità e dobbiamo difenderla. Quindi FondIss, ovvero le pensioni. Invito chi ci ascolta a guardare alcune puntate che il programma televisivo di Raitre Report ha dedicato al tema delle pensioni, l’ultima è andata in onda proprio lunedì scorso. Le pensioni, raccolte in dei fondi, sono gli ultimi soldi veri rimasti in circolazione. Muovono gli appetiti. Nella previdenza complementare chi versa, versa per sé, quella stessa quota, perché non lasciarla in busta paga? Sarà poi il lavoratore a decidere come impiegarla, se metterla in un fondo di investimenti, se giocarsela in borsa, o spendersela perché ha deciso che per la sua vecchiaia gli basta una pensione più bassa. La risposta è fin troppo scontata: perché così non ci guadagnerebbero i banchieri, i sindacati che nelle società di gestione dei fondi hanno i loro uomini, gli industriali, che nelle società di gestione dei fondi hanno le partecipazioni, gli assicuratori, Gianfilippo Dughera, l’amministratore della Compagnia sammarinese di assicurazione che da 10 anni muove da dietro le quinte l’affare sulla previdenza integrativa, Tonino Carattoni, l’ex comunista stratega del Psd, patron delle assicurazioni Unipol e membro del Cda di Cassa di Risparmio, impegnato senza pudore in tutte le trasmissioni televisive referendarie a sostegno della libera circolazione del capitale”.

 

Claudio Felici, segretario di Stato alle Finanze: “Quando i cittadini vengono chiamati ad esprimersi su un quesito occorre rispettare la decisione. Ma il rispetto vale per tutti: per chi ha subito una perdita rispetto al fatto che l’oggetto del quesito abrogativo rende vano una legge realizzata, ed anche per chi invece sosteneva la tesi che poi ha vinto. Quando un governo, sulla base anche di un mandato popolare, dato che alcune misure abrogate erano contenute nel programma elettorale, vede che i propri provvedimenti non vengono approvati dai cittadini deve riflettere. A mio avviso il governo ha fatto bene a produrre quei provvedimenti ma probabilmente non li ha spiegati bene alla cittadinanza. Dal fronte del ‘si’ ho sentito una serie di ragionamenti sul fatto che i provvedimenti presentati non erano adeguati ed altri che invece traggono conclusioni apocalittiche, dalle dimissioni del segretario di Stato a quelle del governo. Questo però non è rispetto del voto referendario: gli elettori hanno risposto con un ‘si’ e con un ‘no’ solo a due quesiti. Il resto è solo propaganda. Il governo ora rifletta dove ha sbagliato e cerchi di ascoltare quali sono, nel rispetto del voto referendario, le proposte e le soluzioni suggerite dal fronte del ‘si’. Ora la politica con la propria dose di responsabilità dia le risposte giuste alle tensioni che si sono create nella comunità”.

 

Maria Luisa Berti, Ns: “Abrogata la legge ora non c’è più alcuna disciplina rigorosa di quei controlli sui liberi professionisti che, in caso di violazione delle regole, rischiavano anche il licenziamento. Mi auguro che ora l’opposizione responsabilmente dia il proprio contributo per trovare soluzioni e dare risposte. E’ stato un male aver strumentalizzato questioni così importanti e delicate e di esclusiva pertinenza della cittadinanza e mi dispiace che la gente non abbia percepito l’effettivo valore delle leggi poi abrogate. I numeri del ‘si’ sono stati enormi. Penso però che l’espressione del voto sia una reazione a una politica rigorosa dei sacrifici che purtroppo questo governo ha dovuto fare. Sacrifici che sono stati necessari ma appunto mal digeriti. L’esito referendario deve essere colto come un segnale di sprono verso una politica concreta del fare e di risanamento dell’economia. Una politica che renda più partecipe la gente e che sia anche una politica di contrasto verso quelle sacche di privilegi e ingiustizie. Noi siamo in grado di migliorare questo Paese, di farlo rinascere e di farlo ricrescere. E’ ovvio però che dobbiamo fare di più: i tempi della costruzione sono sempre più lunghi di quelli della demolizione. Ora mettiamoci a lavorare insieme al segretario di Stato Mussoni per dare risposte ai problemi. Se la lamentela era quella di una politica ‘del non fare’, dico solo che il Segretario Mussoni si era caratterizzato per portare avanti la politica “del fare”: per questo ha pagato un prezzo che non meritava”.

