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San Marino, Commissione consiliare permanente affari esteri

da Redazione

I lavori della commissione si aprono con una serie di comunicazioni del segretario di Stato per gli Affari esteri, Pasquale Valentini, cui seguono quelle di alcuni consiglieri.

Si passa poi al comma 2, l’audizione del comandante della Gendarmeria, Alessandro Gentili, sul riordino delle forze di polizia e al riferimento in merito da parte del segretario di Stato per gli Affari, Pasquale Valentini. Si apre il dibattito.

Il comandante Gentili risponde ai quesiti sollevati in Aula dai commissari. Terminata la sua audizione, Maria Luisa Berti, Ns, propone un ordine del giorno conclusivo del Comma con cui la Commissione affari esteri “impegna il governo a predisporre le modifiche normative riguardanti il funzionamento del Dipartimento di Polizia e impegna altresì il governo a dare prioritaria attuazione alla formazione del personale dei Corpi con particolare attenzione alle esigenze derivanti dagli impegni internazionali”. L’Odg viene approvato a maggioranza, con l’astensione dichiarata di Ps-Upr e Rete. Terminato il comma 2, la seduta viene sospesa momentaneamente prima di proseguire con gli altri punti all’ordine del giorno.

 

Di seguito un riassunto degli interventi

 

Comunicazioni

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “La prima comunicazione riguarda il Memorandum con l’Organizzazione mondiale del Turismo per organizzare una conferenza europea sul turismo accessibile a novembre. Ala seconda un altro Memorandum d’intesa per un meccanismo di consultazione tra la segreteria di Stato per gli Affari esteri e il ministero degli Esteri della Mongolia. Non è un impegno di accordi precisi ma una disponibilità delle parti ad attivare i canali diplomatici per eventuali intese che potranno nascere. Chiedo inoltre che il comma 7 sulla convenzione di Cape Town venga rimandato. Mancano alcuni parti nel materiale. Sull’adempimento sulla legge per la carriera diplomatica: le modifiche sull’attribuzione degli incarichi vanno comunicate alla commissione prima di avviare l’iter. Nel dipartimento Affari esteri ci sono due dirigenze vacanti, Affari giuridici e Affari europei, la seconda da giugno. In vista del negoziato con l’Europa occorre riempire i vuoti per cui comunico che agli Affari europei andrà Luca Brandi, Alessandra Albertini agli Affari giuridici. Sono le due figure di più alto grado diplomatico all’interno del dipartimento. Darò comunicazione in commissione dei passi in avanti che si fanno sul fronte del negoziato con l’Ue. Nelle nomine diplomatiche ci sono una serie di pensionamenti”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Ho inviato il 17 marzo una nota per chiedere una convocazione della commissione per discutere la riorganizzazione dei corpi di polizia, chiedendo copia dei documenti. Vorrei avere qualche informazione sul negoziato con l’Ue. Infine sulle cerimonie istituzionali pubbliche, in molti mi hanno chiamato rilevando la dicotomia con la popolazione, in particolare per le cerimonie di insediamento dei Capitani reggenti. Si potrebbero studiare forme di coinvolgimento per i bambini e sinergie con i competenti uffici turistici. Occorre riavvicinare i sammarinesi alle istituzioni. Anche noi consiglieri ci sentiamo un po’ estranei rispetto alla cerimonia”.

 

Luca Santolini, C10: “Mi unisco alle richieste del consigliere Podeschi sull’Ue e chiedo le motivazioni del ritardo nel negoziato e formazione del team. Ci sarebbe dovuto essere un confronto con tutte le forze politiche e un’opera di informazione con la popolazione”.

 

Alessandro Mancini, Ps: “Dovremmo calendarizzare le prossime sedute. Si avvicina la visita del presidente Napolitano e ne dovremmo parlare. Ci sono novità sull’incontro bilaterale tra le commissioni Esteri? Mi associo a quanto detto dai colleghi sui rapporti con l’Ue. Gradirei un riferimento per sapere lo stato di fatto dell’accordo quadro e capire quali indirizzi il governo intenda prendere. Siamo un po’ indietro”.

