“Si tratta di locali situati all’interno di un immobile a Rovereta per una superficie commerciale complessiva di 626 metri quadrati, più 75 destinati a posti auto, entro i quali saranno insediate le imprese che parteciperanno al progetto. Il canone di locazione, previsto per la durata di cinque anni, comporterà la spesa complessiva di 250.000 euro”.
SAN MARINO – Nel dicembre scorso il Congresso di Stato ha deliberato la stipula di un contratto di locazione per la sede dell’incubatore d’impresa del Parco Scientifico Tecnologico.
Più precisamente si tratta di locali situati all’interno di un immobile a Rovereta per una superficie commerciale complessiva di 626 metri quadrati, più 75 destinati a posti auto, entro i quali saranno insediate le imprese che parteciperanno al progetto. Il canone di locazione, previsto per la durata di cinque anni, comporterà la spesa complessiva di 250.000 euro.
Nella delibera si afferma che la somma costituisce un trattamento di favore benignamente accordato allo Stato dalla società locatrice “riconoscendo l’importanza del progetto”. Fermo restando che la ragguardevole somma media di 50.000 euro annui non ci sembra proprio un atto di filantropia, soprattutto in considerazione della grave stagnazione in cui versa il mercato immobiliare sammarinese e in vista dei positivi sviluppi per la società locatrice qualora i progetti di incubazione di impresa abbiano – come tutti speriamo – successo, ci risulta che gli immobili in questione comportino un serio problema di ristrutturazione e bonifica.
Si parla infatti di tetti in eternit che, per via dei dannosissimi effetti dell’amianto sulla salute, dovranno essere bonificati con una operazione che si prefigura a costi molto pesanti a carico dello Stato.
Osservando come ancora una volta la trattativa non sia stata condotta con l’obiettivo di assicurare il massimo vantaggio alla parte pubblica, e chiedendoci se non fossero disponibili altri immobili meno problematici a fronte di una vastissima offerta immobiliare,
interroghiamo il Governo
per conoscere se risponde al vero che la copertura dei locali in questione sia in eternit e se i conseguenti costi per la rimozione e lo smaltimento del pericoloso materiale, con la conseguente bonifica dell’area, saranno a carico dello Stato e, in caso affermativo, perché non è stata individuata una soluzione alternativa meno onerosa e meno a rischio di sicurezza per la salute.
Francesca Michelotti – Sinistra Unita