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San Marino Fixing, editoriale: il futuro del nostro aeroporto

da Redazione

Alla fine anche la Corte d’Appello di Bologna ha confermato il fallimento di Aeradria. Rigettando i due ricorsi che chiedevano la revoca della dichiarazione di fallimento, ha di fatto scritto la parola fine sulla scellerata gestione dello scalo di Rimini e San Marino.

 

di Loris Pironi

 

Alla fine anche la Corte d’Appello di Bologna ha confermato il fallimento di Aeradria. Rigettando i due ricorsi che chiedevano la revoca della dichiarazione di fallimento, ha di fatto scritto la parola fine sulla scellerata gestione dello scalo di Rimini e San Marino, non facendo di certo felici i creditori ma accelerando – forse – i tempi per la ripartenza dell’aeroporto, infrastruttura chiave per la Riviera come per il Titano. E se l’ipotesi di prolungare ancora quest’agonia con un nuovo ricorso in cassazione pare poco probabile, è sulla necessità di una ripartenza che oggi ci vogliamo concentrare.

Il problema di Aeradria è un problema universale e, per certi versi, paradossale. È possibile lasciare alla politica l’amministrazione materiale dell’economia? Il nostro caso, il caso Aeradria, è emblematico in tal senso. Cinquantasei milioni di euro di buco sono non solo una sconfitta di Aeradria, ma degli enti pubblici che ci sono dietro. Che hanno scelto i manager (ovviamente per colore politico, non possiamo pensare al merito di fronte a una simile montagna di debiti), che ne hanno avallato la gestione, anno dopo anno, fino a questo colossale pasticcio.

Adesso farà il suo corso anche la giustizia penale, ed effettivamente non crediamo di correre il rischio di cadere nel populismo se affermiamo di attendere che chi ha colpe in questa gestione paghi. Del resto le ipotesi di reato – tra cui la bancarotta fraudolenta, ma anche dissesto simulato – sono pesantissime, e troppe sono le persone o le società danneggiate.

Ma il problema è ancora più a monte. È in una gestione politica che ha scelto di sviluppare e implementare, negli anni, tre scali importanti in – evidente – concorrenza fra loro nei soli 100 chilometri dell’Emilia-Romagna, senza fare i conti con l’Aeroporto di Ancona.

È una gestione politica che ha tentato di metterci una pezza in maniera altrettanto discutibile, come dimostra l’iscrizione nel registro degli indagati di Sindaco e Presidente della Provincia di Rimini per le ormai famose lettere di patronage, mirate a ottenere finanziamenti dalle banche e a nascondere la gravità della situazione, sempre naturalmente se le accuse del Pm saranno dimostrate.

Accanto alle vicende giudiziarie, al dramma dei creditori, alle inchieste penali, c’è tutto il filone che deve riguardare la rinascita dell’Aeroporto Fellini. Se, abbiamo visto, con l’intervento del curatore fallimentare non è stato smantellato pezzo a pezzo come sostenevano i detrattori, occorre iniziare a lavorare per una nuova gestione che sia in linea con le esigenze del territorio.

Una nuova gestione magari davvero dal profilo internazionale che faccia fruttare le peculiarità di uno scalo che, grazie a San Marino, è assolutamente unico nella Penisola.

Una gestione in cui il Titano non solo sia presente, ma in cui faccia pressing per un controllo serio della governance, tale da evitare gli errori del passato.

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