 

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Anch’io mi associo alla richiesta di maggiori informazioni sulla possibile entrata nello Spazio economico europeo. Il gruppo tecnico ancora non si è instaurato, anche se il governo voleva accelerare i tempi. Va condivisa la posizione che il governo vorrà intraprendere in questo percorso. Ieri si è reiterata la questua annuale a un ente. Noi siamo contrari. Lo Stato deve investire i denari con entità che siano chiare, quello che è successo ieri è molto grave. Dovremmo avere un corpo diplomatico in grado di fare incontri con personalità internazionali direttamente qui. Questo non accade. Dalla votazione di ieri esce a pezzi l’intera attività diplomatica”.

 

Marino Riccardi, presidente: “Il documento della Gendarmeria richiesto da Podeschi è stato pubblicato ed è oggi all’ordine del giorno. Sull’incontro a Roma sono d’accordo che va fatto prima della visita di Napolitano. Tramite l’ambasciata abbiamo indicato come date la prima decade di maggio, ma è molto difficile trovare momenti di comune incontro. Sono d’accordo anche sul fare un programma dei lavori. La prossima convocazione dovrebbe essere il 30 di aprile per esaminare la legge sull’editoria. In un’altra seduta discuteremo la visita del presidente italiano della Repubblica”.

 

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri, replica: “Sul negoziato con l’Ue preciso che si sta facendo tanto. Abbiamo già definito il capo negoziatore, il capo missione a Bruxelles, Antonella Benedettini; il dipartimento Affari esteri ha una sezione ad hoc che si sta incrementando dopo il pensionamento di Lea Pedini. Ci sono nove referenti di ciascun dipartimento della Pa, indicati dai segretari di Stato; ci sono consulenti, tra cui il professor Baratta; e c’è già una tabella di marcia. Ma il mandato definitivo non è ancora arrivato. La Commissione ci ha assicurato che voleva accelerare i tempi, ma le vicende politiche e le elezioni stanno procrastinando la data. Il mandato sarà dato non aprile, ma a giugno con la nuova Commissione. Il vero e proprio negoziato non potrà partire con ogni probabilità prima di settembre. Noi comunque saremo pronti alla fine di giugno a sederci al tavolo delle trattative. Ci sarà una parte istituzionale comune e dei protocolli specifici per ognuno dei tre micro Stati, magari con implementazioni secondo gradi diversi. E’ già prevista una serie di incontri con l’Austria, con Malta, e già ne sono stati fatti con Svizzera e Germania. Sulla visita di Napolitano stiamo lavorando a livello di ambasciate per avere il programma definitivo. Le ipotesi su cui si lavora sono un incontro ufficiale con la Reggenza e il Consiglio grande e generale e altri soggetti e, a lato, una delegazione del governo italiano che incontrerà una delegazione del governo sammarinese. Il Quirinale con le ambasciate e il cerimoniale sono in contatto quotidiano per definire i dettagli della visita che ha un’importanza notevole. Ho chiesto alla collega Federica Mogherini di incontrarci in maniera preliminare perché l’incontro tra le due delegazioni di governo sia sostanziale, per fare il punto sulle relazioni. Sulla partecipazione alla cerimonia della Reggenza, la dimensione internazionale sempre maggiore della Repubblica porta a un’attenzione sempre più forte delle ambasciate che chiedono di essere presenti. E’ un elemento da curare. Le ambasciate hanno vari incontri. Comunque il Consiglio grande e generale ha la priorità, anche se i consiglieri spesso non confermano la presenza. Questa sala ha 150 posti e non potere organizzare in maniera certa la presenza comporta difficoltà notevoli. Siamo sempre oltre la capienza. I cittadini possono partecipare in tante forme alla cerimonia. Ma non c’è stata una svalutazione della presenza sammarinese. Sul riordino dei corpi di polizia, il materiale è stato tutto dato. Oggi vedremo come procedere. Una prima bozza è diventata di dominio pubblico prima del confronto. Sulle votazioni di ieri non entro, ma mi sento in dovere di respingere un certo atteggiamento, a volte frequente, verso la politica estera. C’è una grande mole di attività da svolgere con risorse ridotte all’osso. Malta per esempio ha a Bruxelles 70 funzionari, noi due. Il lavoro del nostro personale è di altissima qualità. Questi temi andrebbero discussi in uno spazio dedicato”.

