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San Marino, Consiglio Grande e Generale: contributi a privati per eventi e manifestazioni

da Redazione

Forti sono poi le critiche dei commissari di minoranza, ad eccezione di quelli di C10 e Su, sull’obbligo imposto agli esercizi commerciali del centro storico di rimanere aperti anche in orari notturni. Il report dell’agenzia Della Torre.

 

SAN MARINO – La seduta della mattina è dedicata quasi interamente alla discussione sul decreto delegato n. 27 “Regolamento per la concessione di contributi a privati per eventi e manifestazioni di interesse turistico, culturale, sportivo”. In particolare, forti sono le critiche dei commissari di minoranza, ad eccezione di quelli di C10 e Su, sull’obbligo imposto agli esercizi commerciali del centro storico di rimanere aperti anche in orari notturni, in concomitanza con gli eventi finanziati dallo Stato. Al termine di un lungo dibattito, inizia l’esame dell’articolato su cui sono stati presentati emendamenti dal governo, da C10, Su e Rete.

All’articolo 3 “Presentazione della richiesta”, viene accolto a maggioranza, con l’accordo del governo, l’emendamento di Su per spostare il termine previsto per la domanda di contributo a eventi organizzati da privati dal 15 ottobre al 15 novembre dell’anno precedente alla manifestazione.

 

I lavori riprenderanno nel pomeriggio a partire dall’esame dell’articolo 4 del decreto, “Istruttoria della domanda”.

 

Di seguito una sintesi del dibattito.

 

Ratifica decreti legge-decreti delegati

 

Decreto delegato 10 marzo 2014 n.27 – Regolamento per la concessione di contributi a privati per eventi e manifestazioni di interesse turistico, culturale, sportivo. Norme in materia di apertura serale degli esercizi commerciali del Centro Storico della Capitale e disposizioni sui costi per l’uso di sale e sedi pubbliche e per servizi connessi alla realizzazione di eventi e manifestazioni da parte dei privati – articolo 62 della Legge 20 dicembre 2013 n. 174.

 

Roberto Ciavatta, Rete: “E’ un provvedimento non in linea con il libero mercato e la libera impresa. Non esiste al mondo un governo che obbliga gli imprenditori a rispettare gli orari dello Stato, è un decreto sovietico. Non possiamo stabilire che l’imprenditore ha sì il rischio di impresa e allo stesso tempo sia una sorta di dipendente dello Stato. Lo Stato stabilisce un obbligo per gli imprenditori e a fronte di questo riconosce delle facilitazioni, è come se dicessimo: ‘In una strada ci sono i 30 all’ora, se la polizia ti becca a rispettare i limiti dà 100 euro’. Il rispetto dell’obbligo è già un dovere. Questa è un’altra contraddizione. Osla e Usc facevano riferimento alla dichiarazione dei diritti, il libero imprenditore deve poter decidere se per lui è conveniente o meno tenere aperto. Riconosco che la programmazione degli eventi è sicuramente un ottimo viatico per aumentare gli arrivi di turisti a San Marino, ma non possiamo pretendere che gli operatori debbano tenere aperti solo perché lo Stato pianifica gli eventi. Noi abbiamo fatto una serie di emendamenti che vanno ad eliminare questa logica perversa e antistorica”.

 

Paride Andreoli, Ps: “Siamo contrari alla filosofia degli articoli presentati, per il Ps è un decreto inemendabile. Sottolineo che, come recita l’articolo 9, ‘obbligo di apertura’, noi siamo contrari al principio dell’obbligo. L’investimento della segreteria di Stato nelle ore serali la condividiamo, ma non la filosofia del decreto. Altro punto critico: il decreto che istituisce un comitato per valutare quella che può essere o meno una buona programmazione di eventi. Aggiungiamo un altro comitato, altra burocrazia. Poi in questo modo il segretario non si assume le responsabilità delle decisioni, è un voler dare opportunità a un’altra istituzione di dire ‘no’ e risparmiare soldi”.

