Home FixingFixing “Sono affezionata a queste finestre medioevali”

“Sono affezionata a queste finestre medioevali”

da Redazione

L’orazione ufficiale che Gae Aulenti tenne nel 1993 in occasione dell’insediamento degli Eccellentissimi Capitani Reggenti Berti e Andreoli: un’analisi dettagliata del ruolo che doveva assumere, dopo i lavori che lei stessa firmò, Palazzo Pubblico.

 

di Alessandro Carli

 

Esiste una corposa e piuttosto interessante letteratura, all’interno del capitolo delle orazioni ufficiali per l’insediamento degli Eccellentissimi Capitani Reggenti, che affonda le sue radici nelle notti dei tempi. L’orazione ufficiale viene tenuta da una personalità del mondo della scienza, della cultura, della politica, della storia, di rilevanza internazionale.

Così, col succedersi dei secoli, ogni semestre (il 1° aprile si è aperto quello che vedrà Luca Beccari e Valeria Ciavatta), la comunità del Titano si affaccia sul mondo attraverso la prospettiva di chi ha alte competenze e responsabilità su specifici temi che interessano l’umanità intera.

Come si diceva, la letteratura delle orazioni tenute nei decenni è davvero vasta, e vede annovera nomi ampiamente conosciuti: Carlo Bo, magnifico Rettore dell’Università di Urbino (1963), ma anche Sergio Zavoli, Umberto Eco, Giovanni Spadolini, Rita Levi-Montalcini, Renato Dulbecco, Vittorio Feltri, Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Gae Aulenti.

Iniziamo, da questo numero di San Marino Fixing, un percorso filologico di recupero delle parole. A partire da quello che l’archistar Gae Aulenti – suo il Museo d’Orsay di Parigi ma anche i lavori di ristrutturazione di Palazzo Pubblico a San Marino e oggi ancora sul Titano con una sedia disegnata per la Kartell, in mostra a Palazzo SUMS – tenne il 1° ottobre del 1993 per l’ingresso di Gian Luigi Berti e Paride Andreoli.

L’oggetto dell’orazione, come era facile intuire, è fu l’edificio Palazzo Pubblico: la sua storia, la sua importanza, i lavori che la Aulenti firmò, il ruolo istituzionale, le trasformazioni e la necessità di rendere funzionali i lavori del Consiglio, creando due nuovi sistemi di collegamenti verticali. Delicata la chiusura dell’orazione: un omaggio alla luce, elemento di straordonaria importanza per tutte le forme d’arte (fotografia, per esempio, significa “disegnare con la luce”). L’archistar, parlando delle luce, disse: “Vorrei cercare di convincere che sono così ‘affezionata’ a queste finestre ‘medievali’, spiegando che nel disegno dei nuovi serramenti abbiamo progettato un secondo telaio che ci permetterà di mantenere i vetri montati come quinte interne che si possono aprire ad anta per far sì che attraverso la trasparenza dei vetri dei nuovi serramenti entri all’interno del Palazzo il vostro splendido paesaggio che si estende dal Montefeltro al mare”.

 