 

Riferimento del segretario di Stato per gli Affari esteri sulla relazione illustrativa della proposta di revisione normativa e organizzazione del Dipartimento di Polizia e relativa audizione del comandante della Gendarmeria

 

Alessandro Gentili, comandante: “Sono qui da cinque mesi e oggi posso parlare di una tematica che è stata alla base della mia scelta. La problematica affonda le sue radici nel tempo. Il primo tentativo è del 2001. Ho preparato una relazione illustrativa, sfruttando le mie esperienze, anche all’estero. Mi sono fatto un’idea precisa di come funzionano le polizie delle altre Nazioni. I corpi di polizia sono quasi sempre più di uno in quasi tutti gli Stati e sono spesso dei giocattoli con cui tutti amano giocare. E così si rompono e rimetterli in piedi è complicato. Capisco che ci si ponga il problema di un assetto più razionale. Ovunque è così. I corpi di polizia svolgono attività preventiva, che costa molto e non si vede se non quando fallisce, e attività investigativa. E’ stata diffusa una prima bozza, ma non ne sono influenzato. A San Marino ci sono tre corpi di polizia, un dipartimento di polizia, un consiglio di dipartimento e infine la figura del coordinatore. Sono stati due negli anni, entrambi con poca fortuna. Il primo non ha lasciato segni, il secondo ha dato dei contributi all’interno di una presenza burrascosa. Da tre anni la figura non c’è ed è una carenza grave. Manca l’elemento di sintesi tra i tre corpi, occorre dunque trovare una soluzione. La riforma della Pa richiama il dipartimento di Polizia istituito nel 1994 e modificato nel 1998 e ha tolto i collegamenti con i dipartimenti Interni ed Esteri. Ci sono anche problemi amministrativi, di assegnazione di fondi. Occorre mettere in funzione il dipartimento di Polizia, che ora deve non solo coordinare ma anche amministrare. La riforma va fatta lasciando ai corpi i compiti che hanno. Hanno delle specificità. Gendarmeria e Guardia di Rocca non fanno parte della funzione pubblica, la Polizia civile ha le sue peculiarità, serve omogeneizzazione ma con gradualità. Ora va messo in funzione il dipartimento di Polizia. Un corpo unico per me non è possibile, dove c’è una sola polizia la magistratura vi è assoggettata. La Gendarmeria ha dei limiti, di preparazione, ma è organizzata. L’autonomia del dipartimento di Polizia è fondamentale. Il congresso militare ha competenze che forse vanno riviste per un fatto funzionale. I comandanti dei tre corpi non hanno infatti potere disciplinare. Il congresso militare è fatto di volontari, è un organo non in linea con la tradizione occidentale. In Europa non si vuole che i militari disciplinino e governino i corpi di polizia. Questo è lo spirito con cui parlo di differenziazione delle competenze del congresso militare. Sarà la politica a definirne i modi. Alcuni funzioni amministrative devono essere in capo al dipartimento di Polizia. Nella relazione non c’è pretesa di dire alla Repubblica cosa fare. Il direttore di dipartimento, alla luce degli insuccessi dei coordinatori, deve avere delle prerogative. Nella relazione parlo di un direttore che è anche comandante della Gendarmeria, per avere la certezza che le direttive siano eseguite da almeno uno dei tre corpi. Non voglio azzerare i comandanti dei corpi, il direttore di dipartimento svolge funzioni amministrative. Per il comandante della Gendarmeria caldeggio di scegliere tra i Carabinieri perché ci sono affinità tra i due corpi e hanno una preparazione più vasta rispetto ai funzionari di Polizia. E’ ora comunque di selezionare qualche giovane laureato e formarlo: prendetene tre, mandateli a fare un corso nelle scuole di polizia italiane e tra cinque-dieci anni potrete avere comandanti sammarinesi. E’ una vostra scelta. Non è la laurea che conta, ma una formazione specifica. Il dipartimento di Polizia sarà composto da tre-quattro persone, non facenti parte dei corpi di polizia. C’è un consiglio di dipartimento. Sulla lotta al riciclaggio pensavo a un reparto interforze, si troverà una soluzione, ma va fatto. E servono formazione, tempo e soldi. Anche se il comandante nell’immediato va trovato da qualche altra parte. Anche in questo caso è una scelta. Occorre formare anche dei futuri quadri direttivi per tutti e tre i corpi. Un altro punto riguarda l’ufficio centrale nazionale Interpol: dovrebbe rientrare nel dipartimento di Polizia. Non la Protezione civile, anche se quando c’è un’emergenza scatta il problema della centrale operativa. Dovrebbe essere unificata per gestire i tre corpi. Sull’ufficio informazioni e sicurezza, San Marino tiene molto alla sua sovranità e deve avere una porta con la targa Servizi segreti. Quando non ci sono si presta il fianco a strumentalizzazioni e problemi di ogni genere. Non una mega struttura: una o due persone che facciano da referenti dei Servizi in Italia. Stabilirete voi l’autorità cui risponderanno e chi li deve dirigere. Io non chiedo uomini anche se servono, ma siamo in spending review. E’ una riforma a costo zero, non si chiedono soldi. Anch’io sono a costo zero. Ho un trattamento economico modestissimo, inferiore ai mie predecessori con cui ho posizioni molto diverse, io sono dirigente in Italia da 15 anni. Ho la mia età ed è una bella sfida. Sono disponibile ad adattare ciò che sceglierete alle normative. Sappiamo cosa si dovrebbe fare e cosa si potrebbe fare. Il punto è cosa si vuole fare”.