 

Roberto Venturini, Pdcs: “I due referendum erano molto tecnici e non so quanti cittadini abbiano letto davvero le due leggi. Molti ‘si’ erano un segno di protesta per indicare il disagio che serpeggia tra la cittadinanza per la patrimoniale, per la Spending review e per la situazione economica difficile. Sono convinto che si trattasse di buone leggi e sono convinto che il Congresso di Stato abbia fatto bene a non accettare le dimissioni del Segretario Mussoni. Io temo che la nostra sanità rischi di perdere qualità se non si trovano le contromisure giuste. Alcuni professionisti potrebbero andare via: non è terrorismo ma un rischio concreto. Ora in vigore c’è il decreto del ’91 che prevede la libera professione ma non prevede controlli ed entrate per l’Iss. Sono a conoscenza di una lettera dei medici inviate al governo e al congresso di Stato in cui si lamentano perché la classe medica è stata dipinta, anche dalla politica, una casta. Alcuni di quei medici andranno via. E noi dovremo tornare ad attingere dall’Italia per avere una sanità di qualità. A San Marino verranno medici appena laureati, che faranno esperienza sui nostri concittadini o medici d’esperienza che però pretenderanno di dettare le condizioni. L’alternativa è quello di ridimensionare il nostro servizio sanitario: si potenzia il Pronto Soccorso, si lascia una Radiologia, un Laboratorio Analisi, un reparto di Medicina e una Chirurgia per attività minima. Per tutto il resto i sammarinesi andranno a curarsi fuori. Ecco perché alcune forze d’opposizione parlano di intensificazione delle collaborazioni e degli accordi con l’Area Vasta Romagna con un drenaggio di risorse verso il sistema sanitario italiano”.

 

Denise Bronzetti, Indipendente: “Ha vinto la cittadinanza, a prescindere dalle ragioni delle parti. Le ragioni del sì sono tante, quella principale della vittoria risiede nella non condivisione. Non rispetto ai due provvedimenti, ma sul metodo. Serve più condivisione sia nell’Aula consiliare, sia rispetto la cittadinanza che i provvedimenti li deve comprendere. Ora bisogna gestire il periodo transitorio, senza allarmismi. Su Fondiss, siamo sicuri che relegare i soldi alle banche sammarinesi equivale alla garanzia che questi soldi lì fruttino e rimangano, con tutti i problemi che ha attraversato il settore negli ultimi anni? Per il futuro, auspico sia evitato di costruire provvedimenti che non possono essere compresi dai cittadini. Mi auguro che a fine dibattito ci si impegni tutti per risistemare situazioni da mettere a posto nell’interesse collettivo che riguardano sanità e pensioni”.

 

Roberto Ciavatta, Rete: “Uno degli elementi più significativi di questo dibattito è stato che in molti continuano a fare campagna elettorale. Si è parlato di medici di serie c, sega-ossa, è questa la considerazione dei medici del nostro ospedale. Berardi ha detto che quando era segretario all’Iss il suo partito non lo sosteneva, invece in questo caso la maggioranza ha sostenuto Mussoni, ma anche questo non è vero. Ricordo un dibattito acceso sul decreto Fondiss e ricordo posizioni critiche con il segretario che non si era confrontato nemmeno con la maggioranza. Se si reputa la cittadinanza incapace di intendere e volere, allora dovremmo mettere in discussione tutti gli esiti delle elezioni politici dal dopoguerra ad oggi. Credo che le dimissioni non siano una ripicca politica, ma un atto dovuto. Ci troviamo di fronte una situazione drammatica: nel Paese vige il ‘tutti contro tutti’, ognuno tende a difendere i propri interessi, quelli delle proprie categorie. Questa legge, sulla libera professione, è stata considerata anche come volontà di andare contro gli interessi di un settore, è stato un errore madornale. Oggi le leggi sono state abrogate, ma bisogna subito revocare le convenzioni in essere che risultano illegali”.

