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San Marino, Università, il 17 maggio l’elezione del nuovo Rettore

da Redazione

Di nomi in ballo, a quanto risulta a Fixing, ne sono rimasti otto, che hanno già dato la propria disponibilità ad accettare l’incarico, tutte proposte di altissimo livello accademico.

 

di Loris Pironi

 

Il 17 maggio, dunque tra un paio di settimane, è fissata la riunione di tutti i Dipartimenti dell’Università di San Marino per la nomina dei rappresentanti del Senato Accademico. Si tratta di una novità assoluta per l’Ateneo del Titano in quanto il Senato, organo di “autonomia scientifica”, come l’ha definito il Segretario all’Istruzione Giuseppe Morganti, entra di fatto in vigore con la riforma appena approvata.

Poche ore più tardi, nel corso della stessa giornata, l’appena insediato Senato Accademico si riunirà per dare l’indicazione sul nome del prossimo Rettore dell’Università, nomina che poi dovrà essere confermata dal Consiglio Grande e Generale.

Di nomi in ballo, a quanto risulta a Fixing, ne sono rimasti otto, che hanno già dato la propria disponibilità ad accettare l’incarico, tutte proposte di altissimo livello accademico, tutti personaggi perfettamente in linea con le esigenze di San Marino, ovvero potenziali rettori con anche capacità manageriali, per un progetto che veda l’Università quale fulcro per lo sviluppo economico del Paese. Le proposte provengono da Università importanti, non solo italiane: l’intenzione pare essere quella di far cadere la scelta su figure che abbiano, o abbiano avuto, qualche contatto con l’Università di San Marino.

“Siamo molto soddisfatti della legge di riforma della nostra Università varata dal Consiglio Grande e Generale – commenta il Segretario di Stato Giuseppe Morganti – la legge peraltro ha ricevuto contributi significativi in aula e poi anche commenti positivi anche dalle forze di opposizione. la nostra nuova Università sarà dunque profondamente inserita nel contesto storico della nostra cultura, diciamo quella greco-latina, ma nel contempo può vantare una flessibilità e una dinamicità che sono di stampo più americano, che altri atenei nella Penisola non hanno. Diciamo che i due grandi vantaggi che auspicavamo, almeno sulla carta siamo riusciti a coglierli. Poi la sperimenteremo, la vedremo all’opera e ci renderemo conto se la riforma è davvero ben fatta come crediamo, ma francamente sono fiducioso: l’Università potrà davvero portare un contributo importante al Paese”.

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