 

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “L’illustrazione ha dato modo di capire le preoccupazioni che hanno mosso la relazione. Il tema è la necessità di rivedere la funzionalità del dipartimento di Polizia e l’organizzazione dei corpi, alla luce delle nuove esigenze. Il riferimento del governo parte dalla funzionalità del dipartimento, il riordino dei corpi verrà di conseguenza. Il dipartimento deve fare attuazione delle politiche e curare l’ordine pubblico, deve fare coordinamento tecnico, formazione: ha un direttore e un consiglio di dipartimento. Sul direttore ci sono due proposte: nominato dal Consiglio grande e generale, su proposta del congresso di Sto, viene scelto tra i comandanti dei corpi o tra personale esterno, con attenzione al titolo di studio, alla formazione e alla esperienza. Le competenze sono di rendere operativo il consiglio di dipartimento, assolvere alle indicazioni che l’organo esecutivo dello Stato darà, adottare i provvedimenti adeguati, garantire il coordinamento dei corpi e rispondere all’esecutivo. Il consiglio di dipartimento è costituito dai comandanti e dal direttore e alle riunioni può partecipare il direttore dell’ufficio Interpol. Ne possono fare parte i due segretari di Stato competenti e ogni funzionario sia necessario convocare. Deve provvedere all’attuazione della politica, dell’ordine e della sicurezza. Il primo compito del consiglio di dipartimento è formulare ipotesi sul riordino dei corpi evitando sovrapposizioni di funzioni e un utilizzo non adeguato delle risorse. La centrale operativa unitaria, il reparto antiriciclaggio, il nucleo antifrode sono obiettivi e la formazione è essenziale, ma senza mandare personale fuori territorio. Molte competenze ora non ci sono. Occorre rivedere i regolamenti dei corpi di polizia per omogeneizzarli. Dovremo ridefinire anche i rapporti tra i corpi, il dipartimento e il congresso militare. Ci sono delle funzioni che andranno distinte e chiarite. Tutto questo è nell’ottica di rispondere a un’esigenza reale e sottolineata da 15 anni di esperienza. Mantenere tre corpi distinti e autonomi, che siano operativi ed efficaci, esige la funzionalità del dipartimento. E’ importante anche dal punto di vista internazionale”.

 