 

Franco Santi, C10: “Con il voto la cittadinanza ha bocciato una visione parcellizzante e discriminante, monetizzante del sistema sanitario. Ha bocciato il segretario di Stato Mussoni. Il segretario Valentini ha detto che l’Iss è un settore passivo che ha bisogno solo di erogazioni di risorse, ma è una visione deleteria della Pa. Il segretario Mussoni si è detto stupito per la reazione dell’opposizione, ma in Commissione abbiamo presentato emendamenti e spiegato la nostra contrarietà, eppure siamo stati inascoltati. E’ legittimo chiedere le dimissioni del segretario e di chi all’interno dell’Iss ha espresso posizioni disequilibrate rispetto la campagna referendaria. Oggi ci si chiede di essere responsabili per mettere mano al vuoto normativo sulla sanità, ma lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo. La sanità è un tema da affrontare dal sistema, a partire dai dati, da un piano sanitario. E’ vero, le risorse servono, ma vanno trovate a livello sistemico, il lavoro di spending review è una prima analisi, ma va approfondito. Il comitato esecutivo dell’Iss deve lavorare per dare indicazioni al governo in questo senso”.

 

Francesca Michelotti, Su: “Se il Segretario Mussoni avesse vinto avrebbe rivendicato come suoi i risultati ottenuti. E invece si nasconde dietro la maggioranza. E la Dc fa quadrato intorno al suo “campione” forse per difenderlo più dal fuoco amico che da quello nemico. Siamo ormai abituati a un Governo fragile. La maggioranza ha messo in piedi un’imponente macchina da guerra per vincere il referendum altrimenti non si giustificherebbero alcune imbarazzanti iniziative per cui sono stati scomodati anche dirigenti sanitari. L’esito referendario è una sentenza politica di condanna dell’operato di questo Governo. Se la maggioranza avesse tenuto un atteggiamento neutrale le considerazioni sarebbero state diverse. Nel dopo referendum si creano allarmismi. L’insistenza della maggioranza sembra quasi un invito ai medici migliori ad andarsene. Io mi chiedo: come si può pensare di convincere qualche medico a restare a San Marino con la Legge sulla libera professione medica? Torniamo con i piedi per terra. La legge è stata vista come sanatoria di comportamenti illegittimi da parte di qualche medico. I cittadini non hanno accettato la diseguaglianza di quel provvedimento. Ecco perché l’hanno bocciato. Se aveste voluto davvero una riforma sanitaria prima di tutto la maggioranza avrebbe dovuto illustrare la propria visione in un Piano sanitario condiviso, poi avrebbe dovuto intraprende le iniziative necessarie più chiare e coerenti nelle loro intenzioni. Il decreto Fondi Iss è partito male: il paese confida nella gestione pubblica come baluardo contro gli interessi privati e la finanza speculativa”.

 