 

Fabio Berardi, Pdcs: “Il decreto tenta di dare degli indirizzi su un settore importante dell’economia sammarinese. Ci si sforza di darci delle regole e percorrere delle strade nella trasparenza, per cercare di mettere a sistema le figure e spendere al meglio il denaro pubblico. La crisi economica ci impone maggiore attenzione e allora ecco questo documento. In base al decreto, il segretario propone al congresso una serie di eventi, calendarizzarli è importante e allo stesso tempo complesso. Sulla preoccupazione dei commercianti per l’apertura in concomitanza degli eventi, credo che dovremo sforzarci di fare sistema, per capitalizzare lo sforzo che fa lo Stato per creare questi eventi. Ad esempio, l’idea dei ‘martedì in centro’ funziona, è nata in coordinamento con i tour operator russi, i commercianti all’inizio l’avevano sposata in pieno. Ma se non si capisce che tutti dobbiamo fare sistema in queste occasioni, diventa tutto difficile. La segreteria e l’ufficio del turismo provano a fare da cabina di regia, cercando di dare a ciascuno un compito in questa visione di sistema. Ricordo che altrove i commercianti sono tenuti a pagare una quota per gli eventi. Le associazioni di categoria non sempre rappresentano gli interessi di tutti. Secondo me il segretario Lonfernini è sulla buona strada”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Sono rimasto perplesso leggendo questi documenti. Stiamo discutendo da mesi sul regolamento consiliare e una cosa l’abbiamo risolta. Le prossime sedute consiliari dovranno chiudersi alle 23, come viene chiesto ai negozianti. Capisco la visione di razionalizzazione del segretario, lo sforzo declinato nel decreto legato alla necessità che le attività commerciali siano aperte in centro storico durante gli eventi organizzati dallo Stato, però non condivido che nel 2014 si diano orari obbligatori ad attività commerciali, è anacronistico e contro il buon senso. Obblighiamo con sanzioni e allo stesso tempo incentivi a restare aperti, è un’imposizione di natura comunista. Poi se gli eventi non sono attrattivi la gente non viene lo stesso ed è frustrante per i commercianti restare aperti, non sono dipendenti pubblici che ogni 27 del mese hanno lo stipendio. L’Upr non ha fatto emendamenti perché il decreto è lontano dal nostro intendere lo sviluppo del turismo, si fanno leggi comuniste e si pensa di fare sviluppo con le leggi”.

 

Tony Margiotta, Su: “Questo decreto è rivoluzionario. Il settore del turismo, della cultura e dell’arte è uno dei settori che può far risorgere San Marino. Uno degli emendamenti che Sinistra Unita ha presentato è proprio sulla demarcazione tra realtà profit e realtà no profit. Noi abbiamo individuato un emendamento che proporremo in sede di articolato. Aggiungo che la burocratizzazione istituita con questo decreto la condividiamo relativamente. La politica deve, soprattutto in questo momento di difficoltà dove tutti devono fare la loro parte, creare le condizioni per permettere alle attività di tenere aperti. Non è possibile che quando ci sono eventi importanti i negozi del centro storico restino chiusi. Non è possibile. Tutti devono fare la loro parte. L’obbligatorietà può essere vista anche come sbagliata, ma siamo in situazione di totale emergenza: il turismo può essere volano per risollevare l’immagine e l’economia del nostro Paese e dunque ognuno faccia la sua parte. Politica, associazioni di categoria e cittadini”.