Andrea Belluzzi, Psd: “Le forze di polizia sono garanti dell’ordine democratico. Si possono approfondire alcuni temi? Le priorità in materia di formazione, le necessità sulle infrastrutture e dotazioni nel breve e medio termine, cosa va valorizzato, il carcere, le prerogative e i limiti tra chi dirige i corpi di polizia e il direttore del dipartimento”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Ci sono delle differenze tra la relazione di Gentili e quella di Valentini. Il generale è pagato? Ci sono problemi di sicurezza sui Capitani reggenti? La proposta parla di un servizio di sicurezza. San Marino è uno Stato ancora neutrale? E’ necessario un consigliere militare per la Repubblica? Nella relazione Gentili ci sono molti riferimenti alle forze dell’ordine italiane, qual è la sua idea di riorganizzazione? Nella proposta ci sono molte posizioni nuove, come si fanno a costo zero? Mancano le dotazioni tecnologiche nel documento. Servono investimenti, centrale operativa a parte? Quali sono le criticità all’interno dei corpi? Mi aspetto che alcuni fenomeni criminali si riducano quasi a zero. Sulla collaborazione internazionale ci sono dei costi. Sui servizi di intelligence quali sono le intenzioni del governo? Un servizio di controspionaggio? Il congresso militare è un’autorità rilevante, il rapporto con la Gendarmeria va tenuto in forte considerazione. A importare modelli italiani si creano delle difficoltà. Vorrei capire anche il ragionamento culturale fatto dal comandante. Ci sono molti interventi da fare. Quanto costerà questo progetto?”.

 

Alessandro Mancini, Ps: “Mi fa piacere che nella premessa il Generale abbia segnalato la pericolosità ad avere un unico corpo di polizia. Avrei preferito che prima di arrivare alla riorganizzazione del dipartimento si fosse proceduto alla revisione dei corpi e in particolare ai loro regolamenti interni. Chiedo quindi se è iniziato un lavoro di revisione del corpo della Gendarmeria, quali sono i tempi che si è dato il comandante se ci sono delle linee di indirizzo e quali, e come sarà il metodo di lavoro che il generale vorrà adottare”.

 

Federico Pedini Amati, Ps: “Prendo atto di una relazione tecnicamente ben curata. Ha elencato dei punti adattabili e che si potrebbero sviluppare nel nostro piccolo Stato in base alle sue prerogative. E’ la prima volta che mi trovo a potermi confrontare con lei, mi riservo di fare ulteriori valutazioni in futuro perché immagino che non sia questa la relazione definitiva. Immagino che siano delle linee guida sottoposte all’attenzione del governo sull’ordine di un’esperienza maturata da lei in Italia. Ci sono molte indicazioni di una volontà reale di cambiare una struttura”.

 

Denise Bronzetti, Indipendente: “La riorganizzazione delle forze di polizia è diventata urgente, questa occasione ci da l’opportunità di confrontarci direttamente evitando incomprensioni generate da fughe di notizie. Si è voluti ripartire da ciò che alcune leggi avevano già stabilito in relazione alla definizione del Dipartimento delle forze di polizia. Associandomi al quesito del collega Mancini, chiedo al comandante se, pur riconoscendo la necessità di rimettere in piedi il Dipartimento, se questo possa funzionare ancor prima di aver rivisto i regolamenti dei corpi”.

 

Marco Gatti, Pdcs: “Ringrazio il comandante per la disponibilità e per la chiarezza della relazione. Le scelte politiche devono nascere da analisi portate all’attenzione delle forze politiche stesse partendo anche da esperienze esterne. Questo consentirà alla politica di interrogarsi anche su diversi aspetti per fare le cose che servono. Per le attività di ordine pubblico, c’è bisogno di un coordinamento, altrimenti si disperdono le energie e non si riesce a controllare il territorio. Essendo anche senza confini, abbiamo bisogno di pattugliare il territorio e dare attenzione a chi passa. Il discorso dell’intelligence credo sia una necessità dello Stato, se non si dota di questi organismi siamo noi che diamo informazioni senza riceverle e mi sembra una cosa stupida. Dobbiamo fare una norma apposita, questo non è un corpo di polizia, è un’attività di prevenzione che serve al governo per capire quali fenomeni possono condizionare il nostro governo e le nostre attività economiche. E’ un tema che le forze politiche devono aggiungere al dibattito”.

 

Maria Luisa Berti, Ns: “Colgo l’occasione per esprimere apprezzamento per il lavoro svolto dal Generale e i per i suoi suggerimenti. Mi piace la dimostrazione di autorità e autorevolezza che rappresenta nel suo ruolo e l’aver colto le peculiarità del nostro essere Stato sovrano. Non ho assolutamente domande da porle, la relazione è esauriente e da indicazioni chiare e apprezzo la sua disponibilità a fermarsi di fronte alle scelte che spettano alla politica”.

