Home FixingFixing A San Marino riflessioni sui poteri della mente. Intervista ad Alberto Samonà

A San Marino riflessioni sui poteri della mente. Intervista ad Alberto Samonà

da Redazione

Piccole perle di lettere e riflessioni incontrano la bomboniera del Monte: il 17 e il 18 maggio il Teatro Titano schiuderà il sipario sulla 18esima edizione del Congresso internazionale delle esperienze di confine. Tra i relatori Alberto Samonà, che presenta il suo ultimo libro, “Storia vera di Alessandrina, la bambina che visse due volte”.

di Alessandro Carli

 

SAN MARINO – Piccole perle di lettere e riflessioni incontrano la bomboniera del Monte: il 17 e il 18 maggio il Teatro Titano schiuderà il sipario sulla 18esima edizione del Congresso internazionale delle esperienze di confine, quest’anno imperniata su “Il volo della coscienza: esperienze di premorte, poteri della mente, reincarnazione” e coordinata da Fulvia Cariglia.

Tra i relatori (il programma completo della due giorni è scaricabile dal sito www.visitsanmarino.com), anche Alberto Samonà, giornalista e collaboratore del quotidiano “Libero”, che presenterà il suo ultimo libro, “Storia vera di Alessandrina, la bambina che visse due volte” (Bonanno editore). In attesa di ascoltare la sua voce, ospitiamo le sue parole.

La prima cosa che colpisce di un libro è il titolo.

“E’ stata l’ultima cosa che è arrivata. Mentre correggevo le bozze, mi uscivano solamente i sottotitoli. E’ stato il libro, alla fine, a suggerirmi il titolo: non è una storia di morte, bensì di vita. Un cerchio che, nelle ultime pagine, riporta all’inizio, in una sorta di danza che si ripete”.

Viene in mente la mitologia classica: Kronos, Kairos e Aion, le tre divinità del tempo.

“Aion rappresenta l’eternità, il tempo infinito, nonché il susseguirsi delle ere. Un tempo circolare, lo stesso elemento geometrico che si ritrova nel tamburo dei Sufi. Si entra in un cerchio. E’ un tempo sempre presente, che non ha passato né futuro”.

Una danza del Caos. Un nome molto caro a Pirandello, suo conterraneo.

“Pirandello mi ha lasciato molti insegnamenti: è un caos vissuto, non esule dalla realtà. La protagonista attraversa una crisi di identità, dal forte valore esistenziale. Da questa deframmentazione nasce il seme di qualcosa che si cristallizzerà”.

Dov’è ambientato il libro?

“Nei primi anni del Novecento un presunto caso di reincarnazione scuote gli ambienti intellettuali italiani. È la storia di Alessandrina, nata da un’antica famiglia siciliana e incredibilmente identica alla sorellina morta a cinque anni, con la quale la bambina ha in comune tratti somatici, ricordi d’infanzia e abitudini. La piccola, una volta cresciuta, manifesta anche straordinarie facoltà di sensitiva, delle quali restano numerose testimonianze. A far da cornice ai fatti narrati, il quadro di una Sicilia che non c’è più, travolta dalla modernità e consegnata all’oblio, con sullo sfondo i fasti, le passioni e la decadenza dell’aristocrazia, di fronte ai cambiamenti della società”.

Due sorelle identiche. Uno sguardo ai “Menecmi” di Plauto?

“Certamente è un’assonanza. Io non ho inventato nulla: la storia prende spunto da un fatto di cronaca reale. C’è Alessandrina, che muore e che appare in sogno alla madre per dirle che non è morta ma si è solo rimpicciolita”.

Alessandrina si è rimpicciolita. Come Alice nel Paese delle Meraviglie.

“Alice, Alessandrina, Alberto. Tutti nomi che iniziano con la stessa lettere. Ho conosciuto Alessandrina, a metà degli anni Ottanta. Un personaggio da fiaba, che viveva in un contesto di meraviglia, in una dimensione altra. Viveva ogni frammento della sua quotidianità con serenità e semplicità, come se fosse sempre un giorno nuovo, un’alba. In fondo, è già mattina”.  

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