L’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese ha affidato all’Università LUISS Guido Carli di Roma, nell’ambito di una convenzione di collaborazione, il compito di elaborare un’accurata analisi del mercato del lavoro sammarinese.
di Loris Pironi
L’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese ha affidato all’Università LUISS Guido Carli di Roma, nell’ambito di una convenzione di collaborazione, il compito di elaborare un’accurata analisi del mercato del lavoro sammarinese. Con William Vagnini, Funzionario ANIS, affrontiamo i principali temi sul tavolo in materia di lavoro.
Cosa si attende la vostra associazione da questa riforma?
“Questa riforma è uno degli elementi, forse il principale, che ci servirà per completare il quadro delle norme attrattive che dobbiamo adottare per riuscire ad attirare investitori, per favorire chi vuol venire a fare impresa a San Marino. Agli investitori dobbiamo dare certezze. Certezze anche nell’ambito di mercato del lavoro: chi pensa a noi quale potenziale luogo per sviluppare un’attività d’impresa deve avere la possibilità di portare con sé i propri più stretti collaboratori senza dover sottostare a particolari imposizioni che vengono vissute come limitative e quindi scoraggiano l’imprenditore. Oggi, con la nuova Legge Sviluppo, sono previsti incentivi fiscali, la possibilità di chiedere la residenza con procedura semplificata per sé e per uno o più dirigenti, si può accedere a incentivi riguardanti gli investimenti; anche sul fronte occupazionale è importante, come sistema, poter dare risposte concrete che s’inseriscano in questo solco. Anche perché poi, a nostro avviso, è importante guardare in prospettiva: se i progetti che ci mettiamo in casa sono seri, le nuove imprese crescono e si sviluppano, e quindi tra tutte le altre ricadute positive sul sistema c’è anche quella relativa all’occupazione interna”.
E tutto questo è il vantaggio che con la riforma si intende dare ai nuovi investitori. Invece per chi già opera a San Marino e per i lavoratori?
“La riforma dovrà servire a modernizzare e rendere più efficiente un mercato del lavoro che oggi, oggettivamente, presenta forti criticità e limitazioni che danneggiano sia le imprese sia i lavoratori. La riforma dovrà togliere discrezionalità alla politica (esercitata nella Commissione per il Lavoro, ndr) e rendere più funzionale l’incontro tra la domanda e l’offerta. E questo è un meccanismo che va sviluppato migliorando i processi che portano al collocamento e accrescendo le responsabilità in capo all’Ufficio del Lavoro, anche con una migliore identificazione della preziosa figura del collocatore. In generale, è esigenza delle imprese tanto quanto dei lavoratori che si crei un ponte tra domanda e offerta di lavoro”.
Questo può essere favorito anche da un’attività di formazione sempre più intensa, mirata e capillare.
“Senza dubbio, questa è un’arma fondamentale nella lotta alla disoccupazione. Prima però occorre conoscere meglio i profili necessari alle aziende e i profili delle persone, compresa la loro volontà e le loro specifiche esigenze nella ricerca del posto del lavoro. Con i piccoli numeri espressi dal nostro territorio una conoscenza capillare non è impossibile, anzi. E sempre per una questione di dimensioni forse varrebbe la pena esprimere accordi con istituti esterni specializzati in formazione che permettano di svolgere quest’attività formativa in maniera sostenibile”.
Un cavallo di battaglia di ANIS è il superamento delle graduatorie.
“Sono anacronistiche e rappresentano un problema per i lavoratori oltre che per le aziende che devono selezionare i migliori profili. Mantenere le graduatorie oggi crea confusione: molto spesso infatti non c’è corrispondenza tra i profili inviati per i colloqui e una disponibilità reale e immediata nel ricoprire un determinato posto di lavoro. Questo perché in tanti casi, e abbiamo quotidiane dimostrazioni di questo aspetto, in cui la persona che si è iscritta in graduatoria al momento della chiamata si rivela già impegnata in altre attività, percorsi di studio oppure attività lavorativa fuori territorio, e magari sono in lista in attesa di un determinato posto di lavoro. Va ricordato anche che la Legge n. 131 del 2005 prevedeva l’istituzione di una banca dati dettagliata, che però di fatto non è mai stata messa in funzione. Attenzione però, quanto stiamo affermando non vuole colpire le persone e le istituzioni impegnate in questa quotidiana battaglia contro la disoccupazione, ma una critica costruttiva, perché abbiamo davanti ampi margini di miglioramento che potrebbero agevolare e non di poco anche il compito dell’Ufficio del Lavoro”.
Parliamo di ammortizzatori sociali. Lo studio della LUISS ha sancito criticità già note, ovvero un sistema di sostegno che in realtà disincentiva la ricerca di una nuova occupazione.
“In realtà la legge appena varata ha un po’ ridimensionato questi ammortizzatori sociali, che erano oggettivamente troppo generosi. Qui dobbiamo partire da un oggettivo problema di sostenibilità degli ammortizzatori sociali: se è doveroso aiutare le persone in difficoltà, sono diversi anni che l’apposita Cassa registra disavanzi importanti, che sono posti a carico della Cassa Compensazione. Continua a esserci un larghissimo ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni perché le imprese non sono ancora fuori dal tunnel della crisi di mercato, e alla mobilità, perché purtroppo l’emorragia di posti di lavoro non si è ancora arrestata. Poi è vero anche che prima del Decreto 71/2014 la corresponsione di assegni molto vicini all’ultimo stipendio percepito prima della mobilità incentivava assai poco la ricerca di una nuova occupazione”.