 

Gian Franco Terenzi, Pdcs: “Il Generale ci ha portato informazioni importanti e valutazioni approfondite di un lavoro già svolto sul territorio memore della sua esperienza. E’ un lavoro apprezzabile e può essere inserito nel nostro contesto con tutte le osservazione che ha fatto. Questo Paese viveva una situazione di sana tranquillità, ma oggi ci sono dubbi sulla sua sicurezza. Possiamo politicamente parlando tenere conto che abbiamo una popolazione che è in apprensione per quello che sta accadendo. Ci si augura di poter avere altri momenti di confronto. La relazione mi ha soddisfatto per le indicazioni date che possono essere calate al nostro territorio”.

 

Luca Santolini, C10: “Il Generale ha fatto capire bene alla commissione le motivazioni dei contenuti della relazione. Chiedo anche io, rispetto all’ufficio deputato al rapporto con i servizi segreti, come si intende sviluppare questa sezione. Chiedo poi cosa ha lo portato a identificare nel comandante della Gendarmeria la figura del direttore di dipartimento, forse ci possono essere delle incompatibilità”.

 

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Non mi piace dalla sua relazione come è stato trattato il Congresso militare. Facendo parte della storia di San Marino deve essere in qualche modo tutelato e non esautorato della maggior parte delle sue competenze, anche se è un corpo volontario. Abbiamo fatto interpellanza parlamentare perché la sua struttura ha un costo importante, che siano eccessivi o meno non sto a sindacare, ma dire qui che lei non ha uno stipendio mi sembra un po’ una forzatura. Su tutto quello che può essere la riorganizzazione dei corpi di polizia, credo ci si debba mettere seriamente a un tavolo e contestualizzare tutte queste novità, salvaguardando San Marino”.

 

