La lettera di Mario Alvisi: “Una riduzione sarebbe davvero uno stimolo per favorire nuovi investimenti”.
di Mario Alvisi
Gentilissimo Direttore,
ho trovato molto interessante l’indagine sulle ferie e le festività sammarinesi confrontate non solo e sempre con l’Italia, che comunque ha una situazione migliore, ma addirittura con il resto del mondo.
Erano tutte cose che si sapevano, ma vederle scritte fanno tutt’altra impressione.
Allora io credo che, per la prima volta, si possa pensare seriamente ad una loro riduzione così come previsto nelle contrattazioni degli anni passati.
Sarebbe un altro tassello per “facilitare chi vuole investire” in Repubblica. In un momento di crisi è necessario puntare non solo sulla fiscalità o benefit vari, ma anche sulla produttività e sul costo del lavoro.
Sarebbe altresì molto interessante aggregare i dati dei permessi sindacali, per assemblee, per maternità, eccetera. E’ vero che sono tutte conquiste sociali importanti e misurano il grado di emancipazione di uno Stato, ma attengono comunque al grado di produttività nazionale e alla formazione del prodotto interno lordo (il famoso PIL, con i trenta punti persi negli ultimi anni) e un confronto con gli altri paesi industrializzati.
Controllando le festività, suggerirei una cosa abbastanza normale: abolire il 25 luglio (è ormai tempo della “pace”, non si possono ricordare tutte le guerre in eterno) e il 2 novembre (le onoranze dei propri defunti si possono fare in qualsiasi altro giorno, senza nel contempo notare che, nonostante la festività, molte tombe rimangono silenziosamente deserte e abbandonate!).
Il secondo suggerimento riguarda il Corpus Domini. Festività religiosa, che nel passato aveva molta importanza. Oggi in quasi tutte le nazioni cattoliche viene officiata di domenica.
Giornata che, al suo contenuto intrinseco, svolge molto spesso un richiamo turistico di non poco conto: in Polonia e Ungheria ho avuto occasione di vedere delle bellissime cerimonie. Ed altrettante bellissime e colorate “infiorate” in giro per l’Italia. Per San Marino potrebbe essere un nuovo motivo di forte interesse turistico.
Infine un suggerimento “irriguardoso”. Chiedo scusa in anticipo, perché so già che mi arriverà qualche contumelia. Non voglio offendere nessun sammarinese, né le sue istituzioni e i millenni di storia repubblicana, per i quali e per le quali ho sempre manifestato la mia profonda partecipazione e documentata stima.
Però, essendo italiano, concedetemi un pensiero in libertà: perché non spostare all’ultima domenica di marzo la festività dell’Arengo? Siete sicuri della reale partecipazione dell’intera cittadinanza, esclusa quella politicamente interessata? Suppongo che, tolte forse le vecchie generazioni, pochi ne sappiano il significato e conoscano i contenuti.
Io credo che non sia importante il giorno, ma il “contenuto” della cerimonia e la sua forte emotività che, se ben strutturata, possa invogliare ad una reale partecipazione. E possa diventare, anche questa festività, un motivo di reale condivisione delle antiche tradizioni della Repubblica di San Marino.
Come lo sono le due giornate dedicate all’insediamento dei Capitani Reggenti.