Nicola Renzi, Ap: “Sul referendum ho sentito molte cose. Nel momento in cui si accettano delle regole quelle regole sono chiarissime e il risultato va assolutamente rispettato. Ha vinto il Comitato per il “si” e tutti coloro che hanno sostenuto le motivazioni contrarie alle leggi approvate dal Consiglio Grande e Generale. Ha perso invece il Comitato per il “no”, la maggioranza e il Governo. Noi non siamo riusciti a convincere la popolazione della bontà dei nostri provvedimenti. Io li ho votati, mi sono convinto del fatto che fossero buoni e durante la campagna referendaria sono riuscito a convincere di ciò alcune persone. E’ vero però che a volte si riesce a convincere qualcuno con argomentazioni che non sono realisticamente fondate ma che sono capziose o addirittura non vere. Io ho sentito durante la campagna referendaria alcune affermazioni che, secondo me, non erano né vere né fondate. Esempi? Alcune persone erano convinte che con quel referendum avessero abolito la libera professione medica: il merito del discorso era opposto e riguardava la regolamentazione di qualcosa che era già in essere. Ma la questione più spinosa era quella per cui questa legge andava a introdurre una disparità tra dipendenti pubblici: non è affatto così. L’abrogazione di queste leggi, sia sui Fondi Iss che sulla libera professione, ci dicono che qualcosa sta cambiando: a me preme che non si creino disguidi di servizi e problematiche. Ora siamo nella situazione in cui la politica ha provato a dare risposte, che però non andavano bene alla cittadinanza. Ora che si fa? Occorre cercare soluzioni che credo debbano essere il più condivise possibile. La legge sulla libera professione tra i suoi obiettivi aveva anche quello di dare una risposta al budget dell’istituto. Si stimavano introiti per un milione e mezzo di euro ed allora mi dispiace tanto che la campagna referendaria sia stata gestita sul retro pensiero. Come l’allarme falso lanciato dall’opposizione: ‘metteranno il ticket'”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Se fossi stato il Segretario Mussoni mi sarei dimesso. Punto e basta. Non abbiamo voti per chiedere le dimissioni del Segretario, ma qualche riflessione in termini etici siamo tenuti a farle. A me non è piaciuta la presa di posizione del dirigente dell’Iss Dario Manzaroli: in un paese normale ci sarebbero state le sue dimissioni o quanto meno un ridimensionamento della sua figura. A me non sono piaciuti neppure gli epiteti dati a diversi colleghi dell’opposizione. E tra l’altro visto che parliamo spesso di rinnovamento e nuovo corso, credo che la conseguenza di un atto del genere sia quella di far tornare il dirigente all’occupazione che svolgeva prima. Noi siamo uno Stato che ha il Ministero della Sanità dentro l’ospedale e questo può generare commistione di ruoli e ingerenze reciproche. Io penso che nessuno dei componenti del Consiglio voglia una sanità privata o servizi sanitari di qualità scadente. Detto questo però maggioranza e opposizione hanno visioni diverse sulla sostenibilità economica del sistema sanitario. Non penso che la legge sulla libera professione avrebbe permesso al sistema economico di tornare in attivo. La maggioranza ha caricato il provvedimento di eccessive aspettative economiche. Giorni fa sono rimasto favorevolmente sorpreso dall’iniziativa presa dai capigruppo di maggioranza quando hanno chiamato capigruppo di opposizione per confrontarsi su alcune questioni politiche. Negli interventi della maggioranza ho percepito intenzioni positive per il futuro: sono curioso di sapere quello che dirà il Segretario in sede di replica? La gente ha capito il contenuto della legge. Non ci si può nascondere dietro ai tecnicismi e dare degli “imbecilli” ai cittadini. La gente ha votato: che ci piaccia o no. L’Upr su FondIss si è detto a favore del “no” per questioni di natura tecnica su cosa poteva accadere dopo l’abrogazione del decreto legge. La legge sulla libera professione non l’abbiamo votata invece perché non la ritenevamo giusta, azzeccata e soprattutto era troppo complicata”.

 

Paride Andreoli, Ps: “Non possiamo prendere atto, come classe politica, che è stato un risultato chiaro e legittimo. Un forte messaggio trasmesso dai cittadini a tutta la politica. Segretario Mussoni e sua maggioranza facciano ampia riflessione su ciò che ha portato l’80% dei votanti ad esprimersi contro la legge. E’ stato un voto teso a mantenere ciò che i sammarinesi in questi anni si sono conquistati (Iss) indipendentemente dal colore politico. Ciò che mi ha sorpreso è stato vedere scendere in campo il Comitato del “no”, capeggiato dai tre capigruppo di maggioranza. Ecco questa mossa ha dato al voto di domenica scorsa la connotazione politica. Ed è per questo che a mio avviso ad uscire sconfitto non è solo il Segretario Mussoni ma la maggioranza. Mi verrebbe da dire “andate a casa”. Ma non abbiamo i numeri. Pertanto devo dire che il Ps è soddisfatto del risultato. Ho sentito tante parole ed ho capito che oggi c’è una volontà di sedersi al tavolo e di condividere le conseguenze del risultato referendario”.