 

Andrea Zafferani, C10: “Riconosco al Segretario il coraggio di una scelta molto forte e per un democristiano non era semplice. Serve un centro storico vitale perlomeno in corrispondenza degli eventi organizzati dallo Stato: c’è interesse pubblico che vi sia la sicurezza, per turisti e per i visitatori del circondario, di trovare negozi aperti, un ambiente accogliente e la possibilità di trascorrere tempo a San Marino. Oggi invece spesso si trovano davanti il deserto e non è una bella immagine. L’obbligo delle aperture serali come politica contingente non so se sia la soluzione migliore, ma altre finora non hanno funzionato. Il centro storico in corrispondenza degli eventi torna ad essere anche di sera un paese vivo e serve una campagna di comunicazione su questo: si ha l’intenzione di metterla in campo? Serve competitività dei prezzi, qualità dei prodotti, apertura serale anche delle attività gestite dallo Stato (Palazzo, Torri, Musei). Comunicazione, politiche di incentivazione sui prezzi, ricerca della qualità, apertura delle attività pubbliche: mix di provvedimenti che rendono sensata la scelta di obbligare le attività private a stare aperte di sera, senza questo mix sarebbe una soluzione incompleta. Il concorso dei privati alla realizzazione degli eventi rappresenta un tema che ha ragion d’essere”.

 

Giovanni Francesco Ugolini, Pdcs: “Quello di questa mattina è un dibattito costruttivo. Mi auguro che al più presto possano iniziare quegli interventi infrastrutturali individuati dal Piano Strategico. Gli operatori del settore hanno già iniziato l’attività di riqualificazione. Questo regolamento va verso un rilancio del settore turistico-commerciale. Si parla di 27 aperture serali in concomitanza con gli eventi organizzati dalla segreteria al Turismo con dispendi economici importanti”.

 

Denise Bronzetti, Indipendente: “Una politica economica e di sviluppo basata sul turismo deve partire dal centro storico ma non dimentichiamoci di tutto il resto. Gli eventi in Repubblica non devono concentrarsi solo sul centro storico. Abbiamo sempre contrattato con le associazioni di categoria in una trattativa che si risolveva in una sorta di tiro alla fune. Occorre cambiare l’approccio con loro. Manca però all’interno di questo decreto l’obbligo per i nostri Musei e per tutte le realtà che fanno capo alla pubblica amministrazione, di stare aperti. Vorrei che fossero gli stessi sammarinesi a vivere e partecipare a questo rilancio del centro storico. Contributi per eventi? Serve sincerità. Ci sono stati eventi interamente sovvenzionati dal contributo pubblico e a nessuno era mai passato per l’anticamera del cervello di chiedere quale fosse stato l’introito finale. Per eventi di alto livello lo Stato non può continuare a pensare di farsi carico dell’intero finanziamento. Serve un cambio di passo”.

 

Franco Santi, C10: “Le parti in gioco devono dialogare e fare sistema per raggiungere l’obiettivo di efficacia di quanto si mette in atto. Il contesto operativo del decreto va nella direzione giusta. Sulla limitazione dei diritti dei commercianti le critiche ci stanno tutte, ma stiamo cercando di trovare un accordo in cui tutti fanno la propria parte e in questo non c’è nulla di sbagliato, anzi siamo in ritardo”.

 

Massimo Cenci, Ns: “Il dibattito si è concentrato sull’articolo 9 che definisce il piano degli eventi e l’apertura serale. Quando si fanno eventi e manifestazioni che rientrano in un piano di marketing la partecipazione e la condivisione di tutti è fondamentale. Non mi fermerei tanto alle associazioni per promuovere gli eventi, studierei delle forme di coinvolgimento più ampio a tutti gli operatori interessati, evitando un filtro che può non rappresentarli tutti. Chiedo infine di considerare che i familiari degli operatori possano contribuire volontariamente all’apertura dell’attività, senza sanzioni, ci vuole apertura da tutte le parti perché il progetto abbia le migliori realizzazioni”.