Alessandro Gentili, comandante, replica: “Le domande dei consiglieri sono la prova provata dell’attenzione a quello che ho detto e scritto. Le domande sono molte, cercherò di essere sintetico. Partiamo dal consigliere Belluzzi: I nostri corpi hanno livelli di forza essenziali, negli ultimi anni non sono stati sostituiti coloro che sono andati via. Ci vuole formazione permanente di chi è già nei ruoli, tenendo conto che non è possibile inviarli fuori per settimane. Gli organici a San Marino sono rimasti quelli di quando non succedeva nulla ma i compiti sono aumentati. Parlo per la Gendarmeria, la montagna di carte che ci affligge è immensa. Vedo la formazione di chi è già in servizio diluita nel tempo, farei piccoli corsi di formazione, si può fare ma in un quadro unitario perché per trarre delle risorse, i tre corpi possono garantire un impiego razionale delle forze sul territorio e nell’arco dell’orario giornaliero. La formazione deve essere strutturata e abbiamo bisogno di un dipartimento che possa gestire le forze, assicurare i servizi essenziali e dedicare ore all’aggiornamento. Se andremo ad assumere nuove figure troveremo il modo di farlo in Italia o anche a San Marino. Quando reclutiamo dei giovani possiamo fargli fare un corso di tre mesi nelle scuole italiane, dove imparano l’essenziale, oppure qui, ma dobbiamo comunque prepararci qualcuno che permanentemente è in grado di fare formazione. Non intravvedo una priorità infrastrutturale per nessuno dei tre corpi. Le dotazioni: si può migliorare in tutto, le dotazioni a San Marino vanno bene, c’è un problema di ponte radio, come per i cellulari, ma va bene così. Sulle intercettazioni la politica dovrà decidere. Detto da italiano, queste al momento non sono emergenze. Forse c’è più bisogno di personale che di dotazioni. Ogni forza di polizia ha delle specificità, è giusta la concorrenza tra loro. Il carcere: ho iniziato la mia carriera nei supercarceri italiani, quello di San Marino va benissimo, lo so che non risponde agli standard internazionali, ma viviamo in un contesto occidentale di emergenza carceraria, quello di San Marino dà grande dignità a chi sta dentro. Si può rifare, può essere migliorato ma non lo giudico un’emergenza. Possiamo pensare a un personale professionale, ma oggi l’esigenza non c’è. Le prerogative dei comandanti e del direttore: non c’è nessun bisogno di un direttore che tutti i giorni faccia il direttore. La gendarmeria a San Marino ha tutte le funzioni istituzionali senza togliere nulla agli altri, il capo della gendarmeria tutti i giorni farà il capo di gendarmeria e quando ci sarà bisogno farà il capo del dipartimento. Non mi sono voluto rifare al modello italiano, ma ho dovuto rifarmi a quello perché il vostro sistema è quello italiano. Consigliere Podeschi, rispondo per correttezza, spero di non aver detto di essere qui senza stipendio, ho detto invece che la riforma si fa a costo zero. Non ho potuto trattenermi dal dirlo, il mio stipendio è stato oggetto di un’interpellanza e di una serie di ‘giornalate’, mi si fa passare per miliardario. Sono ufficiale generale, dirigente da oltre 15 anni, ho preso il posto dato in passato a capitani, vengo da un trattamento italiano economico di impiego, contesto, interlocutori, alloggio di servizio nel cuore di Trastevere, mi è stato dato quanto previsto, io non ho chiesto niente. Per essere Alessandro Gentili mi state dando un trattamento economico modestissimo e sono mesi che si parla del mio trattamento economico. Altro aspetto: forse mi sono espresso male, mi sono riferito ai consiglieri militari della sicurezza che in Europa hanno i capi di Stato. Sono un generale dei carabinieri e sono un militare, ho un grado elevato, laddove necessario posso fungere da consigliere militare, posso fungere da accompagnamento. Ritengo con tutti i rispetto per i colleghi del congresso militare, se mi si chiede un parere di carattere militare io sono molto competente. E’ stato un limite nello scrivere, era un di più e se non l’avessi messo mi sarei risparmiato dei vostri interventi. Il Direttore di dipartimento non può essere un politico, è un organo amministrativo, se poi è anche comandante di un corpo sono due funzioni distinte. In Italia il capo della polizia fa il direttore di dipartimento per 7 anni. Se fossero politici avrebbero perso il posto dopo poco. Mi si diceva i costi: un ufficio legale serve, se poi il funzionario amministrativo che proviene dal pubblico impiego fosse un legale, non guasterebbe per dare un supporto legale. Ufficio informazione-sicurezza lo vedo come una cosa piccolissima, embrionale. Negli altri Stati, l’attività viene fatta nelle sedi diplomatiche. A noi servono un paio di persone che siano referenti ufficiali di chi fa lo stesso mestiere in Italia e negli altri Paesi. La criticità dei corpi: i corpi hanno dei regolamenti che vanno bene, non pensiamo di rivoluzionarli. Collaborazione internazionale: speriamo di avere presto accesso diretto alle banche dati italiane, ma quando chiamiamo alle centrali di Rimini o Pesaro le informazioni ce le danno. Congresso militare: non metto in dubbio la sua professionalità, mi è stato chiesto una relazione illustrativa e ho detto che in Europa siamo stati costretti a separare le realtà militari dalla polizia, perché l’Europa ce lo chiede. Poi è un problema il fatto che un comandante non ha facoltà disciplinari, io posso solo ammonire i gendarmi. Io non sto dicendo di togliere tutto, ma di dare a Cesare quello che è di Cesare, ridando il comando gerarchico. Il congresso militare gestisca i corpi militari. Comunque decidete voi. Consigliere Mancini: la revisione dei corpi è una cosa complessa, penso si possa fare seduti attorno a un tavolo, non ognuno per conto suo. Prima occorre far funzionare il dipartimento, poi attraverso il consiglio di dipartimento e il contatto con i segretari di Stato si potrà arrivare ai regolamenti. Ciò che conta è fare in modo che i tre corpi lavorino in modo razionale e che coprano tutto il territorio. Le linee di indirizzo: sono il comandante di 15 unità operative differenti, nessun dirigente riesce a gestirle in modo realistico. E’ impensabile, ho bisogno di una struttura a costo zero, di un vicecomandante cui delegare delle funzioni. La polizia giudiziaria la devono fare i marescialli, i miei colleghi hanno perso il posto per questioni di polizia giudiziaria, in tutto il mondo le indagini le fanno gli ispettori o i marescialli. Un prefetto o un questore in Italia mi deve considerare alla pari. Se devo trattare per accordi devo essere credibile. A chi far il direttore di dipartimento dovete dare il rango che gli compete. Consigliere Gatti: è vero che non ci dobbiamo rifare ai problemi dell’Italia, sono il primo a dirlo, le criminalità organizzate italiane hanno invaso la riviera romagnola 40 anni fa, era inevitabile arrivassero a San Marino. Quella è una criminalità perfidissima e intelligentissima, distinguere il colletto bianco dal criminale è complesso. Il controllo del territorio è la cosa più importante, è un servizio preventivo che costa molto ed è molto impegnativo. Consigliere Terenzi: il problema dei furti è un problema grosso, ma ne parlo in termini di non allarme. E’ un problema endemico, è aumentato a San Marino dove ci sono periodicamente ondate che noi affrontiamo. A Santolini, Bronzetti ho già risposto. Ribadisco la funzione di direttore di dipartimento non è permanente. A Zeppa, su accentramento di poteri, ho spiegato, il costo zero pure, e per la visione militaresca, è quella che ho”.