“E’ con senso di curiosità e celato pudore, ma con una sensazione di felicità per questo grande onore che mi è stato riservato oggi che mi accingo ad assolvere il mio compito di pronunciare l’orazione per l’insediamento dei Capitani Reggenti. San Marino ha origine nel primo millennio d. C., dove la prima comunità si insedia presumibilmente sull’estremità nord-est del monte Titano. Ordinatosi Comune nel XI secolo, il nucleo si fortifica con mura e una rocca, assumendo per tutto il medioevo il carattere di baluardo di difesa inespugnabile. Oggi si leggono tre cinte di mura, l’ultima delle quali, completata nella seconda metà del Cinquecento, definirà per quattro secoli i confini della città. Il ruolo di centro amministrativo, politico, militare e religioso, ha i suoi riferimenti architettonici nelle fortificazioni con le rocche, nella Basilica del Santo, nella Pieve e nel Palazzo Pubblico che, rifatto alla fine del secolo scorso ‘in purissimo stile comunale’, conferma una identità volutamente legata alla tradizione. La localizzazione dell’edificio è nel cuore stesso della vita repubblicana, localizzazione che da secoli è sede dell’Eccellentissima Reggenza e del Consiglio Grande e Generale, quindi simboli di quell’indipendenza e di quella democrazia che hanno presieduto alla costituzione della Repubblica di San Marino, la Repubblica più antica del mondo. Il primo Palazzo fu costruito verso la fine del 1300 come Domus Magna Comunis e rimaneggiato più volte verso la metà del ‘500 per le precarie condizioni statiche che ne minacciavano la solidità della struttura. Il Palazzo vecchio venne abbattuto per far posto all’attuale, dopo lunghi anni di dibattiti. Il disegno attuale lo si deve all’architetto romano Francesco Azzurri, presidente dell’accademia di San Luca, e la nuova costruzione ebbe inizio nel 1884 per terminare dieci anni più tardi nel settembre del 1894. Dagli atti del Consiglio del 16 aprile si legge che l’architetto Azzurri, presentando i disegni per il nuovo Palazzo, accompagnò questi con la seguente relazione: “Quando il sottoscritto ebbe l’onorevole incarico di delineare la Residenza del Governo della Serenissima Repubblica di San Marino, ha domandato a se stesso se doveva adottare uno stile moderno ovvero uno stile che rammentasse l’antico del decimosecondo o decimo terzo secolo… ebbene, il sottoscritto ha voluto nella esterne e interna fisionomia del Palazzo, esprimere il passato glorioso della Repubblica, la sua invarietà, la sua antichità, la sua affermazione moderna. Dunque l’architettura deve nei suoi edifici esprimere a chi la guarda, che essa mantiene invariabilmente l’antico carattere come mantiene inviolabilmente le sue antiche istituzioni. Con una moderna architettura si sarebbe posta al di sotto anche delle altre città italiane le quali, benché un giorno trasformate, e oggi poi formino parte della grande Nazione, pure, gelosissime, hanno conservato sempre e conservano per la residenza del Comune i loro antichi Palazzi, e rispettano la loro integrità. Questo è quanto il sottoscritto ha creduto esporre alle Eccellenze Loro a discarico del proprio ufficio’. L’eventi venne celebrato con un’orazione ufficiale di Giosuè Carducci ed una emissione commemorativa di francobolli, che è una delle prime in Europa, ed è la prima al mondo che venne pubblicizzata presso la stampa filatelica mondiale. Il Palazzo, edificato con pietra estratta dal monte Titano, è ricco di emblemi, pietre marmi, lapidi e iscrizioni, bronzi, bracci e fanali che ne ornano la facciata, sostenuta da grandi arcate a sesto acuto che appoggiano su pilastri ottagonali. Ma bisogna ricordare che la prolusione di Francesco Azzurri non giustificava unicamente una propria scelta ideologica, letteraria ed estetica per il Palazzo, ma che questa posizione era molto diffusa nella cultura italiana di quel periodo, che considerava il ‘revival’ degli stili del passato come una componente necessaria alla composizione architettonica. Oggi questo Palazzo ha bisogno di una revisione funzionale, necessaria ai nuovi comportamenti e alle nuove modalità di lavoro. Quindi interrogarsi o meno sul pensiero di una scientificità del restauro di questo edificio è una questione poco importante, addirittura banale, perché impostare il problema in nome della logica della scienza significa sottrarsi alla logica dell’edificio che debbiamo esaminare, e per me è chiaro che ogni progetto di architettura si costituisce come forma di interpretazione di un luogo specifico, di un edificio specifico. E’ per questo che la parola ‘restauro’ entra molto poco nel mio pensiero generale, anche se di restauro di alcune piccole parti qui ci dobbiamo occupare. Il compito che mi è stato assegnato dal Congresso di Stato è stato quello di fare un progetto di adeguamento dell’edificio, allo scopo di renderlo idoneo alle mutate richieste di esercizio delle attività istituzionali. Naturalmente io credo che, malgrado i valori architettonici del Palazzo non siano così forti da vincolarlo completamente, malgrado la sua immagine neogotica ottocentesca sia caratteristica di un periodo che si esprimeva con una architettura eclettica, sono convinta che, come luogo della memoria storica di tutti i sammarinesi, fosse giusto fare un intervento molto contenuto e controllato, al fine di raggiungere il massimo livello di funzionalità, insieme a un uso più contemporaneo di questi spazi. I principi messi a punto con l’apposita Commissione tecnica si possono riassumere in cinque punti: rendere funzionali i lavori del Consiglio Grande e Generale, in rapporto ali ritmi e alle esigenze attuali; reperire spazi per le riunioni e le attività di consultazione e di studio del gruppi consiliari, individuando nuove sedi per le riunioni degli organismi presieduti dall’Eccellentissima Reggenza: Congresso di Stato e Consiglio dei XII; realizzare una sede di alta dignità per l’Eccellentissima Reggenza; adeguare il Palazzo agli standard di sicurezza attuali, fornendolo di servizi oggi inesistenti e migliorando quelli presenti. In termini architettonici, il progetto si caratterizza con una serie di interventi:

 

1 – Creazione di due nuovi sistemi di collegamenti verticali del Palazzo. Verso la cava dei Balestrieri viene progettata una nuova scala, in pietra di San Marino, e un ascensore, che collegano i sette piani dell’edificio. Verso Piazza della Libertà viene progettata una nuova scala, sempre in pietra.

 

2 – Ricavare un terzo piano interrato per nuovi archivi e impianti tecnici.

 

3 – Ritrovare a tutti i livelli del Palazzo diverse sale riunioni destinate alle Commissioni Parlamentari, ai Gruppi Consiliari, al Congresso di Stato e al Consiglio del XII, necessarie allo svolgimento delle attività di Governo. Ma il tema più importante e anche il più dibattuto di questo progetto è stato la riorganizzazione del Consiglio Grande e Generale. Per poter collegare il nuovo sistema verticale abbiamo dovuto progettare un piccolo ponte che scavalca lo scalone d’onore e introduce alla Sala del Consiglio Grande e Generale. Questa struttura di ferro e pietra, che ci permette di rendere indipendente la Sala dei XII, va interpretata come un elemento che abbia la capacità di rappresentare la connessione tra vecchio e nuovo, tema che si ripropone anche nell’allestimento di questa sala. Mantenendo l’attuale disposizione perimetrale tramandata dalla tradizione, ma dovendo dotare la sala di una apparecchiatura elettronica adeguata, il nuovo allestimento è stato progettato come atto di continuità col passato, ma anche con una continuità verso il futuro.

 

Abbiamo lavorato in maniera corretta, io credo, operando razionalmente nella nuova distribuzione degli spazi, intervenendo per ottimizzare, nello spazio esistente, il problema della sicurezza e degli handicappati, abbiamo dato nuovi allestimenti ai locali di rappresentanza e di lavoro, ricercando un carattere più contemporaneo, ma sempre strutturalmente aderente alla figura del Palazzo. Naturalmente il progetto prevede un totale rifacimento degli impianti tecnici e del sistema di illuminazione interno ed esterno e abbiamo disegnato appositamente gli apparecchi di illuminazione per questo edificio. E a proposito di luce, vorrei cercare di convincere che sono così ‘affezionata’ a queste finestre ‘medievali’, spiegando che nel disegno dei nuovi serramenti abbiamo progettato un secondo telaio che ci permetterà di mantenere i vetri montati come quinte interne che si possono aprire ad anta per far sì che attraverso la trasparenza dei vetri dei nuovi serramenti entri all’interno del Palazzo il vostro splendido paesaggio che si estende dal Montefeltro al mare. Anche questo paesaggio appartiene alla Repubblica di San Marino, alla sua storia, al suo presente e al suo futuro”.

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