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San Marino, Nevio Matteini, la penna tra le “Tre Penne”

da Redazione

L’intervento di Davide Bagnaresi dell’Università di Bologna al Convegno. Oggettività, sobrietà e solennità. Sullo sfondo, Francesco Balsimelli.

 

di Davide Bagnaresi*


Dai primi decenni dell’Ottocento le guide accompagnano i viaggiatori nel loro tempo libero, illustrando mode e interpretando bisogni. Grazie a un linguaggio semplice e una facile fruizione la letteratura turistica dedicata alle città d’arte, alle stazioni climatiche o alle valli alpine ha riscosso in Europa, fino all’avvento di internet, un notevole successo di pubblico. Nel tempo esse hanno cambiato forma, struttura e linguaggio adeguandosi ai cambiamenti di un turismo partito per pochi e divenuto per quasi tutti. Le guide prodotte in Italia tra Ottocento e Novecento costituiscono delle fonti straordinarie per afferrare, attraverso apporti interdisciplinari, la ricchezza di contenuti e significati legati alla descrizione di una qualsiasi località. Le guide possono testimoniare i primi tentativi di promozione turistica di un territorio e la varietà delle offerte da questo elaborate nel tempo. In anni più recenti la letteratura turistica è progredita a tal punto da venire incontro alle più sofisticate richieste di chiunque intenda mettersi in viaggio. Frutto di lenti, ma continui mutamenti culturali, tale evoluzione ha richiesto secoli, nonché la convergenza di numerosi modelli editoriali. È soltanto con il boom economico degli anni 50-60 del Novecento che nasce definitivamente la cultura editoriale che oggi conosciamo. È questo il periodo di massimo espansione delle guide locali, quelle artigianali. Negli anni 80/90 con la proliferazione delle pubblicazioni di case editrici specializzate, la guida locale ha di fatto perso quel sentimento che l’aveva contraddistinta in passato. Nelle guide di oggi le città fanno per lo più parte di percorsi territorialmente molto ampi o tematici e la loro descrizione appare uniformata a quelle delle altre. Viene così a perdersi la storia, l’identità e la peculiarità di un territorio che, al contrario, la figura dell’autore locale aveva desiderato fare emergere. Per questo motivo scrivere una guida turistica è tutt’altro che semplice, e non importa che si tratti di un grande capoluogo o di un borgo. Bisogna decidere quali punti nello spazio dovranno diverranno parte di un itinerario che non può essere troppo complesso. Bisogna saper rendere un posto attraente, saper incuriosire e fornire – a chi non ne conosce – la storia e la cultura. Occorre fornire la giusta interpretazione non di un singolo luogo. Prima dell’avvento di internet la guida turistica era uno, forse il solo, strumento in grado di comunicare al turistica l’identità di un luogo. Gravosa era dunque la responsabilità di un autore che, necessariamente, doveva conoscere della località in questione ogni più profondo segreto. Molto più di oggi, chi in passato ha scritto una guida turistica si è posto come principale mediatore tra i luoghi descritti e i suoi visitatori. Cosa spingeva in passato un autore a compilare una guida? Tra le motivazioni più ricorrenti il desiderio di raccontare le emozioni provate durante un viaggio e, in secondo luogo, l’amore per la propria terra d’origine e la speranza che questa diventi, o rimanga, apprezzata meta di forestieri.

L’eredità da raccogliere è tra le più pesanti, quella di un personaggio importante di questa comunità, uno che davvero ha conosciuto la sua gente, amato e salvato il suo paese: Francesco Balsimelli. Ad accomunare i due autori è la completezza descrittiva, molto attenta ai dettagli storici, all’illustrazione di palazzi e musei, nonché la totale mancanza nei loro testi di richiami stereotipati. A distinguere, invece, i loro lavori la sola minor differenziazione del prodotto da parte del Matteini. Infatti, mentre infatti il Balsimelli alterna per San Marino guide storico-artistiche a opere sintetiche, le edizioni di Matteini appaiono tutte perseguire il medesimo stile linguistico e strutturale. Gli aggiornamenti nel corso dei decenni appaiono infatti limitati allo stretto necessario: segnale di una precisa esaustività e di una formula dall’ampio successo editoriale. Nelle guide di San Marino di Matteini, così come quelle di Balsimelli, non c’è spazio per stereotipi o esaltazioni forzate. Se a un primo rapido sguardo le sue opere possono sembrare – sotto un certo aspetto – severe; rileggendole e analizzandole l’impressione non cambia. Oggettività, sobrietà e solennità compongono l’immaginario definito dal Matteini per la Repubblica. Assenti rubriche inerenti a costumi, tradizioni e souvenir, la severità è confermata anche da una narrazione storica molto accurata e senza enfasi di alcun genere. La San Marino rappresentata è fortemente ancorata nel suo presente. Pochi i richiami ai balestrieri, più sentiti quelli verso una comunità industriosa, che solo qualche decennio prima ha avuto il coraggio di salvare lui e altri 100.000 rifugiati. Specchio dell’ufficialità della piccola Repubblica, le pubblicazioni hanno accompagnato dalla metà degli anni Sessanta per oltre vent’anni un flusso di turisti colto, disposto a conoscere a fondo un territorio i suoi luoghi e la sua identità.