 

Stefano Macina, Psd: “Esprimo il sostengo del Psd a questo decreto che è un primo passo ad affrontare le questioni dell’ospitalità e del turismo. La regolamentazione della forma dei contributi e di tutta la materia è poi un aspetto importante. Le aperture serali: occorre comprendere che se andiamo a pubblicizzare il nostro centro storico verso l’esterno e gli eventi che hanno luogo, bisogna che tutte le attività si presentino in una determinata maniera. Forse poteva non esserci bisogno, ma in questa situazione di passaggio forse c’è necessità di forzare l’apertura. Il centro storico merita altri approfondimenti e ragionamenti, riguardo per esempio l’apertura della seconda sede della Giochi del Titano, del centro termale. Una serie di iniziative sono in corso di definizione e ci auguriamo si trovino risposte in tempi brevi. Altri elementi da considerare: per far vivere il centro storico bisogna fare una riflessione sul recupero abitativo di alcune parti. Renderlo fruibile anche per appartamenti per studenti universitari è un aspetto da affrontare. Un’altra questione da monitorare: le attività del centro storico possono attirare se si trova un’offerta commerciale di qualità”.

 

Gian Matteo Zeppa, Rete: “E’ evidente dagli emendamenti nostri e del governo che l’approccio è completamente differente. Si cala dall’alto una scelta del governo attraverso un decreto del genere, prevedendo l’obbligatorietà delle aperture, anche per chi apre l’esercizio commerciale alle 8,30 e deve arrivare alle 23. Si danno poi ‘colpe’ agli esercenti che non rispettano la direttiva, con gli emendamenti del governo non sono più previste sanzioni, ma c’è l’obbligo di comunicare l’indisponibilità come se si tornasse a scuola a presentare la giustificazione. E’ un intervento a gamba tesa su chi ha investito e volente o nolente è imprenditore di se stessi. Se lo Stato offrisse eventi di qualità, gli esercizi rimarrebbero aperti comunque, perché se c’è gente, c’è interesse a rimanere aperti, indipendentemente da un governo che ricalca metodi da soviet russi. Sta diventando uno Stato di polizia in cui lo Stato è presente imponendo e non concertando le scelte. E’ ovvio sedersi al tavolo con le categorie, anche se è ovvio che ciascuna ha le sue pretese, ma il dialogo è competenza della segreteria di Stato”.

 

Alessandro Mancini, Ps: “Va riconosciuto l’impegno del segretario Lonfernini, il decreto segue il dibattito sul turismo richiesto dal Ps in Consiglio. In merito al decreto stesso ci sono parti più condivisibili e altre meno. Bene la calendarizzazione eventi perché gli eventi diventano la benzina del turismo sammarinese. Poter programmarli prima della stagione è fondamentale. La parte che mi piace meno è l’obbligo di apertura serale per gli esercizi commerciali. Prima bisogna chiedersi perché sono rimasti chiusi: non c’era un movimento tale di persone in centro storico che giustificasse l’apertura. Questo obbligo non mi piace. Serve una politica in grado di creare le condizioni perché gli esercizi restino aperti. Parliamo infatti di imprenditori e non di uno Stato sovietico”.

 

Repliche

 

Teodoro Lonfernini, segretario di Stato al Turismo: “Ringrazio tutti i consiglieri intervenuti per aver dato vita a un dibattito molto stimolante. La filosofia del decreto che stiamo trattando non è nata intorno all’obbligatorietà. Ma si è poi resa necessaria. Lo scorso anno ho cercato da lavorare sin da subito in funzione dell’organizzazione degli eventi. Nelle serate principali di queste iniziative la maggior parte degli esercizi commerciali del centro storico però erano chiusi. Neppure le vetrine erano illuminate nonostante la norma impegni gli stessi esercenti a mantenere ben visibile la loro attività. Non ho incontrato affatto quella sensibilità che cercavo: ecco perché nel decreto ho inserito l’ obbligatorietà aperture serali dalle 21 alle 23. La mia Segreteria non è per sovvertire la metodologia di lavoro di chi mi ha preceduto, tanto è vero che ho adottato un criterio di continuità nel lavoro di programmazione degli eventi. L’erogazione dei contributi si lega tantissimo, come scritto al capo Terzo del decreto, alla corretta programmazione degli eventi. Per eventi di un certo valore che possono generare un determinato indotto economico chiediamo di contribuire all’erogazione di determinati servizi, fondamentali per garantire il buon andamento dell’evento. Tutto poi si lega al Capo Secondo relativo all’obbligatorietà degli esercizi di carattere commerciale del centro storico di restare aperti. L’apertura serale non è dovuta al fatto che mi sono improvvisamente innamorato di una ideologia “sovietica” o “comunista”, come qualcuno ha detto, anzi si tratta di una logica contraria a idee liberali, mie e del mio partito. La maggioranza del Paese ci dice che per migliorare il nostro sistema turistico-commerciale abbiamo bisogno dello sforzo di tutti. E lo Stato chiede un sacrificio ai titolari di licenze commerciali all’interno del centro storico”.