 

Gerardo Giovagnoli, Psd: “Ci sono state molte analisi sull’esito referendario, alcune divergenti tra loro. Il risultato ha a che fare con l’errore che abbiamo compiuto come maggioranza di non saperci confrontare con una cittadinanza che ha, su tematiche come la sanità, una grandissima e legittima sensibilità. In qualche modo abbiamo fallito noi arrivando ai referendum abrogativi: strumento di democrazia diretta più brutale che c’è. Ecco perché ritengo sia una sconfitta. Gli effetti di questi referendum sono molto dubbi da capire soprattutto per il transitorio. Responsabilità è corale e non solo del Segretario Mussoni ma questo non significa che ci si debba dimettere tutti. Il messaggio che deve uscire da quest’Aula è: sarà necessario un confronto su alcune vicende per arrivare a una condivisione maggiore. Una condivisione che avrebbe evitato si arrivasse a questo referendum. La maggioranza ha ben capito l’esito del referendum dal punto di vista delle problematiche che il paese vive, in particolare all’occupazione allo stato sociale di alcune famiglie. E su questo credo serva un grandissimo impulso che vada nella direzione di togliere cappa di crisi che attanaglia San Marino, anche per restituire fiducia alla classe politica attraverso l’efficacia delle azioni che portiamo avanti. Qui però va fatta una distinzione: da chi vorrebbe abolire la libera professione a chi invece ritiene si possa ragionare anche se con delle tutele in più. Diverse disponibilità ci sono e vanno colte per andare nella direzione richiestaci dal referendum nella direzione che ci consenta di tornare al benessere e allo sviluppo”.

 

Marco Gatti, Pdcs: “Queste due leggi non hanno avuto la possibilità di essere valutate per gli effetti prodotti. Allora possiamo dire che la legge non è stata condivisa, ma non che è stata sbagliata. Nelle serate organizzate dal Comitato del “si” e del “no” non ho visto grande partecipazione. Le ragioni della non condivisioni sono più d’una: c’è chi ha letto la norma e non la condivide, c’è chi voleva mandare un segnale al governo di cui è scontento, c’è chi ha paura perché ha perso il posto di lavoro. La sommatoria di tutte queste cose ha inciso sul risultato finale del referendum. Oggi è quindi inutile andare a discutere di cosa possa aver prodotto questo risultato. Il FondIss è un argomento tecnico ma la gente ha avuto paura soprattutto di un elemento: che i soldi sarebbero usciti dalla Repubblica di San Marino. Un elemento di rischio c’è sempre. Anche a tenerli sotto il mattone di casa. Ma la vera domanda deve essere: il secondo pilastro è utile oppure no? Io non condivido quello che dice il consigliere Lazzari ‘lasciamo in busta paga quello che finisce nel FondIss’. Allora se lo riteniamo un valore pensiamo a come valorizzarlo. Mettiamoci intorno a un tavolo e cerchiamo di capire come intervenire valorizzando il secondo pilastro nel rispetto dell’esito referendario. Per quanto riguarda la libera professione medica, sono preoccupato. L’abrogazione ha creato un brutto clima. Va recuperato clima di fiducia nei confronti di medici che riteniamo in gamba e capaci. Poi evitiamo il mercato, che è già partito, per soffiarci i medici. Sono preoccupato che qualcuno li vada a cercare facendo loro offerte migliori. E allora anche in questo caso troviamo soluzioni compatibili con il referendum che ci permettano di non perdere le nostre professionalità”.

 

Repliche:

 