La prima guida di San Marino di Nevio Matteini è del 1966. Vede le stampe nel pieno del boom economico: periodo in cui milioni di turisti (italiani e stranieri) salgono ogni anno le strette vie del centro storico. Per loro, dunque, cosa dovrebbe essere visto di San Marino? Secondo Nevio Matteini si direbbe tutto, a partire dalla Superstrada e poi confine, Dogana, Serravalle, Falciano, Domagnano, Torraccia, Fiorina, Sterpeto, Ca’ Giannino, Borgo Maggiore, Valdragone, S. Giovanni sotto le Penne e la Chiusa. Dall’altra parte, ai piedi della Rupe, tra i luoghi di particolare interesse che il turista non può mancare di vedere ci sono il Cimitero di Montalbo, la Casa di Felicissima, l’Oratorio di Santa Mustiola, Acquaviva, Murata, Casole, Castellaro, Fiorentino, Pennarossa, Chiesanuova, Busignano, Montegiardino, Murcia, Faetano. Giunti a porta San Francesco l’itinerario diviene ancora più dettagliato. Troppo lungo l’elenco di tutto ciò che compare entro le mura per essere interamente letto. L’illustrazione di porte, chiese, edifici pubblici e privati, monumenti commemorativi copre la pubblicazione per un totale di quasi 200 pagine.

Se ancora al turista non dovesse bastare o meglio ancora, per colui – come lo definisce lui – “che non ha fretta”, Matteini propone anche luoghi oggi perduti come nel caso del Crossodromo della Baldasserona; non turistici, come il Sacello del Santo, del Cimitero di Montalbo o, infine, luoghi distanti migliaia e migliaia di chilometri dalla Repubblica, come la San Marino nello Stato della California.

Chiudono la descrizione, come da contorno, i dettagli non geografici, quelli identitari, politici e storici: quelli per intenderci, che solitamente vengono letti dal turista, durante il viaggio verso la destinazione, prima di entrare per la porta del paese o arrivare alla sua stazione.

Dalla prima edizione del 1966 alla sesta, quella del 1982, anche la narrazione storica di San Marino non cambia. Dalle origini sino alla visita di Papa Wojtyla la storia della Repubblica è raccontata con un pizzico di orgoglio. Prendiamo la guida del 1982. In essa il racconto storico appare molto dettagliato e si sofferma particolarmente sul periodo del secondo conflitto mondiale – quello, lo si è accennato, vissuto da Matteini proprio a San Marino. La forza e il coraggio di questa piccola popolazione contro i bombardamenti e le aggressioni nemiche sono raccontate al turista con particolare enfasi, così come vengono riportate – dettagliatamente – le scuse inglesi del 1961 per l’ingiusto bombardamento. Segue poi la descrizione del difficile momento politico (e tra le righe, nascosti, i fatti di Rovereta) e infine l’allora presente, con un lunga lode di apprezzamento verso la politica sociale sammarinese che, evidenzia Matteini, garantisce assistenza sociale, farmaceutica e ospedaliera a tutti. Ma non solo, al turista desideroso di visitare il centro storico, l’autore enuncia ancora la legge pensionistica in vigore per i professionisti, i commercianti, gli artigiani e i lavoratori. Questi dettagli appartengono a quella classica serie di particolari superflui per il turista che mostrano, come si diceva all’inizio, come l’amore dell’autore verso la città che sta descrivendo lo porti a essere spesso anche imparziale.

Quell’amore che porta, in buona fede, Matteini a comunicare al turista – giunti a Faetano – che il Gruppo sportivo di Dogana, sezioni canoisti, era campione mondiale di pesca al polpo in acque dolci e che la squadra sammarinese era vicecampione, nel 1979, di pesca da natante.

Personalmente mi immagino le considerazioni dei turisti a leggere quest’ultimo passo…

Ma anche questo faceva parte della San Marino di Nevio Matteini, la San Marino che hanno conosciuto decine di migliaia di turisti.

 

* Università di Bologna

 

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