Home FixingFixing Un percorso d’inclusione: ce lo chiede l’Europa. Ecco come funziona esattamente l’UE

Un percorso d’inclusione: ce lo chiede l’Europa. Ecco come funziona esattamente l’UE

da Redazione

La Repubblica di San Marino ha avviato ufficialmente il suo percorso verso l’Unione Europea. Ecco che allora vale la pena capire bene cos’è e come funziona l’UE.

di Loris Pironi

 

SAN MARINO – La Repubblica di San Marino ha avviato ufficialmente il suo percorso verso l’Unione Europea, che non la porterà a entrare dentro l’Unione stessa, ma a siglare un accordo di associazione ad essa, seguendo un percorso finora mai battuto e allo studio appositamente per i piccoli Stati.

Inoltre il 25 maggio si conosceranno i nomi degli Europarlamentari chiamati a sedere sugli scranni del Parlamento Europeo, dopo una tornata elettorale che riguarderà tutti e 28 i Paesi dell’Unione.

Forse a questo punto è proprio il caso di provare a spiegare cosa significa Unione Europea, con le sue quattro libertà, con le sue istituzioni e la sua moneta unica (unica ma non per tutti).

 

L’UNIONE EUROPEA: DAGLI ANNI CINQUANTA UNA CRESCITA CONTINUA

Il primo embrione dell’attuale Unione Europea è di fatto stato creato nel 1951, quando sei Paesi diedero il via alla Comunità Economica Europea. Oltre l’Italia c’erano anche Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. Nel 1973 si aggregarono Danimarca, Irlanda e Regno Unito. Nel 1981 è stata la volta dell’ingresso della Grecia, seguita nel 1986 da Portogallo e Spagna. L’Austria, la Finlandia e la Svezia diventarono Stati membri nel 1995. Nel 2004 ha luogo il più grande allargamento dell’UE con l’adesione di Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Tre anni dopo, nel 2007, diventano Stati membri la Bulgaria e la Romania. In tempi assai recenti, il 1° luglio 2013, ha aderito all’UE anche la Croazia, portando a 28 il numero dei paesi che costituiscono l’Unione, per un totale complessivo di 500 milioni di persone.

Sotto un profilo meramente politico, le grandi “vittorie” dell’Unione Europea sono due. La prima è quella di aver garantito ai popoli d’Europa livelli di prosperità senza precedenti. La seconda, una vittoria da Premio Nobel, è data dal conteggio del più lungo periodo di pace della storia recente, anche se noi iper-critici siamo portati, malgrado tutto, a non dimenticare la guerra dei Balcani e a metterla nel novero delle guerra europee.

Oggi è nell’interesse del-l’Unione Europea allargare più possibile i propri confini. In che modo? L’articolo 49 del trattato stabilisce che qualsiasi paese europeo può candidarsi all’adesione, a condizione che rispetti i valori democratici dell’UE e si impegni a promuoverli. Attualmente il programma di allargamento dell’Unione Europea riguarda diversi Paesi, la Macedonia, l’Islanda, il Montenegro, la Serbia e la Turchia sono paesi candidati. Negoziati di adesione sono in corso con il Montenegro, la Serbia e la Turchia. La Commissione ha inoltre raccomandato l’apertura dei negoziati di adesione con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia.

 

LE QUATTRO LIBERTÀ: MERCI PERSONE, SERVIZI E CAPITALI

Il mercato unico dell’Unione Europea poggia su quattro libertà fondamentali: libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali. Ecco di che cosa si tratta.

Libera circolazione delle merci: i prodotti industriali fabbricati in uno Stato membro o messi legalmente in circolazione nel territorio di quest’ultimo possono essere commercializzati liberamente in tutti gli altri Stati partecipanti al mercato unico. A tal fine, oltre ad abolire i dazi doganali e le restrizioni quantitative, si armonizzano ad esempio anche le norme tecniche di prodotto e le regole di origine.

Libera circolazione delle persone: questa libertà prevede da un lato la libera circolazione dei lavoratori, ossia il diritto di spostarsi all’interno dell’area UE/SEE per svolgere un’attività lavorativa, dall’altro la libertà di stabilimento per i lavoratori autonomi e le aziende. Sono inoltre previste disposizioni in materia di equivalenza e reciproco riconoscimento dei diplomi, dei titoli di formazione e dei titoli di abilitazione all’esercizio di un’attività professionale.