Francesco Mussoni, segretario di Stato per la Sanità: “Ringrazio tutti gli intervenuti, lo dico senza ironia, e anche la cittadinanza che ha prodotto il dibattito, esprimendosi in un certo modo. Credo sia stato un dibattito tutto sommato costruttivo, ci sono stati alcuni interventi forti nei miei confronti, ma pochi, la maggior parte costruttivi. C’è stata un’unanime consapevolezza che sanità e pensioni sono temi di tutti e su cui abbiamo idee comuni, al di là che i provvedimenti siano piaciuti o no alla cittadinanza. Abbiamo detto che la nostra sanità deve rimanere pubblica, gratuita e di qualità, con una visione di prospettiva. Su questi punti abbiamo tutti la stessa visione. Il dato di fatto è come realizzare e garantire questo comune sentire. Di lì nascono le diversità. Mantenere gli obiettivi che abbiamo detto non è scontato: bisogna vedere chi vuole la libera professione, che già c’è, e come garantire Fondiss. Io le dimissioni le ho date, credo di essere stato coerente. Ho sentito la maggioranza compatta lunedì sera all’indomani del referendum, e ho sentito anche il congresso compatto su di me. E’ stato confermato anche in quest’Aula, ho sentito maggioranza e i colleghi intervenuti tutti in una stessa direzione. Le dimissioni sono state respinte in autonomia, perché come segretario ho seguito un programma, mi sono preso le mie responsabilità. E’ un po’ facile dire ‘si poteva dibattere di più, non c’è stato confronto’, ma quando si fanno incontri di maggioranza e opposizione, commissioni e esami in Consiglio, forse l’occasione di fare referendum su queste materie qualcuno l’ha voluta esprimere. Non intendo reiterare le mie dimissioni, il dibattito mi ha confermato, se ci fossero dubbi, che i provvedimenti sono della maggioranza e i colleghi insieme a me hanno portato avanti questi provvedimenti. In questi giorni ho sentito una fiducia rafforzata e confermata. Ho ricevuto un mandato dai cittadini, da colleghi di maggioranza e governo. Questo dibattito ha segnato lo spartiacque nell’azione di governo e maggioranza. Abbiamo fatto tesoro del risultato e capito che o si lavora con decisione e con risultati, oppure non ha senso nulla. E’ vero che abbiamo fatto un grosso lavoro per portare il Paese ai requisiti minimi di rispetto internazionale, ma nonostante questi successi dobbiamo pensare al prodotto finale per l’economia, l’occupazione, il lavoro. Lo si può fare alla sanità e in tanti altri settori. Governo e maggioranza hanno colto dal dibattito una sfida importante. Se non cambiamo registro di lavoro non abbiamo tanti mesi davanti. Altro punto emerso: ridare fiducia al corpo medico e sanitario. Dobbiamo fare in modo che da questo dibattito, con tutte le differenze che ci sono, si cerchi di dare un abbraccio forte al personale medico e sanitario che deve sentire la vicinanza del Consiglio grande e generale per fare il proprio importante lavoro. Da oggi politicamente per me si è aperta una sfida particolare”.

 

Giovanni Lonfernini, Upr: “Credo segretario che lei abbia sbagliato il taglio della sua replica. Per dieci minuti ha parlato di un solo argomento, dimissioni. Il senso del dibattito deve avere un piano politico e un piano relativo alla convergenza tra tutte le forze politiche al mantenimento di uno stato di salute dell’Iss. Ho sentito molti ‘io’ nel suo intervento. Credo sia stato un punto di debolezza che l’ha messa in difficoltà durante la campagna referendaria e tuttoggi non le permette di vedere con lucidità quanto ha voluto dire la cittadinanza. Lei ha detto che le dimissioni le ha date, ma è sicuro che per lei il mandato da domani sarò lo stesso di quello ricevuto all’indomani dalla vittoria dalle elezioni politiche? Quanti bonus oggi la maggioranza potrà offrirle nei prossimi mesi? Quanti bonus la maggioranza dovrà dare a un suo collega se si ripeterà per lui quanto è successo due domeniche fa? Oggi la maggioranza fa copertura su di lei, ma comporterà un dispendio di energie e credibilità non facilmente recuperabili in tempi brevi, se non sarà segnato da risultati che non ci pare intravvedere. Non può confondere il piano personale con quello politico in generale e con la volontà di difendere le istituzioni. Non ha parlato del direttore sanitario, capisco dal suo atteggiamento che tutto sia stato già digerito. Rimango molto rammaricato da questa replica che nasce solo per cercare di scollinare”.

 

Andrea Zafferani, C10: “Il collega Lonfernini ha fatto un intervento che sottoscrivo dall’inizio alla fine e non andrò ulteriormente a rafforzare. La situazione descritta è quella che si è vista in questo giorno in Aula ed è quella che si vedrà da qui in avanti nel Paese. Lei ha sentito la fiducia della maggioranza e del governo, ma prima di tutto dovrebbe chiedersi se sente la fiducia del Paese. Questa analisi vi guardate bene dal farla. Per quanto riguarda il futuro: per Fondiss non c’è niente da fare, la legge va applicata, mentre sulla libera professione ci confronteremo sul regolamento. La fase di transizione ve la dovete gestire, perché il casino lo avete fatto voi e non vogliamo farci carico dei problemi causati dalle vostre scriteriate scelte. Non credo infine che chi ha creato determinati problemi e leggi dannose e bocciate dai cittadini possa avere la credibilità di dettare il nuovo corso. Mi aspetto un gesto di responsabilità nei confronti dei cittadini come condizione per avviare dialoghi futuri”.