 

Paride Andreoli, Ps: “Non siamo contrari a chiedere ai commercianti di tenere aperto la sera ma ci opponiamo all’imposizione. Se si vuole protrarre l’orario fino alle 23 credo che in maniera prioritaria anche lo Stato debba fare la sua parte. Non si può chiedere ai nostri operatori di tenere aperta l’attività mentre lo Stato tiene chiuso Museo, Palazzo Pubblico, le Torri e la Funivia. Non è possibile intervenire in maniera sporadica. Al di là dei sentimenti e dei buoni propositi non possiamo condividere questo decreto che va a toccare due aspetti: il prolungamento dell’orario d’apertura e la creazione di un comitato per andare a definire una programmazione da presentare al governo. La responsabilità spetta al segretario di Stato competente e non a questo comitato. Questo articolato non ha senso. Avrebbe senso solo se il segretario Lonfernini avviasse quel percorso di progettazione strategica e di sviluppo del comparto turistico”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Ci sono 30 giorni di preavviso per l’apertura serale. Ho notato che non esiste un limite alle aperture serali annuali. Nella gestione di una piccola attività non avere un’indicazione su quali serate stare aperti può incidere negativamente sul lavoro. Trenta giorni inoltre è un termine di preavviso limitato”.

 

Roberto Ciavatta, Rete: “Il segretario di Stato ha detto che l’impostazione di tipo sovietico è lontana dalle sue idee. Non basta avere una tessera di partito per farsi portatore di certe idee. Basti dire che Benito Mussolini si definiva socialista. Il segretario Lonfernini può inalberarsi quanto vuole ma sta di fatto che questo decreto non può essere considerato di stampo liberale o comunque non ricade nella tradizione del partito a cui appartiene il segretario Lonfernini. Siamo di fronte a un’imposizione a lavoratori autonomi e non a operatori che godono dell’assistenzialismo dello Stato. Stiamo parlando dell’apertura serale di due ore, ma se uno rimane aperto fino alle 24 gode dei contributi oppure no? Il concetto è sbagliato. Non si può pensare di rilanciare il turismo obbligando gli operatori a stare aperti. Occorre farlo con una programmazione valida e con una politica che tenti di portare turisti nella Repubblica di San Marino. Poi sarà il libero imprenditore a decidere se gli conviene tenere aperto seguendo solo il suo libero arbitrio. Questo deve fare la politica e non entrare nelle scelte imprenditoriali. La prossima strada quale sarà? Obbligare i cittadini ad uscire di casa ed andare agli eventi. E’ una logica completamente sbagliata e irragionevole.

 

Teodoro Lonfernini, segretario di Stato al Turismo: “In questo decreto non vedo l’obbligo ma solo il rispetto delle regole. Che è completamente diverso. Io e il mio partito rappresentiamo le istituzioni, il consigliere Ciavatta e il suo Movimento rappresentano la piazza. Attraverso questo decreto chiediamo un sacrificio alle attività private, ma allo stesso modo lo chiederemo alle attività pubbliche, non con un decreto ma con circolari interne alle pubbliche amministrazioni. Invieremo una nota con cui obbligheremo o, come preferisce l’opposizione, richiederemo energicamente l’apertura di tutte le strutture pubbliche (Musei, Torri, Palazzo) perché solo lavorando tutti insieme potremo raggiungere un risultato”.

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