Libera circolazione dei servizi: i lavoratori autonomi e le aziende possono fornire servizi in tutto il mercato unico europeo senza dover creare agenzie, succursali o filiali negli altri Stati.

Libera circolazione dei capitali: le aziende possono effettuare investimenti in tutto il mercato unico europeo alle stesse condizioni, acquistare proprietà e terreni o acquisire partecipazioni di altre società.

 

SAN MARINO VERSO L’ASSOCIAZIONE ALL’UE

E il Titano? La Repubblica di San Marino sta procedendo su un percorso tutto nuovo, specificatamente rivolto proprio ai Piccoli Stati. Una volta completato, questo percorso, porterà San Marino non a entrare nell’Unione ma a associarsi ad essa, secondo una formula che permetta di recepirne gli aspetti salienti (tra cui le famose libertà) in alcuni specifici ambiti, ma non in tutti. Particolare importante: i paesi associati non avranno alcun peso politico, nessun diritto al voto solo in alcuni casi specifici e su determinati argomenti di diretto interesse la possibilità di esprimere un parere consultivo.

La struttura dell’Unione Europea a livello di istituzioni è articolata e anche considerevolmente complessa (e qui, verosimilmente, si racchiude uno dei suoi limiti principali). Ecco quali sono le più importanti.

A dettare gli orientamenti generali e le priorità politiche c’è il Consiglio Europeo: oltre al Presidente (che attualmente è Herman Van Rompuy, in carica fino al 30 novembre di quest’anno) il Consiglio è composto dai Capi di Stato o di Governo dei singoli Stati membri, oltre che dal Presidente della Commissione Europea. Di fatto influenza l’agenda politica dell’UE ma non può approvarne gli atti legislativi.

Il Consiglio Europeo si riunisce – almeno ogni sei mesi salvo riunioni straordinarie – a Bruxelles e di fatto gli incontri possono essere considerati dei veri e propri summit tra i leader politici del continente.

Il processo legislativo è invece molto più articolato e vede convergere l’impegno di tre distinte istituzioni: il Parlamento Europeo, il Consiglio dell’Unione Europea e la Commissione Europea. Da definizione, il Parlamento Europeo, con tre diverse sedi (a Bruxelles, Lussemburgo e Strasburgo) rappresenta i cittadini dell’UE e è eletto direttamente da essi. Il Consiglio dell’Unione Europea invece rappresenta i governi dei singoli Stati Membri (che, a rotazione, ogni sei mesi, ne assumono la Presidenza del Consiglio: il 1° luglio entrerà in carica l’Italia, per la gioia del Premier Matteo Renzi). Infine c’è la Commissione Europea, che rappresenta gli interessi dell’Europa nel suo complesso e di fatto prepara le proposte per nuove normative europee, gestisce il lavoro quotidiano per l’attuazione delle politiche UE e – soprattutto – l’assegnazione dei fondi.

Poi ci sono almeno altre tre istituzioni dell’Unione Europea che svolgono un ruolo fondamentale, e sono la Corte di Giustizia, che fa rispettare il diritto europeo, la Corte dei Conti, che verifica il finanziamento delle attività dell’UE, e la Banca Centrale Europea (BCE), responsabile della politica monetaria dell’Unione, che ha il compito di preservare il potere di acquisto della moneta unica e quindi assicurare il mantenimento della stabilità dei prezzi nell’area dell’euro.

 

MA COME SI FINANZIA L’UNIONE EUROPEA?

Ma com’è esattamente che si finanzia l’Unione Europea? Innanzitutto con i contributi dei Paesi membri, ma non solo. Un’importante fetta delle entrate infatti deriva dai dazi all’importazione sui prodotti provenienti dall’esterno dell’Unione e da una percentuale dell’IVA riscossa da ciascun paese.

Con il proprio bilancio, l’Unione Europea sovvenziona a sua volta numerose attività in ambiti come lo sviluppo rurale e la protezione dell’ambiente, la difesa delle frontiere esterne, oppure la promozione dei diritti umani.

Contrariamente a come spesso è facile pensare, Unione Europea e Euro come moneta non sono coincidenti, anzi. Dieci dei ventotto Paesi, due cittadini membri dell’Unione su cinque, utilizzano infatti un’altra moneta per i propri scambi, a partire dai cittadini britannici (che non hanno detto addio alla sterlina), il principale tra i grandi Paesi a non aver aderito all’Euro.

Stati membri dell’Unione europea che non utilizzano l’euro sono: Bulgaria, Croazia, Danimarca, Lituania, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria.

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