 

Roberto Ciavatta, C10: “Nell’incontro di qualche giorno fa con i capigruppo ci è stato chiesto di aprire un dialogo per trovare soluzione al dopo referendum. Sono uscito da quella riunione pensando ci fosse stata una presa d’atto della risposta venuta dalle urne e quindi si intavola un dialogo diverso. Forse in questo dibattito ci saremmo dovuti confrontare su come intavolare il dibattito che ci era stato chiesto dai capigruppo di maggioranza. Invece ci si trova di fronte un esito referendario storico e un segretario di Stato dice che ne esce rafforzato. Credo che sia consapevole di come oggi la sua posizione diventi un peso per il governo che non può più permettersi di procedere come prima. In questa sessione parleremo di alcuni decreti su cui in Finanziaria si era preso l’impegno di confrontarsi con i sindacati, ma il governo non lo ha fatto. Sfido a continuare in questo modo. Il segretario di Stato non ha parlato dell’intervento del direttore sanitario, della mail inviata dal suo staff. Capisco la necessità di garantire l’operatività del governo e il diktat di non disperdere voti, ma ci sono i tempi per prendere atto della bocciatura di una segreteria. Gli uomini cambiano e il governo resta”.

 

Luigi Mazza, Pdcs: “Non ho mai parlato di politica e antipolitica, mi rivolgo a Zeppa. Sono convinto che è sui contenuti che ci si confronti. Ritenevamo che la Legge ’91 andasse meglio disciplinata e ora ci sono i problemi del dopo referendum, in quel senso abbiamo chiesto di aprire una riflessione su questi problemi. Do lettura di un Odg della maggioranza, con la volontà che sia messo ai voti per la giornata di lunedì, in modo che possa essere approfondito da tutti i gruppi. ‘Il Consiglio grande e generale (…) dà mandato ai gruppi consiliari di istituire un tavolo di confronto preliminare sull’esame delle problematiche conseguenti all’esito referendario, al fine di verificare le condizioni per definire assieme al congresso di Stato, nel rispetto della volontà popolare inequivocabilmente espressa dal risultato dei referendum, la regolamentazione dell’esercizio della libera professione del personale sanitario prevista dal Decreto nr. 153 del 16 dicembre 1991, tuttora vigente, e la gestione del periodo di transizione conseguente all’abrogazione degli atti normativi citati'”.

 

Giancarlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni: “Nessuno vuole mettere in discussione il risultato chiaro e inequivocabile della cittadinanza. Il problema più importante oggi è l’occupazione e il rilancio di questo Paese. Ogni intervento deve essere rivolto a ciò. Nel caso specifico sicuramente la maggioranza sta facendo delle riflessioni, il risultato deve essere uno stimolo nell’ottica di rilancio del Paese. I provvedimenti abrogati rientravano nel programma di governo votato dai cittadini, oggi il collega Mussoni non può essere l’imputato, ma deve essere coinvolta la maggioranza anche ha votato quei provvedimenti”.

 

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Non mi rivolgevo al consigliere Mazza quando parlavo della accuse di antipolitica. Aver preso una sbadilata del genere, l’80% su entrambi i referendum e cancellare questo con analisi pindariche evidenzia disonestà intellettuale e volontà spasmodica di non voler staccare il fondoschiena da quelle sedie. Tutti siamo utili ma non indispensabili. Qui si parla di collegialità, quando i referendum volevano chiaramente andare contro due provvedimenti portati avanti da una persona, e si cancella tutto dicendo che nell’aria si è sentita fiducia. Evidentemente il segretario valuta la fiducia delle 33 persone che votano la sua fiducia, non con le 11 mila persone che lo hanno sfiduciato per quanto fatto in questi anni. Sono doppiamente deluso, mi aspettavo una presa d’atto dal segretario Venturini sul fatto che è stata violata la legge 70 del ’95 e non ne ha fatto nessun accenno: è stato creato un account fittizio, girando database ovunque. Continuata a farvela tra di voi questa politica. Presentiamo un Odg condiviso da tutta l’opposizione, per chiedere le dimissioni del dirigente sanitario Iss. Perché nessuno di governo e maggioranza ha preso posizione. E’ solo il primo degli Odg che presenteremo”.

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