Dai dati diffusi da Infocamere Movimprese ed elaborati dall’Ufficio Statistica della Provincia di Rimini, compaiono 1.441 imprese cessate nel primo trimestre 2014 rispetto alle 1.179 del primo trimestre 2013. Al tempo stesso, le nuove iscrizioni diminuiscono, passando dalle 1.051 del 2013 alle 863 del 2014(sempre considerato il medesimo intervallo di tempo). Il saldo complessivo è passato dalle 35.517 imprese attive nel primo trimestre 2013 alle 34.792. del primo trimestre 2014.
Entrando nel dettaglio, tra le attività economiche in sofferenza è ancora in evidenza il settore delle costruzioni, con 232 imprese cessate (nel primo trimestre 2013 erano 250) – sono 5.339 quelle attive rispetto alle 5.526 del primo trimestre 2013; seguono agricoltura, silvicoltura e pesca (-109 imprese), 2.684 quelle attive rispetto le 2.879 dell’omologo periodo 2013; aumenta la sofferenza del commercio all’ingrosso e al dettaglio, le riparazioni di autoveicoli e motocicli, con 484 imprese cessate e 9.073 attive (primo trimestre 2013 erano rispettivamente 314 e 9.311)..
Il manifatturiero rallenta, con -77 imprese, 2.680 quelle attive rispetto alle 2.734 del primo trimestre 2013..
Nei singoli settori appaiono anche saldi positivi, seppur con spostamenti minimi. Tra gli altri si evidenziano i settori della ristorazione e alloggi, con un saldo di 4.653 aziende attive, contro le 4.632 del primo trimestre 2013, nel settore finanziario ed assicurativo, 597 imprese attive nel primo trimestre 2014, dove nel 2013 ci si fermava a 584; sanità e assistenza sociale (150 primo trimestre 2014, 143 omologo periodo 2013),
L’estratto delle imprese iscritte come artigiane, conferma l’andamento complessivo: le imprese artigiane attive al primo trimestre 2014 sono 10.203 contro le 10.374 attive al primo trimestre 2013. Rallenta però il calo, il prime trimestre 2013 erano 458 le aziende cessate, nell’omologo periodo del 2014 sono 407.
Per L’Amministrazione Provinciale di Rimini “I dati del primo trimestre 2014 confermano la fase di difficoltà dell’economia riminese. L’incertezza del quadro complessivo nazionale resta elevata e dunque induce anche a livello locale a rimandare i nuovi progetti imprenditoriali. C’è da fare però un distinguo: i numeri non mettono in luce la dimensione dell’impresa che chiude o apre, così come gli stessi non fotografano per intero alcuni segnali positivi, specie sul fronte del commercio al dettaglio, la ristorazione, che si stanno evidenziando in alcuni centri storici delle città soprattutto costiere, con l’apertura di nuovi punti per importanti marche. Resta il fatto che, iIn linea con lo scenario recessivo nazionale ed europeo, i segnali positivi sono ancora troppo isolati per formare un quadro di ripresa solido e coerente. In qualche caso, come nell’artigianato, rallentano le cessazioni, ma ancora le nuove imprese non bilanciano il saldo finale che rimane comunque di segno meno. C’è bisogno, anzi urgenza, di misure legislative e economiche nazionali più stabili e semplici, la speranza è che le riforme allo studio e in approvazione vadano in questa direzione. Buone norme, stabili e semplici, in una direzione di semplificazione burocratica, valgono per questo ambito in particolare come, anzi più, di incentivi e sgravi fiscali, che sarebbero comunque importanti per dare fiducia a chi si vuole impegnare in ambito imprenditoriale”.