 

Marino Riccardi, presidente: “Ringrazio in generale per il suo contributo, per i chiarimenti e il lavoro svolto”.

 

Alessandro Mancini, Ps: “Vorrei capire come si procederà ora dopo la relazione del comandante”.

 

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Per poter dar seguito ai diversi aspetti contenuti nella relazione, è necessario che i tre corpi dialoghino tra di loro e sia possibile valutare le direttive operative. C’è un’esigenza amministrativa, nel caso specifico, come segreteria cerchiamo di sopperire alla gestione dei tre corpi per le funzioni amministrative. Direi che è necessario uscire dalla commissione con un input operativo. Sull’ipotesi di un servizio di intelligence: è un problema dell’autonomia della sovranità dello Stato e ora che ci imbarchiamo con l’accordo Ue, dall’esterno chiedo di essere letti con i parametri con cui sono letti gli altri Paesi. Non possiamo affidarci ad autorità degli altri Paesi, è un’esigenza nel passaggio di internazionalizzazione. Chiederei a tutti i gruppi consiliari come concludere questo dibattito con un mandato preciso”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Sono curioso su come volete procedere, c’è una delibera che affida al comandante la proposta di riorganizzazione dei corpi. Se ci sono atti normativi urgenti che si possono dirimere con delibera, per esempio sulla centrale operativa, è un atto che si può fare con legge o con atto del congresso? E poi se l’internazionalizzazione è oggi avere una intelligence forse ci muoviamo tardi, non abbiamo nessun tipo di organo”.

 

Maria Luisa Berti, Ns: “Dal documento del segretario emergono le priorità di intervento, attuare subito la costituzione del dipartimento di polizia, su questa finalità, è chiara la condivisione di tutti. Come maggioranza riterrei utile che il documento del segretario fosse recepito dall’odg della Commissione per dare input operativo affinché si avvii al più presto il dipartimento di polizia. Con questo proposito avremo predisposto un odg che sottoponiamo ai commissari, che recita la “Commissione affari esteri, preso atto della Relazione illustrativa della proposta di revisione normativa e organizzativa del Dipartimento di Polizia formulata dal generale Gentili, sentito il riferimento svolto a nome del governo del segretario di Stato per gli Affari esteri, alla luce delle osservazioni e precisazioni emerse nel dibattito che ne è seguito, esprime condivisione per gli orientamenti espressi dal congresso di Stato che riassumono le esigenze di maggiore funzionalità del Dipartimento di Polizia; impegna il governo a predisporre le modifiche normative riguardanti il funzionamento del Dipartimento stesso; impegna altresì il governo a dare prioritaria attuazione alla formazione del personale dei Corpi con particolare attenzione alle esigenze derivanti dagli impegni internazionali”.

 

Marco Podeschi, Upr: “Noi ci asterremmo dal voto all’odg, il congresso ha già la facoltà di fare delibere, gli argomenti in gioco sono tanti. Upr e Ps non propongono modifiche e data l’importanza dell’argomento in gioco mantengono una posizione di attesa e attendono il confronto per ogni provvedimento successivo”.

 

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Ricalco la posizione presa dal consigliere Podeschi, il mio voto di astensione all’odg è per non avere un aspetto cooperativo su prerogative che spettano al governo. Mi auguro ci sia un clima collaborativo poi perché di carne a fuoco ce n’è tanta. L’astensione non significa la non volontà di cooperare negli step successivi”.

 

L’ordine del giorno viene approvato a maggioranza

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