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San Marino, referendum: ai cittadini l’ardua sentenza

da Redazione

Domenica 25 maggio sul Titano si vota per due quesiti “tecnici”, relativi alla libera professione dentro l’ISS e alla gestione del FondISS.

 

di Loris Pironi

 

Domenica 25 maggio gli elettori sammarinesi saranno chiamati a pronunciarsi su due quesiti referendari. Due ardui – come materia, come implicazioni, come conseguenze – quesiti abrogativi. Il primo, contraddistinto dalla scheda azzurra, ha nel mirino la gestione del fondo pensionistico relativo al cosiddetto secondo pilastro del FondISS. Il secondo, scheda gialla, mira a spazzare via con un colpo di spugna la recente legge sull’attività di libera professione del personale dell’ISS.

La differenza tra l’abrogazione o meno di queste due leggi la farà, presumibilmente, il quorum: in virtù della legge qualificata approvata il 29 maggio 2013, l’asticella è stata abbassata e il tetto minimo dei voti validamente espressi dai cittadini iscritti nelle liste elettorali è sceso dal 32% al 25%: per la prima volta sul Titano si voterà con questa legge.

San Marino Fixing non entrerà nel merito delle posizioni: per farvi un’idea, qui a fondo pagina, troverete la posizione del Comitato per il “Sì” e del Comitato per il “No” a confronto, senza ulteriori commenti.

Per la cronaca, gli aventi diritto sono 33.591 (in maggioranza donne: 18.703 contro 14.888). Di questi, 22.145 sono residenti in Repubblica e 11.446 residenti all’estero. Perché i due quesiti passino, abrogando le leggi in questione, è stato calcolato che sono necessari poco più di 8 mila voti, per la precisione 8.398. Una soglia decisamente bassa, molto più bassa del 50% dei “sì” dei residenti (chi vota “sì” vuole abrogare la legge, dunque cancellarla) ma comunque insidiosa.

 

I DUE SCHIERAMENTI


I due schieramenti contrapposti vedono da una parte i movimenti politici (Rete e Civico 10) per il sì, Sinistra Unita, l’Upr e il Ps per il sì ma solo sul quesito sulla libera professione (per il FondISS hanno optato per la “libertà di coscienza”). Sull’altro fronte, dunque per il “no” e per il mantenimento delle due leggi approvate negli ultimi anni, ci sono – chiaramente – tutti i partiti di maggioranza, spalleggiati questa volta dal fronte sindacale, con la Centrale Sindacale Unitaria (e con ancora più vigore la Federazione Pensionati della Cdls) che si è espressa pubblicamente contro i due quesiti referendari. Essendoci questa volta un “fronte del no” (per gli ultimi referendum non era stato creato) non c’è neanche un chiaro invito ad andare al mare. Ovvio che il fronte dell’astensione potrà giocare comunque un ruolo importante, soprattutto di fronte a due quesiti così tecnici.

 

IL FONDISS


Con la scheda azzurra si dovrà decidere se mantenere oppure cancellare il Decreto Legge numero 151, approvato il 29 ottobre 2013. Le due paginette del decreto furono ispirate da quella che nello stesso testo di legge viene definita la “necessità di integrare” la Legge 6 dicembre 2011 n. 191, ovvero la seconda parte della riforma previdenziale, quella che istituiva il ‘sistema complementare’. Il motivo? Questioni “di economicità e funzionalità”, che “consentano l’impiego e la gestione delle risorse di FondISS da parte di soggetti terzi nonché l’esternalizzazione – rispetto a Banca Centrale della Repubblica di San Marino – del sevizio di ‘banca depositaria’.

Ma facciamo un passo indietro. La riforma pensionistica (Fixing l’ha raccontato nei dettagli, per saperne di più potete frugare nell’archivio on line, nella sezione “Focus” su www.sanmarinofixing.com) approvata da alcuni anni prevede l’introduzione di un secondo pilastro previdenziale obbligatorio per tutti i lavoratori; oggi sia i lavoratori sia i datori di lavoro sono chiamati a versare una quota dell’1% (diventerà l’1,5% nel 2016 e il 2% nel 2018) che va ad accumularsi in un Fondo di Previdenza Complementare, che dovrà essere utilizzato per pagare una “fettina” di pensione ai lavoratori. Tale fondo è definito FondISS, appunto, e la sua gestione è al centro del quesito referendario.

In questo momento l’attivo di FondISS è di 7 milioni e 400 mila Euro, è investito in certificati di deposito con un rendimento del 2,9% presso 4 istituti di credito sammarinesi.

Il DL 151-2013 apre la porta – ma va detto che nessuno ancora è entrato e niente è ancora uscito – alla possibilità di allargare anche a gestori finanziari specializzati che operano non solo a San Marino ma anche nell’ambito di tutta l’Unione Europea la gestione dei fondi del FondISS. La possibilità di scelta è data al Comitato Amministratore del fondo. Viene inoltre specificato che Banca Centrale di San Marino ha la possibilità di esternalizzare, “per motivi di economicità”, anche il servizio di banca depositante per le risorse del FondISS”. Nel caso di vittoria del “Sì” si tornerà a quanto stabilito dalla Legge n. 191 del 6 dicembre 2011, quella istitutiva del Secondo Pilastro.

 

LA LIBERA PROFESSIONE


Dopo una lunghissima gestazione la libera professione all’interno dell’ISS è stata regolata dalla Legge del 29 ottobre 2013, n. 150. Come riportato nell’articolo 1, tra le norme generali, tale legge “disciplina l’esercizio dell’attività libero professionale dei dipendenti facenti parte del Corpo Sanitario medico e non medico dell’Istituto per la Sicurezza Sociale e l’attività libero professionale di professionisti non dipendenti che, a seguito di specifica autorizzazione del Comitato Esecutivo, la svolgono presso le strutture dell’ISS”.

L’attività libero professionale, tra le altre cose, mira a “migliorare la qualità dei servizi e l’impiego delle risorse umane” e ad “attrarre fonti di finanziamento aggiuntive anche a vantaggio dell’attuazione delle finalità istituzionali dell’ISS”. Per attività libero professionale si intende tutta l’attività svolta dal personale medico e non solo dietro compenso. Piccolo particolare: come recita testualmente e chiaramente l’art. 3 della suddetta legge, “L’attività libero professionale è svolta in favore e su libera scelta di soggetti non aventi diritto, ai sensi della normativa vigente, all’assistenza sanitaria dell’ISS”. In soldoni non è rivolta ai cittadini sammarinesi e residenti che hanno diritto all’assistenza gratuita. L’attività libero professionale (art. 6) inoltre “è esercitata fuori dall’orario e dall’attività di servizio, in fasce orarie distinte dalla normale attività dell’ISS e preventivamente determinate”. “Non può comportare per ciascun dipendente un impegno orario superiore al 30% di quello settimanale” ed è prevista tutta una serie di limitazioni legate a questioni di gestione pratica del personale.

Che la legge sull’attività cosiddetta “intramuraria” all’interno dell’ISS sia una sorta di cavallo di troia per giungere ad una qualche forma di sanità a pagamento per i cittadini sammarinesi, questo tra le pieghe della legge che il referendum vorrebbe vedere cancellata di certo non si trova.

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